la robinia
18 Aprile 2010 Share

la robinia

 

                 Dalla fine di aprile e durante tutto il mese di maggio una bianca e imponente fioritura denuncia subito agli occhi dei passanti la presenza della robinia (Robinia pseudoacacia L.). Per il suo aspetto molto simile a quello delle acacie, la robinia viene spesso indicata proprio con il nome di acacia (gaggia in alcune località, ’a càgg’ne nel nostro dialetto). Il nome del genere, Robinia, le è stato dato invece, in onore del botanico Robin che per primo la seminò in Francia. Originaria dell’America settentrionale, fu importata appunto in Francia nel 1601.

La robinia è molto diffusa allo stato spontaneo, ai margini dei boschi (raramente all’interno perché non ama l’ombra) e sulle scarpate delle strade dove, grazie al suo grande apparato radicale, alla notevole attività pollonifera che la fa espandere facilmente e alla sua rapida crescita, viene appositamente impiantata per la stabilizzazione e il consolidamento di zone franose.

Tutta la pianta, ma soprattutto i rami giovani sono provvisti di forti e aguzze spine; forse per questo motivo la robinia è l’albero preferito dalle gazze per la costruzione dei loro cespugliosi e impenetrabili nidi.

La robinia può raggiungere un’altezza di oltre 20-25 metri e dal suo fusto rugoso si ricava un legno molto duro, di apprezzate qualità perché resistente alle sollecitazioni meccaniche e all’umidità. Si sconsiglia però di ripararsi, durante un temporale, sotto la robinia, perché la sua corteccia, molto corrugata, forma dei canali di acqua lungo il tronco, che potrebbero attirare i fulmini. Con il legno è possibile ottenere pali per recinzioni, manici di attrezzi vari, doghe per botti, altri piccoli oggetti e recentemente anche parquets. Il legno di robinia e i suoi fiori venivano inoltre utilizzati, in passato, per colorare di giallo tessuti e lana.

I fiori della robinia, deliziosi e profumati, sono l’unica parte commestibile della pianta; si possono consumare anche crudi. Si raccolgono a grappoli interi, preferibilmente prima della loro apertura. Prima di iniziare la raccolta dei fiori bisogna munirsi di un sacchetto di rete di plastica, del tipo di quelli usati per le arance, che consente la circolazione dell’aria e l’uscita di eventuali insetti durante il trasporto. Nelle minestre, il fiore rimane integro e visibile, tanto da garantire un ottimo risultato dal punto di vista estetico. I fiori si usano anche per fare delle insalate, frittate, frittelle o     pancake. Se si preferiscono crudi, come nell’insalata, si consiglia di scartarne il calice, verde, e di usare solo i fiori in boccio o appena aperti. I fiori della robinia possono essere surgelati in sacchetti di plastica chiusi e consumati successivamente in minestre o frittate, visto che crudi, una volta scongelati, perdono la consistenza e l’aspetto dei fiori freschi.

In fitoterapia i fiori vengono impiegati contro gli spasmi gastrici ed intestinali, contro la gastrite, l’acidità e l’ulcera. La corteccia dei rami giovani, in passato, è stata usata efficacemente contro le febbri malariche. Si consiglia tuttavia di iniziare a consumare pochi fiori per volta (pare che se consumati in eccesso possano provocare mal di testa).

 Dai fiori si ricavano infine un miele molto pregiato e gustoso, fluido e di lenta zuccherificazione e un’essenza usata soprattutto per profumare i saponi.

Sembra che gli indiani d’America utilizzassero anche i semi cotti della robinia come alimento. Le sostanze tossiche contenute nei semi, simili a quelle delle lenticchie e dei fagioli (ricordiamo che la robinia appartiene alla stessa famiglia delle leguminose) si degradano proprio con la cottura. Da citare anche l’impiego dei semi torrefatti come surrogato del caffé.

Per concludere qualche consiglio per l’impiego in cucina:

– per soddisfare l’occhio, il naso e la gola nella preparazione dell’insalata miscelare i fiori di robinia con altre piante di stagione; volendo, essi si possono aggiungere anche alla macedonia;

– se si vuole invece preparare una frittata, aggiungere i fiori alle uova sbattute all’ultimo minuto perché così rimangono integri, freschi e profumati;

– per arricchire una minestra, aggiungere i fiori 2-3 minuti prima di spegnere il fuoco, per non scuocerli;

è possibile preparare anche un liquore, sfruttando la fragranza dei fiori e lasciandone macerare qualche cucchiaio in un litro di alcol. Dopo un mese, filtrare e diluire con acqua e zucchero a piacere.

Frittelle di robinia

Ingredienti:

una manciata di fiori freschi di robinia; 200-300 grammi di farina; un uovo; sale, latte, acqua, olio per friggere.

Preparazione:

aprite una cavità al centro della farina e versatevi l’uovo, due o tre pizzichi di sale e qualche cucchiaio di latte. Miscelate il tutto aggiungendo acqua, se necessario, fino a formare una pastella densa ma fluida. Preparate l’olio bollente in una padella. A questo punto potete procedere in due modi: intingete le infiorescenze intere nella pastella, tenendole per il peduncolo e, velocemente, ponetele nell’olio bollente fino a che divengono dorate o ambrate. In questo modo si preparano delle frittelle col “manico” che hanno la forma del grappolo e sono esteticamente molto gradevoli, ma raccolgono più olio. In alternativa separate i fiori dal peduncolo per miscelarli nella ciotola con la pastella. Poi prelevate delle cucchiaiate di pastella e friggete. Così le frittelle hanno una forma più regolare e raccolgono meno olio. Inoltre i fiori all’interno rimangono più crudi e quindi profumati.

In entrambi i casi, le frittelle così preparate si possono servire calde e salate oppure dolcificate cospargendole con zucchero a velo o miele.

 

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