la speranza per compagna
31 Dicembre 2010 Share

la speranza per compagna

 

La fine di un anno e l’inizio di un altro (che sia poi veramente “nuovo” questo anno è tutto da verificare) comporta spesso un momento di riflessione e di sguardo aperto verso quello che noi chiamiamo “futuro”. Questo guardare, io credo, ci permette di mettere in evidenza il nostro umano e profondo smarrimento per la caduta di ogni speranza.

In dicembre è stato pubblicato il 44° Rapporto del Censis sulla società italiana. Si tratta di un documento ricco di dati statistici inconfutabili nel quale, fra molte notizie, emerge la descrizione della nostra comunità civile quale società demoralizzata, stanca e disillusa, senza desideri e per questo, incapace di rinnovarsi e di crescere. “… si vive senza norma – si legge nel rapporto Censis – quasi senza individuabili confini della normalità, per cui tutto nella mente dei singoli è aleatorio vagabondaggio, non capace di riferirsi ad un solido basamento …”. E noi affermiamo che stiamo vivendo in una società egoista, incapace di scrutare i grandi orizzonti culturali, privi di desiderio.

Scrive il prof. Paolo Naso, Università La Sapienza Roma, “…La causa di questa deriva? Per il Censis è soprattutto la mancanza di desiderio, il frutto di una società che aumentando a dismisura l’offerta di ogni bene e di ogni esperienza, ci ha privato della fatica e della gioia di cercare di ottenere qualcosa che ancora non abbiamo. Oggi fatichiamo a capire ciò che desideriamo davvero e ci accontentiamo di inseguire ciò che i messaggi più potenti e penetranti ci fanno apparire come il bene più alto che appaga le nostre voglie e rassicura la nostra ansia di piena, assoluta, incondizionata integrazione.

Se questa diagnosi è esatta (e lo è perché avallata da dati statistici), quale può essere la terapia? Pongo la questione alle nostre comunità di fede, alle chiese cristiane in particolare, perché esse hanno ricevuto dal loro Signore un mandato particolare: essere la luce del modo.

Non si tratta di pretendere di avere un ruolo esclusivo, ma un compito responsabile e, direi, anche urgente. Attendere che “deve passare la notte”, come affermava Eduardo in una sua famosa opera teatrale, non credo sia saggio. La notte non passa e il dramma rimane. La gente soffre, è disillusa, vive senza speranza. Forse è simile all’immagine evangelica ricordata da Gesù: Vedendo le folle, ne ebbe compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore. (Matteo 9,36)

Quale oggi la terapia, ripeto, da offrire alla nostra società proprio come cristiani? La risposta è racchiusa in una semplice parola, molto profana, non esclusiva della religione: speranza! Essa rimanda alla fiducia di un cambiamento possibile ed è uno sguardo alto sulle cose del mondo che ci può dare la forza di immaginare un’Italia migliore.

Ma per il cristiano, come ha scritto un grande credente dei nostri giorni, “…la speranza cresce là dove c’è il non senso, dove c’è il deserto, dove c’è un mondo che si sa condannato alla morte…la speranza è attendere la rivelazione dei figli di Dio…” (Carlo Maria Martini, Dizionario spirituale). Oggi vi è questa particolare attesa, non che passi la notte, neppure che debba arrivare “baffone”, né che il nuovo anno porterà frutti gustosi di vero bene. Piuttosto vi è attesa dell’azione dei credenti, sia per fare luce nelle tenebre di imbrogli, menzogne, illegalità che hanno ucciso ogni desiderio e ogni passione, sia per indicare un futuro ove pace e giustizia si incontrano costruendo “shalom”, il ben-essere quale vera vita per i molti.

Sapranno (sapremo) i cristiani rispondere a questa attesa prima che giunga la notte della disperazione? Io sono certo che la luce abbia già vinto le tenebre e sono certo che i cristiani siano in cammino per raggiungere i disperati del nostro tempo, i minimi della terra che hanno lasciato nel passato ogni passione e ogni … speranza. Io sono certo che molti abbiano oggi una nuova passione per la libertà, per la giustizia, per la difesa della dignità dei minimi, per una economia senza emarginazione, per una terra rispettata e difesa per produca quanto di bene è utile ai molti. Io sono certo che i cristiani non si rinchiuderanno nelle loro belle chiese, né saranno soddisfatti delle loro liturgie, né si accontenteranno di parlare di pace, ma che siano in cammino per donare speranza!☺

  g.anziani@libero.it

 

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