Acqua sfrattata
29 Aprile 2017
La Fonte (351 articles)
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Acqua sfrattata

A Roma la famosa sede del forum dei movimenti per l’acqua è stata sottoposta ai sigilli dalla polizia municipale perché la Corte dei Conti ha imposto al comune di Roma la “valorizzazione del patrimonio immobiliare ed il recupero delle aree occupate”. La giunta Raggi non ha opposto resistenza, non ha individuato una sede alternativa ed ha fortemente sottovalutato l’attivismo civico italiano ed in particolare un movimento che ha dieci anni di impegno e vittorie senza precedenti. Un movimento radicato in Italia che ha portato alla storica vittoria del referendum contro la privatizzazione dell’acqua. I sigilli non sono stati posti perché l’attività sia contraria alla legge, ma perché lo stabile occupato, che era stato abbandonato dalle istituzioni, era diventato spazio di sperimentazione di una democrazia dal basso la quale evidentemente conta poco rispetto al criterio supremo di una malintesa “legalità”. Il disinteresse della politica “alta” romana guidata dal M5S ha qualcosa di sinistro, se si considera che proprio una delle stelle era la ri-pubbliciz- zazione dell’acqua. Laddove le precedenti amministrazioni non sono riuscite i pentastellati hanno “vinto”.
Una mia amica del M5S me lo aveva preannunciato a proposito della Raggi e del suo raggio magico: sono legalisti! Per noi, privi di sede in una città caotica senza spazi civici, dove i cittadini hanno deciso di vivere assieme e confrontarsi prendendosi quello che puntualmente viene loro negato, immaginando che incontrandosi, dialogando e ascoltando si possa incidere sulla realtà, quella sede aveva un grande valore simbolico, storico, politico. Averci negato la possibilità di incontrarci è tagliare alla base la democrazia. La loro democrazia virtuale soppianta la democrazia umana, fatta di incontri e di volti. Ho imparato tante cose in quella sede ed ho conosciuto autentici cittadini resistenti e pensanti.
L’acqua è stata sfrattata? Si direbbe di sì e non solo a livello nazionale. In Molise, ad esempio, come in tutto il sud Italia, l’acqua fa gola alle grandi imprese come Acea e la politica è prona nel concedere addirittura la possibilità di acquisire le fonti. Nonostante alcuni piccoli comuni ribelli si siano frapposti alla legge istitutiva dell’Egam (Ente di Governo dell’Ambito del Molise per il Servizio Idrico) per irregolarità nella procedura, ricorrendo al Tar ed ottenendo una vittoria insperata, l’attuale governo regionale è intenzionato a riproporre una legge non dissimile. Superando i vizi procedurali, ma senza prevedere l’accoglimento delle richieste del forum dell’acqua molisano e di Libera, che a più riprese, insieme ai comuni ribelli, ha chiesto che vi sia la conservazione delle peculiarità gestionali in economia e che le fonti restino ai comuni in gestione e non solo in proprietà formale. Inoltre i movimenti propongono che sia l’azienda speciale Molise Acque a gestire l’acqua del territorio, adeguatamente modificata nella direzione di una gestione anche del servizio idrico integrato (SII) e nell’ottica di una organizzazione pubblica e partecipata. La regione, e la commissione incaricata di proporre al consiglio un testo alternativo, pensano di essere scaltri ed hanno escluso che Molise Acqua possa gestire il SII, ma in più hanno deciso che possa essere messa a gara la gestione del SII di tutta la regione. Questo apre le porte al mercato ed esautora i piccoli comuni, proprietari di fonti proprie e coloro che vorranno continuare con una gestione in economia, ma soprattutto svende al miglior offerente l’oro del Molise. Sostanzialmente, se si vuole che l’acqua venga privatizzata, non c’è che da procedere proprio nella direzione voluta dalla regione: fare un pacco unico e poi chiedere, chi la vuole gestire? Gli unici che potranno farlo saranno i grandi gruppi. Inoltre se si vuole affermare che la gestione resterà pubblica non si può non considerare che realtà pubbliche già esistenti, ma adeguatamente modificate, siano l’unica garanzia.
Insomma è sconcertante che rappresentanti pubblici siano i primi a diffidare della macchina pubblica a tal punto da non considerare neanche l’idea che essa possa essere migliorata. Essi hanno una visione privatistica e neoliberista della società tale per cui sia opportuno solo trasferire i concetti dell’economia privata al pubblico e continuare però a prendersi soldi pubblici.
Questo è il punto: segmenti economici privati e collusi con oscuri poteri si sono impossessati della politica e impongono la loro idea repressiva nei confronti di una cittadinanza confusa. Il Pd e il M5S, almeno quello romano, ma anche quello di Torino, rispondono a questi poteri e vengono usati dall’economia e dalla finanza per partecipare allo “spettacolo” e convincere il popolo che ci sia una parvenza di democrazia.
Occorre prendere le distanze da questi brutali atti di intimidazione che si nascondono dietro semplici applicazioni della legge. La storia dimostra che negare gli spazi e sgombrare i cittadini che si organizzano, e badate bene senza individuare sedi alternative, e lasciandoli letteralmente per strada, porta alla morte della democrazia. Chi potrà più parlare di questo alto valore morale se rifiuta, sgombera, distrugge la sostanza del suo vero contenuto?

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