Le mani sulla città
13 Settembre 2023
laFonteTV (3199 articles)
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Le mani sulla città

Pochi giorni fa è finalmente arrivata l’attesa sentenza della Corte Costituzionale che ha dichiarato illegittime le ripetute proroghe del Piano Casa della Regione Molise, come aveva fatto con quelli di altre regioni; ciò ha cancellato le sciagurate norme che per anni hanno consentito di cementificare impunemente, ampliare a dismisura le cubature autorizzate, scavalcare qualsiasi piano regolatore e tutela paesaggistica, azzerare di fatto gli oneri urbanistici causando gravi perdite finanziarie ai comuni.
L’assalto al bene comune suolo perpetrato in questi anni è stato devastante, ha imbruttito le nostre città e arricchito i privati a danno dell’interesse pubblico. Anche negli anni del Covid, quando apparentemente eravamo tutti fermi, il consumo di suolo netto è aumentato in Italia. Un problema sostanzialmente di cultura: continuiamo a credere solo nella velocità e nell’ iperproduzione, a richiedere superstrade, magazzini per la logistica, parcheggi, senza renderci conto della follia di ciò che facciamo.
La difesa del verde pubblico e del suolo non sembra essere una priorità delle nostre amministrazioni: eppure in questi tempi di emergenza climatica (che solo i nostri governanti di destra si ostinano a negare) non sarebbe male studiare un po’ e capire che il vero sequestratore di CO2 dall’ atmosfera è proprio il suolo, e che nei primi 30 centimetri di strato di terra è concentrato il 30% di biodiversità del pianeta…
Ma nonostante l’articolo 9 della Costituzione parli chiaramente di tutela del paesaggio e della biodiversità, è evidente che troppi interessi privati ci hanno fatto dimenticare la centralità dell’interesse collettivo insito nei valori ecologici e paesaggistici. Così non esiste in Italia una legge che tuteli il suolo, e troppi amministratori cedono facilmente alle lusinghe di chi promette “svi- luppo e crescita del territorio”.
Sono, queste, le stesse parole ripetute come mantra che mi sono sentita rovesciare addosso in questi quattro anni di esperienza amministrativa come consigliere di minoranza a Termoli, insieme all’accusa di oscurantismo, fanatismo ecologico e volontà di fermare le potenzialità di progresso della città. Come se solo mattoni e cemento fossero volano di civiltà… quello che poi colpisce è che quasi sempre il maggior consumo di suolo si ha in luoghi dove non c’è crescita di popolazione.
Come appunto a Termoli, sfregiata e sfigurata dalle enormi costruzioni consentite dal Piano Casa, soprattutto negli ultimi quattro anni, che ha però perso 300 abitanti solo nel 2022. Appare chiaro, anche ai più distratti, dunque, che i comuni, come entità di governo del territorio, non riescono, o non vogliono, tutelare il suolo. Sono ancora troppe le rendite e gli incassi, le attese e le ignoranze, le deleghe urbanistiche senza verifiche. Forse è arrivato il momento di ridurre le competenze ambientali dei comuni, eliminare la pianificazione urbanistica per singola municipalità e verificare la capacità insediativa su scala più vasta: serve capire bene cosa è il suolo prima di essere autorizzati ad agire su di esso.
Non possiamo più lasciare che sindaci, presidenti di regione e politici decidano su suolo e ambiente, senza chiedere loro se sanno cosa è il suolo e come impatteranno le loro modifiche. Perché quasi sempre non hanno idea di come il suolo sia cosa viva, che interagisce con l’esterno, ha bisogno come noi di respirare. Una volta seppellito sotto il cemento, è morto per sempre; anche la depavimentazione ora suggerita dagli architetti più avanzati può ridargli vita solo dopo decine di anni e con spese altissime di energia e fondi pubblici.
Il problema è ovviamente nazionale e probabilmente mondiale, come l’emergenza climatica. Ma proprio per questo è necessario lavorare per diffondere la consapevolezza della stretta relazione tra consumo di suolo zero (quello vero, non quello delle tante leggine ambigue che nel nome del greenwashing promettono tutela vigorosa e poi introducono una deroga via l’altra…) e possibilità di salvezza del pianeta.
Non si vuole fermare l’edilizia, ma solo quella insostenibile, che non possiamo permetterci: quella che copre di cemento le aree verdi e si lava la coscienza andando a piantare alberi dieci chilometri più in là; che cambia le destinazioni d’uso del suolo e costruisce appartamenti non necessari per la popolazione, ma ottimi per speculazione immobiliare; che fa aumentare la temperatura d’estate e le possibilità di alluvioni e frane d’inverno; che considera il verde pubblico come spreco di superficie e chiede parcheggi nei parchi comunali.
Non è un caso che il titolo di questo articolo sia quello del film capolavoro di Rosi: ma fermiamoci un attimo a chiederci cosa abbiamo imparato da quella amarissima denuncia di 60 anni fa. Sembrerebbe ben poco, urbanisti e decisori non sembrano aver capito che abbiamo poco tempo per invertire la rotta, e che il diritto a vivere nella bellezza e nel verde è inalienabile. Ma quella denuncia è più attuale che mai, e continua ad interrogare senza pietà elettori ed eletti in Molise e altrove.☺

“Lo so che la città sta là e da quella parte sta andando perché il piano regolatore così ha stabilito. Ma è proprio per questo che noi da là, la dobbiamo fare arrivare qua”. “E ti pare una cosa facile?”. “E cambiamo il piano regolatore”. 
Da Le mani sulla città di Francesco Rosi

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