Manifesto per il molise
25 Maggio 2017
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Manifesto per il molise

Siamo alla vigilia di importanti scadenze politiche e istituzionali (elezioni politiche e regionali) che ipotecheranno ancora una volta il futuro del Molise e dei suoi cittadini. Il movimento inerziale che da un lunghissimo tempo decide della nostra terra, è ben descritto da quella famosissima frase di Tommasi di Lampedusa “tutto cambi perché nulla cambi”: il gattopardo è l’animale preferito dai politici molisani. Aggiungo che la tradizionale mitezza e bonomia dei molisani è una facile prateria per i professionisti del trasformismo e dell’opportunismo. Questa volta, anche se molto accade nel mondo e in Italia, vorrei fare una noterella con poche frasi su come vedo le vicende di casa nostra, nella illusione che prima o poi qualcosa possa accadere, che il corso degli eventi possa prendere qualche nuova strada.

La miseria delle classi dirigenti

Quella del Molise è la storia di una regione che pur avendo un territorio e un ambiente di valore, pur essendo in una posizione geografica importante, pur avendo identità culturale e coesione sociale, nel corso del tempo ha subìto un declino indiscutibile. Mentre l’Italia dal 1861 al 2011 è passata da venti milioni a sessanta milioni di abitanti, il piccolo Molise è passato da 335.00 abitanti del 1861 ai 315.000 del 2011, mentre gli oriundi molisani che vivono nel mondo sono diventati un milione.

Numeri impietosi a testimonianza di quanto dura e profonda sia stata la crisi della nostra regione negli ultimi 150 anni. Numeri che più di qualsiasi ragionamento rappresen- tano una condanna senza appello per quelle classi dirigenti che ieri ed oggi si sono mostrate incapaci di difendere la dignità e il futuro dei molisani, impegnate nel passato e nel presente a difendere i loro particolarissimi e personali interessi.

Oggi la situazione appare ancor più paradossale. In un territorio così ricco di opportunità e abitato da poche centinaia di migliaia di abitanti, pur essendoci una cultura e un sapere così diffuso che non ha precedenti nella storia, la situazione economica e sociale continua ad essere particolarmente grave: la disoccupazione giovanile è al 43%, la disoccupazione generale al 14,3%, tre punti in più della media nazionale.

In questo contesto le dissertazioni sui decimali in più del prodotto interno lordo dell’attuale presidente regionale sono delle ridicole foglie di fico che nulla possono coprire dei gravi problemi del Molise e delle responsabilità delle cosiddette classi dirigenti.

Il Rinascimento verde del Molise

Prima che sia troppo tardi, prima che interessi predatori compromettano alla radice la nostra terra, il nostro ambiente e la nostra comunità bisognerebbe agire e agire in fretta.

Tre le virtù da cui partire: un ambiente non ancora compromesso, un territorio non antropizzato e una società nella quale resiste lo spirito comunitario e la mitezza nei comportamenti.

Sono virtù naturali e sociali che possono fare del Molise un luogo elettivo per un’economia pulita e sostenibile. Di tutto ciò abbiamo discusso negli ultimi anni, quando abbiamo parlato di Clean Economy, di distretti biologici, di sviluppo delle aree interne. Una discussione che è finita in una melassa di impegni politici e istituzionali dell’attuale giunta regionale senza che nulla hanno prodotto.

La “qualità” è la ricchezza che il Molise deve portare nel mercato nazionale e internazionale. Un’agricoltura libera dai fitofarmaci e dalla chimica e un sistema agro-industriale che non comprometta l’ambiente. Una manifattura sempre più innovativa e meno tradizionale, che nella produzione e nello smaltimento dei rifiuti rispetti rigorosamente regolamenti ambientali e codici etici. Un turismo ecologico sostenuto dalla bellezza del paesaggio, dalla ricchezza della biodiversità, dalla nostra storia antica, dai luoghi e dai prodotti della nostra tradizione. Infine una centralità delle energie rinnovabili e del risparmio energetico in tutte le attività antropiche come viatico per un uso sostenibile delle risorse energetiche.

Il Molise può e deve essere riconosciuto dall’Unesco come un’area specia- le, una riserva della biosfera che valorizza la biodiversità e contribuisce alla lotta ai disastrosi cambiamenti climatici.

Ruolo fondamentale in questa strategia lo hanno la cultura, la formazione e la partecipazione dei cittadini. La nostra università e la nostra scuola dovrebbero essere non il luogo degli interessi di famiglia e degli amici, bensì il laboratorio di quella ricerca, di quelle innovazioni tecnologiche e di quella formazione che sono tutte condizioni essenziali se si vuole avere sviluppo economico, produzione di ricchezza e al pari tempo salvaguardare il diritto al futuro dell’ambiente e delle nuove generazioni.

Un’altra Politica

I politici, gli uomini di governo del Molise nella loro grande maggioranza sono stati una fedele riproduzione di quella miseria che ha caratterizzato nel corso del tempo le classi dirigenti molisane.

La politica non è stata utile per promuovere partecipazione e diritti, bensì un’ opportunità per tessere la ragnatela delle clientele e per curare interessi e affari privati.

La politica non è stata la via maestra per il riscatto dai mali storici del Molise, bensì il buco nero nel quale si sono spenti i princìpi della morale pubblica, i problemi del presente e le speranze per un futuro migliore.

Perché le cose cambino in profondità è decisiva una rottura radicale nella società e nel modo di essere delle istituzioni e del sistema politico. Sarebbe necessario un movimento di liberazione molisano, una vera e propria insurrezione democratica dei cittadini. C’è bisogno di una nuova classe dirigente che faccia della politica non un affare privato, ma una missione al servizio della collettività.

Un’altra Europa

La crisi della Politica è anche crisi di quella straordinaria intuizione di Spinelli per un’Europa unita e federale.

Seri sono stati e sono gli errori di chi ha avuto la responsabilità di guidare l’Unione Europea, gravi e spesso antidemocratiche le scelte che Bruxelles ha fatto nell’affrontare il futuro storico dell’Europa e i problemi della crisi economico-finanziaria di questi ultimi dieci anni. E, oggi, forte è il rischio di buttare il bambino con l’acqua sporca.

Sarebbe un grave errore. L’Europa unita è la condizione perché in un mondo globale l’Italia e, a maggior ragione il Molise, non siano condannati alla marginalità e alla decadenza storica.☺

 

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