mi sono svegliata
21 Marzo 2010 Share

mi sono svegliata

 

Lo avete visto il viso di una donna che fugge? Conosce solo la paura, eppure riesce ancora a difendere i suoi figli.

Abbiamo incontrato donne così, abbiamo visto strati di lividi sovrapporsi l’uno sull’altro ed una stanchezza infinita negli occhi di chi per anni vive un incubo. È questa una tragedia che rimane endemica e semi-silente, finché non esplode per due giorni sulle pagine di cronaca nera. Il tema troppo negativo per settimanali e stampa. La difesa della legge insufficiente.

Venerdì 6 marzo. Per diversi motivi, la giornata è stata insostenibile, aspra: una persona ha avuto bisogno di noi. I tempi erano “ora e subito”; ha trascorso la notte in strada, sola, con un bimbo in grembo. La troviamo così, impaurita e tremante, negli occhi un’espressione indefinibile, smarrimento, solitudine, il terrore di tornare a casa dove c’è “lui”, un grido lacerante e silenzioso di dolore. La “raccogliamo”, ci occupiamo di lei, la portiamo in ospedale, intanto avvisiamo la Polizia. Nonostante gli evidenti segni di maltrattamento, le sue condizioni di salute, e quelle del bambino, sono buone; per precauzione viene comunque tenuta in osservazione per alcuni giorni. Ci alterniamo accanto a lei, le offriamo tutto il sostegno emotivo, l’affetto, il rispetto totale di cui ha bisogno (e so che questo è stato sentito forte e certo da ogni donna passata da noi).

Zorayda, 33 anni, peruviana, questa è la sua storia: “Arrivai in questo Paese con tanti progetti da realizzare, sia professionali che come donna. Ma la vita ci riserva dei momenti inimmaginabili. Fu così che conobbi il padre dei miei bambini. Un uomo apparentemente normale. Io, innamorata di lui, decisi di eleggerlo come l’uomo a cui avrei offerto i miei giorni e l’amore dei miei figli. Dopo un tempo di convivenza insieme, arrivò la prima figlia… e insieme a lei “los malos entendidos” (Zorayda viene abusata più volte dal marito durante la gravidanza) e l’aggressione verbale, che poi si trasformò in aggressione fisica. Intanto passavano i giorni e, come ogni coppia di giovani, ci davamo un’opportunità ogni volta per la bimba… ma la storia era sempre la stessa “non lo farò mai più”. Io per paura di non credere di riuscire ad andare avanti da sola con la mia bimba, ogni volta accettavo la sua promessa. Finché una notte lui, preso dalla rabbia, sempre per motivi banali, iniziò a picchiare non solo me, ma anche la mia bimba, e il bimbo che porto nel ventre. Questa volta la mia reazione non fu la stessa e quando mi sono trovata da sola smisi di pensare a me come donna e presi la decisione di una madre che l’unica cosa che vuole è proteggere i suoi figli. Sono uscita di casa tutta insanguinata e ho messo fine a tutta questa storia. Oggi il mio compagno è in carcere e io non mi vedo completamente sola, anche se adesso mi spaventa pensare alla vita che avremo davanti. Vi racconto questo perché l’unica cosa che chiedo adesso è di ricevere un vostro aiuto per poter stare con i miei figli in un luogo sicuro e adeguato per loro, fino al giorno in cui io possa ritrovare la forza di ricominciare, vivendo e lavorando solo per loro. So che non sarà facile ma l’amore dei miei figli mi darà la forza per andare avanti. So anche che quello che meno avrei voluto è far vivere i miei figli senza l’amore del loro padre, ma oggi ho capito che ognuno di noi non percorre lo stesso cammino con rispetto nel portare avanti una famiglia. Oggi è toccato a me e ringrazio il Signore per darmi la possibilità di mostrare che, nonostante tutte le avversità che la vita mi può riservare, andrò avanti e vivrò solo per loro. Ringrazio anche le persone che mi stanno dando aiuto affinché io e miei figli possiamo vivere tempi migliori”.

Vorrei chiudere con una bellissima frase detta da Kamal, una delle fondatrici della RAWA (Associazione rivoluzionaria delle donne dell’Afghanistan): Sono una donna che si è svegliata. Ho trovato la mia via e mai tornerò indietro. ☺

 morenavaccaro2@virgilio.it

 

 

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