Mi colpisce una notizia apparsa sul Sole24ore, a firma del giornalista Nicola Barone, “la Gran Bretagna misurerà la felicità dei suoi cittadini”.
Non è uno scherzo. Il premier britannico David Cameron ha avuto l'idea, che a qualcuno sarà sembrata anche un po' strana, di misurare l'umore profondo degli inglesi con una domanda lucida ed essenziale: “Quanto ti soddisfa la tua vita di oggi?”
Infatti a partire da aprile l'Ufficio Statistico Nazionale britannico valuterà un campione di 200.000 persone con un test che misurerà la qualità del tempo, le emozioni più importanti, la fiducia verso gli altri, le prospettive sul futuro dei suoi cittadini. Sembra un sogno aver capito che non si vive di solo PIL ! A metà del 2012 si conteranno le prime stime.
Tra gli ispiratori della ricerca l'economista e premio Nobel Joseph Stiglitz e naturalmente Amartya Sen e Jean Paul Fitoussì.
“Sulla base delle ricerche disponibili, otto appaiono le più importanti: lo stato psicofisico delle persone, la conoscenza e la capacità di comprendere il mondo in cui viviamo, il lavoro, il benessere materiale, l’ambiente, i rapporti interpersonali e la partecipazione alla vita della società e l’insicurezza. Inoltre, bisogna guardare alla distribuzione di tutte le dimensioni del benessere (equità)”. L’iniziativa non è una novità assoluta, ma pone l’Italia nel gruppo dei paesi coinvolti (Francia, Germania, Gran Bretagna, Stati Uniti, Australia, Irlanda, Messico, Svizzera, Olanda). In Italia la ricerca è guidata dal presidente dell'ISTAT Enrico Giovannini che ha creato insieme al CNEL, un gruppo di studio su come progredisce la società italiana sollecitando sia le parti sociali che la società civile.
Dunque anche in Italia il “Gruppo di indirizzo sulla misura del progresso della società italiana” misurerà il BES (benessere equo e sostenibile) per valutare non solo la ricchezza nazionale ma anche le disuguaglianze e la nostra capacità di resistere.
Si studierà finalmente un metodo per sviluppare una definizione condivisa del progresso della società italiana, definendo gli ambiti economici, sociali ed ambientali di maggior rilievo.
La condizione critica del nostro Paese è fortemente condizionata da una politica di scardinamento delle primarie condizioni di welfare che lo hanno caratterizzato da sempre e sono quei princìpi di cui anche il nostro giornale dibatte in maniera incessante: lavoro, istruzione, salute.
Molto negativo risulterà il sentimento di una visione corta della vita, senza prospettive a medio e lungo termine, per cui chi può vive la vita inneggiando al carpe diem e chi non può vive tutta la frustrazione di una vita basata su valori effimeri più che sulle relazioni.
Nei giovani la scarsa fiducia nel futuro produce effetti devastanti e incoraggia stili di vita disorientati anche a causa del forte indebolimento della famiglia italiana, come punto di riferimento cardine. La vitalità di una comunità, l'utilizzo del tempo, quello per stare da soli, per pensare, per riflettere; anche il tempo che non adoperiamo per ottenere dei vantaggi materiali serve per creare quel benessere psicologico che dispone l'animo alla creatività e alla positività.
Il nostro è un Paese in difesa, in sofferenza e questo ci fa perdere molto in creatività, entusiasmo, positività. I mille cortei che si snodano nelle nostre piazze certamente non sono un sintomo di qualità della vita. Oggi la perdita del lavoro e i vari casi di diseguaglianza sociale riescono a minare inevitabilmente lo stato di benessere degli individui.
Gli economisti ritengono che qualche suggerimento da dare ai governi sulla ricetta della felicità ci sia: "L'azione politica dovrebbe tendere a massimizzare i beni che rendono felici le persone (non solo un reddito più alto, ma anche, per esempio, una istruzione e una vita relazionale migliore). La creazione di valore economico non sarebbe più un fine a cui sacrificare gli altri beni, ma un mezzo verso una vita più ricca di relazioni”.
Parecchi governi hanno perso le elezioni perché non hanno capito che oltre al PIL conta la qualità della vita! Un matematico ed un informatico canadesi hanno creato una sorta di edonimetro, un metodo per misurare, con una certa precisione, quanto le persone siano felici. (Se volete provarci e siete dei curiosi vi segnalo il sito che misura la felicità: www.wefeelfine.org) ☺
giuliadambrosio@hotmail.it
Mi colpisce una notizia apparsa sul Sole24ore, a firma del giornalista Nicola Barone, “la Gran Bretagna misurerà la felicità dei suoi cittadini”.
Non è uno scherzo. Il premier britannico David Cameron ha avuto l'idea, che a qualcuno sarà sembrata anche un po' strana, di misurare l'umore profondo degli inglesi con una domanda lucida ed essenziale: “Quanto ti soddisfa la tua vita di oggi?”
Infatti a partire da aprile l'Ufficio Statistico Nazionale britannico valuterà un campione di 200.000 persone con un test che misurerà la qualità del tempo, le emozioni più importanti, la fiducia verso gli altri, le prospettive sul futuro dei suoi cittadini. Sembra un sogno aver capito che non si vive di solo PIL ! A metà del 2012 si conteranno le prime stime.
Tra gli ispiratori della ricerca l'economista e premio Nobel Joseph Stiglitz e naturalmente Amartya Sen e Jean Paul Fitoussì.
“Sulla base delle ricerche disponibili, otto appaiono le più importanti: lo stato psicofisico delle persone, la conoscenza e la capacità di comprendere il mondo in cui viviamo, il lavoro, il benessere materiale, l’ambiente, i rapporti interpersonali e la partecipazione alla vita della società e l’insicurezza. Inoltre, bisogna guardare alla distribuzione di tutte le dimensioni del benessere (equità)”. L’iniziativa non è una novità assoluta, ma pone l’Italia nel gruppo dei paesi coinvolti (Francia, Germania, Gran Bretagna, Stati Uniti, Australia, Irlanda, Messico, Svizzera, Olanda). In Italia la ricerca è guidata dal presidente dell'ISTAT Enrico Giovannini che ha creato insieme al CNEL, un gruppo di studio su come progredisce la società italiana sollecitando sia le parti sociali che la società civile.
Dunque anche in Italia il “Gruppo di indirizzo sulla misura del progresso della società italiana” misurerà il BES (benessere equo e sostenibile) per valutare non solo la ricchezza nazionale ma anche le disuguaglianze e la nostra capacità di resistere.
Si studierà finalmente un metodo per sviluppare una definizione condivisa del progresso della società italiana, definendo gli ambiti economici, sociali ed ambientali di maggior rilievo.
La condizione critica del nostro Paese è fortemente condizionata da una politica di scardinamento delle primarie condizioni di welfare che lo hanno caratterizzato da sempre e sono quei princìpi di cui anche il nostro giornale dibatte in maniera incessante: lavoro, istruzione, salute.
Molto negativo risulterà il sentimento di una visione corta della vita, senza prospettive a medio e lungo termine, per cui chi può vive la vita inneggiando al carpe diem e chi non può vive tutta la frustrazione di una vita basata su valori effimeri più che sulle relazioni.
Nei giovani la scarsa fiducia nel futuro produce effetti devastanti e incoraggia stili di vita disorientati anche a causa del forte indebolimento della famiglia italiana, come punto di riferimento cardine. La vitalità di una comunità, l'utilizzo del tempo, quello per stare da soli, per pensare, per riflettere; anche il tempo che non adoperiamo per ottenere dei vantaggi materiali serve per creare quel benessere psicologico che dispone l'animo alla creatività e alla positività.
Il nostro è un Paese in difesa, in sofferenza e questo ci fa perdere molto in creatività, entusiasmo, positività. I mille cortei che si snodano nelle nostre piazze certamente non sono un sintomo di qualità della vita. Oggi la perdita del lavoro e i vari casi di diseguaglianza sociale riescono a minare inevitabilmente lo stato di benessere degli individui.
Gli economisti ritengono che qualche suggerimento da dare ai governi sulla ricetta della felicità ci sia: "L'azione politica dovrebbe tendere a massimizzare i beni che rendono felici le persone (non solo un reddito più alto, ma anche, per esempio, una istruzione e una vita relazionale migliore). La creazione di valore economico non sarebbe più un fine a cui sacrificare gli altri beni, ma un mezzo verso una vita più ricca di relazioni”.
Parecchi governi hanno perso le elezioni perché non hanno capito che oltre al PIL conta la qualità della vita! Un matematico ed un informatico canadesi hanno creato una sorta di edonimetro, un metodo per misurare, con una certa precisione, quanto le persone siano felici. (Se volete provarci e siete dei curiosi vi segnalo il sito che misura la felicità: www.wefeelfine.org) ☺
Mi colpisce una notizia apparsa sul Sole24ore, a firma del giornalista Nicola Barone, “la Gran Bretagna misurerà la felicità dei suoi cittadini”.
Non è uno scherzo. Il premier britannico David Cameron ha avuto l'idea, che a qualcuno sarà sembrata anche un po' strana, di misurare l'umore profondo degli inglesi con una domanda lucida ed essenziale: “Quanto ti soddisfa la tua vita di oggi?”
Infatti a partire da aprile l'Ufficio Statistico Nazionale britannico valuterà un campione di 200.000 persone con un test che misurerà la qualità del tempo, le emozioni più importanti, la fiducia verso gli altri, le prospettive sul futuro dei suoi cittadini. Sembra un sogno aver capito che non si vive di solo PIL ! A metà del 2012 si conteranno le prime stime.
Tra gli ispiratori della ricerca l'economista e premio Nobel Joseph Stiglitz e naturalmente Amartya Sen e Jean Paul Fitoussì.
“Sulla base delle ricerche disponibili, otto appaiono le più importanti: lo stato psicofisico delle persone, la conoscenza e la capacità di comprendere il mondo in cui viviamo, il lavoro, il benessere materiale, l’ambiente, i rapporti interpersonali e la partecipazione alla vita della società e l’insicurezza. Inoltre, bisogna guardare alla distribuzione di tutte le dimensioni del benessere (equità)”. L’iniziativa non è una novità assoluta, ma pone l’Italia nel gruppo dei paesi coinvolti (Francia, Germania, Gran Bretagna, Stati Uniti, Australia, Irlanda, Messico, Svizzera, Olanda). In Italia la ricerca è guidata dal presidente dell'ISTAT Enrico Giovannini che ha creato insieme al CNEL, un gruppo di studio su come progredisce la società italiana sollecitando sia le parti sociali che la società civile.
Dunque anche in Italia il “Gruppo di indirizzo sulla misura del progresso della società italiana” misurerà il BES (benessere equo e sostenibile) per valutare non solo la ricchezza nazionale ma anche le disuguaglianze e la nostra capacità di resistere.
Si studierà finalmente un metodo per sviluppare una definizione condivisa del progresso della società italiana, definendo gli ambiti economici, sociali ed ambientali di maggior rilievo.
La condizione critica del nostro Paese è fortemente condizionata da una politica di scardinamento delle primarie condizioni di welfare che lo hanno caratterizzato da sempre e sono quei princìpi di cui anche il nostro giornale dibatte in maniera incessante: lavoro, istruzione, salute.
Molto negativo risulterà il sentimento di una visione corta della vita, senza prospettive a medio e lungo termine, per cui chi può vive la vita inneggiando al carpe diem e chi non può vive tutta la frustrazione di una vita basata su valori effimeri più che sulle relazioni.
Nei giovani la scarsa fiducia nel futuro produce effetti devastanti e incoraggia stili di vita disorientati anche a causa del forte indebolimento della famiglia italiana, come punto di riferimento cardine. La vitalità di una comunità, l'utilizzo del tempo, quello per stare da soli, per pensare, per riflettere; anche il tempo che non adoperiamo per ottenere dei vantaggi materiali serve per creare quel benessere psicologico che dispone l'animo alla creatività e alla positività.
Il nostro è un Paese in difesa, in sofferenza e questo ci fa perdere molto in creatività, entusiasmo, positività. I mille cortei che si snodano nelle nostre piazze certamente non sono un sintomo di qualità della vita. Oggi la perdita del lavoro e i vari casi di diseguaglianza sociale riescono a minare inevitabilmente lo stato di benessere degli individui.
Gli economisti ritengono che qualche suggerimento da dare ai governi sulla ricetta della felicità ci sia: "L'azione politica dovrebbe tendere a massimizzare i beni che rendono felici le persone (non solo un reddito più alto, ma anche, per esempio, una istruzione e una vita relazionale migliore). La creazione di valore economico non sarebbe più un fine a cui sacrificare gli altri beni, ma un mezzo verso una vita più ricca di relazioni”.
Parecchi governi hanno perso le elezioni perché non hanno capito che oltre al PIL conta la qualità della vita! Un matematico ed un informatico canadesi hanno creato una sorta di edonimetro, un metodo per misurare, con una certa precisione, quanto le persone siano felici. (Se volete provarci e siete dei curiosi vi segnalo il sito che misura la felicità: www.wefeelfine.org) ☺
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