MOL(IS)ESKINE recensione di Carolina Mastrangelo | La Fonte TV
Non è difficile entrare in sintonia con Mol(is)eskine (Ed. Filopoli, www. filopoli.com), l’ultima fatica di Giuseppe Tabasso (Campobasso 1926), giornalista, scrittore e… molisano “recidivo” come lui ama definirsi, perché egli ci conduce per mano in storie vere che appartengono ai suoi vissuti, alla sua memoria, alle esperienze del suo mestiere e lo fa da giornalista che non si lascia catturare dalla parola o da suggestioni letterarie ma fa parlare i fatti, la vita; ne esce un godibile affresco di ambienti, situazioni e personaggi della quotidianità o di spessore artistico, intellettuale, etico… che l’autore delinea con un linguaggio limpido, preciso e sobrio, senza enfasi o retorica, tessendo il suo amarcord su una struttura compositiva dove l’autobiografia si dilata in una biografia collettiva venata non di inutile nostalgia per ciò che è stato e per come eravamo, ma di affettuosa ironia e di caparbia fede nel domani. Nella convinzione che non esistono vite insignificanti, queste pagine elevano un vero e proprio inno ai diari. Tutti dovrebbero scriverne uno; ognuno nel suo piccolo dovrebbe provare il piacere e il dovere di raccontare e raccontarsi per dare una dimensione pubblica al proprio privato, per testimoniare, per difendere dall’oblio ascendenze, discendenze e memorie nazionali, locali, familiari e personali.
La veste grafica del libro (ideata dalla succitata casa editrice di Gian Mario Fazzini), si rivela chiara e riposante nel carattere della scrittura e nella spaziatura; la copertina, inusuale e accattivante richiama il classico – e quasi omonimo – taccuino della nota marca Moleskine, nella versione nera, con fascia arancione o verde, tasca interna portanote, chiusura elastica… che si può consultare saltando da una pagina all’altra senza perdere il “filo” della lettura.
Vale la pena leggere questo Mol(is)eskine, innamorato abbraccio alla vita e a coloro che ce l’hanno resa degna d’essere vissuta.
Carolina Mastrangelo
carolinamastrangelo51@gmail.com
Non è difficile entrare in sintonia con Mol(is)eskine (Ed. Filopoli, www. filopoli.com), l’ultima fatica di Giuseppe Tabasso (Campobasso 1926), giornalista, scrittore e… molisano “recidivo” come lui ama definirsi, perché egli ci conduce per mano in storie vere che appartengono ai suoi vissuti, alla sua memoria, alle esperienze del suo mestiere e lo fa da giornalista che non si lascia catturare dalla parola o da suggestioni letterarie ma fa parlare i fatti, la vita; ne esce un godibile affresco di ambienti, situazioni e personaggi della quotidianità o di spessore artistico, intellettuale, etico… che l’autore delinea con un linguaggio limpido, preciso e sobrio, senza enfasi o retorica, tessendo il suo amarcord su una struttura compositiva dove l’autobiografia si dilata in una biografia collettiva venata non di inutile nostalgia per ciò che è stato e per come eravamo, ma di affettuosa ironia e di caparbia fede nel domani. Nella convinzione che non esistono vite insignificanti, queste pagine elevano un vero e proprio inno ai diari. Tutti dovrebbero scriverne uno; ognuno nel suo piccolo dovrebbe provare il piacere e il dovere di raccontare e raccontarsi per dare una dimensione pubblica al proprio privato, per testimoniare, per difendere dall’oblio ascendenze, discendenze e memorie nazionali, locali, familiari e personali.
La veste grafica del libro (ideata dalla succitata casa editrice di Gian Mario Fazzini), si rivela chiara e riposante nel carattere della scrittura e nella spaziatura; la copertina, inusuale e accattivante richiama il classico – e quasi omonimo – taccuino della nota marca Moleskine, nella versione nera, con fascia arancione o verde, tasca interna portanote, chiusura elastica… che si può consultare saltando da una pagina all’altra senza perdere il “filo” della lettura.
Vale la pena leggere questo Mol(is)eskine, innamorato abbraccio alla vita e a coloro che ce l’hanno resa degna d’essere vissuta.
Non è difficile entrare in sintonia con Mol(is)eskine (Ed. Filopoli, www. filopoli.com), l’ultima fatica di Giuseppe Tabasso (Campobasso 1926), giornalista, scrittore e… molisano “recidivo” come lui ama definirsi, perché egli ci conduce per mano in storie vere che appartengono ai suoi vissuti, alla sua memoria, alle esperienze del suo mestiere e lo fa da giornalista che non si lascia catturare dalla parola o da suggestioni letterarie ma fa parlare i fatti, la vita; ne esce un godibile affresco di ambienti, situazioni e personaggi della quotidianità o di spessore artistico, intellettuale, etico… che l’autore delinea con un linguaggio limpido, preciso e sobrio, senza enfasi o retorica, tessendo il suo amarcord su una struttura compositiva dove l’autobiografia si dilata in una biografia collettiva venata non di inutile nostalgia per ciò che è stato e per come eravamo, ma di affettuosa ironia e di caparbia fede nel domani. Nella convinzione che non esistono vite insignificanti, queste pagine elevano un vero e proprio inno ai diari. Tutti dovrebbero scriverne uno; ognuno nel suo piccolo dovrebbe provare il piacere e il dovere di raccontare e raccontarsi per dare una dimensione pubblica al proprio privato, per testimoniare, per difendere dall’oblio ascendenze, discendenze e memorie nazionali, locali, familiari e personali.
La veste grafica del libro (ideata dalla succitata casa editrice di Gian Mario Fazzini), si rivela chiara e riposante nel carattere della scrittura e nella spaziatura; la copertina, inusuale e accattivante richiama il classico – e quasi omonimo – taccuino della nota marca Moleskine, nella versione nera, con fascia arancione o verde, tasca interna portanote, chiusura elastica… che si può consultare saltando da una pagina all’altra senza perdere il “filo” della lettura.
Vale la pena leggere questo Mol(is)eskine, innamorato abbraccio alla vita e a coloro che ce l’hanno resa degna d’essere vissuta.
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