non vogliamo silenzi  di Franco Novelli
3 Settembre 2013 Share

non vogliamo silenzi di Franco Novelli

 

Ci sono avvenimenti e situazioni non episodiche,  che richiedono  una chiarificazione e  un approfondimento: intendiamo riferirci alla repressione dei No Tav di Chiomonte (e di altri centri cittadini, dove l’alta velocità sta deturpando il paesaggio piemontese), alla criminalizzazione delle proteste contro l’impianto americano delle telecomunicazioni in Sicilia, noto alle cronache come No Muos di Niscemi; all’Expo 2014 di Milano e alle nuove “brillanti” idee sul lavoro dei giovani che il governo e il comune di Milano hanno inteso escogitare per i nostri ragazzi, che ovviamente dovranno fornire lavoro gratuito a fronte di una semplice dichiarazione di partecipazione volontaristica all’Expo 2014. Infine, pensiamo anche alla politica antipopolare che il governo delle larghe intese sta conducendo da più di tre mesi col pieno accordo del partito  berlusconiano. Inoltre, non va taciuto l'incidente del pullman che il 28 luglio scorso, schiantandosi contro il guard-rail sull'autostrada A16 Napoli/Canosa nella zona di Monteforte Irpino nell'avellinese e precipitando dal viadotto alto 35 metri, ha provocato la morte di 38 persone e il ferimento di almeno altre 10.

Questi fatti esprimono un elemento di contiguità che ci permettono un’analisi complessiva sistemicamente unitaria, una specie di leitmotiv che ci permette di entrare nei meccanismi perversi del nostro sistema-Stato. Tale motivo di fondo riguarda l’ interrogativo se oggi si possa ragionare ancora e pubblicamente nelle piazze, sugli organi di stampa, su internet, e avanzare critiche costruttive di fronte alla deriva democratica e culturale che sta vivendo il nostro paese. Tale crisi civile e valoriale (oltre che economica grave e persistente) attiene non solo alla quotidianità spicciola (assenza totale di ogni pur minimo elemento di civiltà e di stile nelle relazioni interpersonali e nei rapporti fra le diverse componenti della società civile), ma anche a situazioni complessivamente più consistenti (la mancanza di lavoro per milioni di persone, giovani e non; la progressiva tendenza, irrazionale e ingiustificata, al presidenzialismo) che normalmente dovrebbero vedere i cittadini impegnati nella costruzione di un modello di società civile a misura di uomo, anche sulla base di canoni squisitamente liberali (e non necessariamente comunistici). Questi in buona sostanza hanno dato nei decenni trascorsi un contribuito sostanzioso alla costruzione dello stato liberal-borghese, qui in Italia, fondato più sul keinesismo progressista e di matrice nord-americana che non sulle dottrine social-comuniste.

L’articolo apparso su Il Manifesto – 30 luglio scorso – a firma di Pepino, Mattei e Lucarelli – sulla criminalizzazione (accusa di terrorismo) delle manifestazioni a Chiomonte contro la grande velocità, come pure l’appello – 31 luglio scorso – di Zagrebeskji, don Ciotti, Landini, Rodotà sulla necessità di affrontare le tematiche gravi oggi sul tappeto (il lavoro, la democrazia partecipata e responsabile, la ridiscussione del debito sovrano con la UE e la definizione, una volta per tutte, della volontà parlamentare e popolare di non corrispondere alle banche le somme relative agli interessi sul debito, di ridefinire i termini della sovranità nazionale sulla politica economica e sociale; il NO alle spese militari, etc.) sono rivolti alla prospettiva di unire il variegato mondo dei movimenti, dei gruppi di volontariato e tutte le forze radicali e non della sinistra italiana e renderle visibili nelle sedi  parlamentari, al fine di costruire una opposizione reale – cosa che in effetti è molto importante per ragioni che tutti noi possiamo capire! -.

Se a questo, poi, aggiungiamo anche la lettura politica dell’incidente del pullman nell’avellinese delle settimane scorse, che ha messo in evidenza la grave mancanza di manutenzione delle strade, delle autostrade, dell’ambiente a tutto svantaggio del nostro territorio che, se curato, potrebbe restituire al paesaggio e all’habitat naturale la sua piena bellezza e contribuire in questo modo a stabilire una volta per tutte che quello che conta non sono le grandi opere ma la manutenzione ordinaria (o straordinaria) del territorio, allora, forse, qualche cosa di buono possiamo sperare, augurandoci di avere molti più compagni di strada senza i quali nulla si persegue. Purtroppo, i numeri nella democrazia contano e questo vale anche per quanti di noi hanno speso la vita nei movimenti nel tentativo, auspicato da una buona parte di loro, di vederli impegnati anche nei Parlamenti e di poter in questo modo condizionare la politica antipopolare e antisociale dei governi dell’ultimo trentennio. Senza il lavoro, da cui dipende la dignità civile delle persone, non si va avanti; senza una democrazia responsabile e partecipata, non è possibile che il futuro cambi. Ed ecco perché Libera accoglie gli inviti di Pepino, Mattei e Lucarelli ed ecco perché persegue gli stessi obiettivi di Rodotà, Landini, Zagrebeskji e don Ciotti.

C’è tanto da fare, ma è stimolante ricominciare da capo: si conoscono nuovi compagni di strada e si cementa la condivisione, anche dialetticamente conflittuale, di antichi  militanti.

Il nostro compito è proprio questo cominciando dall’incontro nazionale a Roma l’8 settembre – sui temi nodali della Costituzione, cioè il lavoro, la democrazia, il territorio, la ricerca scientifica, il welfare state e tutto quello che ne consegue.☺

bar.novelli@micso.net

 

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