paesaggi dell’anima
14 Aprile 2010 Share

paesaggi dell’anima

 

La primavera è arrivata, almeno sul calendario e sulle agende degli insegnanti, e porta con sé quel fervore buono, antico e sempre nuovo, che precede l’arrivo degli esami di licenza.

Nella scuola secondaria di primo grado, fra le questioni che di consueto vanno affrontate e risolte a questo punto cruciale dell’anno scolastico – non ultima la nuova prova nazionale che sarà inviata dall’Invalsi per le discipline di italiano e scienze matematiche -, ci si accinge a preparare i ragazzi ad affrontare il colloquio interdisciplinare, croce e delizia di studenti e professori, poiché mai espletato – diciamocelo con schiettezza – in maniera del tutto fedele alle indicazioni ministeriali che raccomandano un raccordo organico e non forzato fra le varie discipline.

Il tentativo di un’alternativa esperienza di turismo scolastico, con valenza interdisciplinare, è allora quello che scegliamo di raccontare oggi in questa rubrica, pensando essenzialmente a due tipi di lettori: gli “addetti ai lavori” da un lato, quelli cioè che lavorano nella scuola e hanno quotidianamente le mani in pasta nel ginepraio di carte e problemi pre-esami, magari alla ricerca di uno spunto didattico nuovo su cui lavorare, e i lettori “comuni” dall’altro, quelli che nella scuola non ci stanno ma che sono sempre attenti a cogliere possibilità nuove di scoprire e vivere la propria terra, le sue risorse, i suoi figli, la sua storia, le sue bellezze.

Come è successo agli studenti della classe 3^E della scuola media “G. Pallotta” di Boiano, che hanno avuto l’opportunità di scoprire – attraverso la lettura di un romanzo – un pezzo della loro terra e della loro storia.

Il romanzo in questione è Oltre la valle, della scrittrice molisana Elvira Tirone Santilli, nata – e a lungo vissuta – a Capracotta, autrice di una deliziosa autobiografia che, stemperando nel sorriso i momenti più drammatici della propria storia personale, ripercorre tutte le tappe principali del ‘900 molisano e italiano, dal ventennio fascista al secondo dopoguerra, sullo sfondo di un paesaggio già poetico di per sé ma reso assolutamente indimenticabile e ancora più godibile dalla penna dell’autrice: quello dell’alto Molise.

La lettura del romanzo, che ha accompagnato i ragazzi durante tutto l’arco dell’anno scolastico, si è conclusa con una visita ai luoghi in cui è ambientata la vicenda biografica della scrittrice, ripercorrendone le tappe salienti in un itinerario “emotivo” che, a dispetto della frequente distrazione che accompagna gli studenti durante le “gite”, li ha coinvolti e suggestionati in maniera insolita.

All’imbocco del paese, la chiesetta di S. Maria di Loreto – che nel romanzo è protagonista di una singolare scena di panico collettivo quando, nel settembre del ’43, si diffuse la notizia dell’arrivo imminente di un gruppo di tedeschi – ha costituito la prima tappa del cammino: qui, nel silenzio della cappellina, gli studenti hanno osservato il pregevole altare e la nicchia in legno dorato che custodisce la statua della Madonna, ancora oggi portata in processione presso la chiesa parrocchiale in settembre, ma solo ogni tre anni, durante una grande festa mariana che richiama i capracottesi da tutto il mondo.

Interessante è anche il monumento all’emigrante – famosa è la definizione di “zingari” data ai capracottesi, a causa della loro capillare presenza in tutti il mondo – situato proprio di fronte alla chiesa, soprattutto perché ai suoi piedi vi sono incise le distanze reali di quel preciso punto da alcune città europee o d’oltreoceano che sono state mèta degli abitanti di Capracotta.

Guerra, emigrazione, geografia dei continenti, religiosità popolare, arte barocca e testo narrativo… Ma c’è di più.

Dopo la suggestiva visita alla casa natale dell’autrice – oggi ristrutturata e occupata da altri – e alla cappella funeraria dei Santilli, dove la famiglia si rifugiò per tre giorni, insieme a molte altre, prima dello sfollamento, nel ’43, i ragazzi hanno ammirato lo spettacolo mozzafiato della vallata del Sangro dal belvedere della chiesa parrocchiale, esaminando per altro alcuni aspetti della tutela e della valorizzazione di quei beni ambientali di cui tanto si parla oggi, specialmente in relazione alla politica di scarsa valorizzazione che ne facciamo nel Molise. Qui, nella vallata, bruciarono nel ’43 alcuni paesi incendiati dai tedeschi, in una danza di falò che viene drammaticamente ricordata dalla Tirone in una delle pagine più suggestive del romanzo.

Infine, una puntata a Prato Gentile – un’immensa radura verde, teatro invernale dei campionati di sci di fondo – ha offerto agli studenti una pausa pranzo immersa nella natura e nel clima tipicamente montani, prima di scendere a visitare le macerie della fornace “Vallesorda”, dove lavorava il padre della scrittrice, presso lo scalo ferroviario di S. Pietro Avellana.

Lungo il tragitto, l’imponente parco eolico nei pressi di Capracotta ha rappresentato uno spunto di riflessione sulla questione energetica, le energie alternative, l’antropizzazione del paesaggio e quant’altro.

Che cosa ne sarà di questa uscita didattica? Bene, sta per diventare – oltre che il ricordo di una mezzagiornata piacevole – un cd-rom in cui, attraverso una presentazione in Power Point, proprio in seduta d’esame i ragazzi documenteranno con fotografie, didascalie e sottofondo musicale tutti i momenti salienti dell’itinerario, mettendo alla prova anche le loro competenze informatiche: scoprendo, forse per la prima volta in modo così semplice e diretto, che non esistono i saperi ma il sapere, e che la scuola può essere un luogo in cui la conoscenza cresce e si irrobustisce senza staccarsi dalla vita, dal quotidiano, dalla propria storia, ma anzi entrandovi dentro e fornendo strumenti nuovi per capirla, viverla con consapevolezza e incidervi in maniera (pro)positiva. ☺

gadelis@libero.it

 

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