Piange e fotte
3 Maggio 2014 Share

Piange e fotte

VERGOGNA “È questo il sentimento che provo nel scrivere questa relazione nel mese di NOVEMBRE 2013 perché non sto illustrando il bilancio di previsione per il 2014 (come sarebbe logico che fosse) bensì quello del 2013. E si, vi sto parlando di quali saranno le scelte dell’ Amministrazione per l’anno 2013 a poco più di 30 giorni dalla sua fine. È ridicolo!! Non ci sono parole per descrivere l’emozione negativa che si prova in questi momenti, la vergogna appunto” e,  continuando… “l’anno prossimo, se continuiamo così, non ha senso  fare le elezioni per il rinnovo del Consiglio Comunale e del Sindaco”… così Marco Gagliardi, alle ore 19,04 del 30/11/2013, in occasione della presentazione del bilancio di previsione al Consiglio Comunale di Casacalenda.

Questa volta, il Secondo è diventato quasi primo. L’uomo che scomoda il Signore ogni volta che prende una decisione non trova le “parole per descrivere l’ emozione negativa che prova”; si vergogna perché non è stato messo nelle condizioni di programmare il futuro del suo paese a causa “dei diktat dell’Europa e della Germania”. Non si indigna il nostro eroe, non combatte, né tantomeno si dimette dal suo incarico, che fa? Si vergogna: piange e fotte. In un paese normale, dichiarazioni di questo tipo, fatte da un uomo delle istituzioni -perché, anche se non lo sa, lui è il sindaco di un comune importante, o almeno lo era fino a quando non si è insediato lui – sarebbero sufficienti per cacciarlo a calci in culo non solo dal comune ma anche dal paese. Nel suo bilancio di previsione non c’è lo straccio di una idea programmatica, non per colpa della Merkel, alla quale peraltro non abbiamo fatto mai sconti, ma esclusivamente per la sua incapacità di guardare al futuro, al progresso e al lavoro. Non si è vergognato quando ha programmato di spendere centinaia di migliaia di euro per la realizzazione di una inutile e mostruosa tensostruttura, distrutta ancora prima di essere consegnata; non si vergogna oggi quando vede i locali destinati all’ippovia, immersi nelle sterpaglie, mai usati; non lo imbarazza una terza tensostruttura posta al centro del paese e neanche si è accorto che dal soffitto della stazione ferroviaria sporgono alberi; non ha mosso un muscolo per tentare di conservare l’unico ufficio giudiziario presente nel comune; non si vergogna a chiedere l’affitto agli anziani che vivono nella casa di riposo né ai matti che finalmente, dopo dodici anni di sacrifici, tornano a vivere nella loro casa famiglia; si lamenta del patto di stabilità e poi lo usa come una clava: piange e fotte.

Nella sua visione programmatica, se mai ve ne sia stata una, c’è il vuoto assoluto. Oltre al disprezzo per i cittadini e per i loro problemi il Secondo non è mai andato. In quelle quattro pagine di amenità ha usato una sola volta il termine lavoro per annunciare l’assegnazione di due sussidi: per uno che non ha mai sottoscritto un contratto di lavoro forse è anche troppo. La parola agricoltura non figura nel suo lessico e il mondo produttivo non è nei suoi pensieri, per lui e per qualche suo zelante funzionario la parola cooperativa provoca fastidio urticante. Nella sua azione amministrativa, per la verità incostante, dati i suoi disimpegni all’estero, terminati con la fine del mandato, non c’è una sola cosa che sia farina del suo sacco: da Kalenarte, ridicolizzata in campagna elettorale, a Molisecinema, alla quale, senza ritegno, ha imposto il pizzo per l’uso di alcuni locali.

E veniamo alle cose buone che il Secondo, insieme al suo capo, rivendica con orgoglio: “la gestione della ricostruzione post sisma”. Sostiene il sindaco scadente, sempre nelle pagine della vergogna, che fino a marzo 2013, (fino a quando a dirigere l’orchestra c’era Iorio ndr.) tutto è andato bene, poi, sono arrivati i “comunisti” è tutto si è bloccato. Poveretto, non è colpa sua, così l’hanno raccontata a lui e cosi la ripete a noi. Se qualche volta si fosse preso la briga di leggersi qualche carta, avrebbe scoperto che gli ultimi soldi veri, (non quelli promessi da Fitto con la delibera CIPE) fatti affluire nelle casse del commissario delegato, sono stati quelli destinanti alla bisogna da Prodi e da Di Pietro. La conferma di ciò, sta nel fatto che alla fine del 2009, il sub commissario fece pervenire al governo nazionale la richiesta di 750 milioni di euro, indispensabili per completare i lavori nei tre anni successivi. Ma in occasione dell’ inaugurazione della scuola di San Giuliano, Berlusconi comunicò, de visu, al commissario, al suo sub, ai sindaci del cratere e all’opinione pubblica che di soldi non ce ne sarebbero stati più a causa della crisi. I signori di cui sopra, tutti, per non contrariarlo, lo applaudirono calorosamente. Ma a Casacalenda sono stati spesi, per il terremoto, oltre 30 milioni di euro, più che in altri comuni del cratere, dice sempre il quasi sindaco. È vero dobbiamo riconoscerlo, sono arrivati un mucchio di soldi ma, oltre a qualche tecnico amico, se n’è accorto qualcuno? È cambiato qualcosa? Lo Scadente annuncia, minacciando se stesso e i suoi amici, di voler portare le carte del terremoto alla Procura della Repubblica, perché non gli tornano i conti: lo dice, ma non lo fa. Ancora una volta, piange e fotte.

Dieci anni fa, insieme al Primo, promise di cancellare tutto quello che aveva fatto il centrosinistra, spazio politico nel quale più volte il suo capo “guazzando nel truogolo”  ha tentato di curare i suoi interessi, senza, per la verità, aver mai contato un cazzo. Oggi alla luce di questa catastrofe possiamo dire, senza il timore di essere smentiti, che non fu la cattiva amministrazione a mandare all’opposizione il centrosinistra, ma solo le sue divisioni, sapientemente strumentalizzate da qualcuno che non ha mai avuto a cuore gli interessi di questo paese e tantomeno della sinistra.☺

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