Quelli-di-sinistra-che-odiano-la-sinistra Michele Serra lo scrive oggi su Repubblica.
Nella sinistra parecchie persone odiano la sinistra. Nel senso che la combattono e la temono.
Nel senso che ogni vero cambiamento degli assetti di potere, degli equilibri sociali, della distribuzione del reddito, metterebbe a rischio il loro potere, le loro aspirazioni, i loro interessi.
Purtroppo questo pezzo della sinistra è un pezzo del Pd. Avremmo potuto partire da Prodi e Rodotà e invece siamo partiti da Marini o Amato o qualcun altro che parlasse a Berlusconi. E non ci siamo fermati quando abbiamo capito che su Marini non avremmo retto. No, abbiamo deciso di andare in aula così. Non abbiamo considerato la candidatura di Rodotà perché quelli-di-sinistra-che-odiano-la-sinistra non la volevano. Non perché ci fossero altri motivi, né altre questioni.
Leggo, leggo Serra ed altri ma non mi aiuta a preparare barricate e/o di nuovo la forza di esserci. Non mi aiutano le immagini che scorrono su tv dove giovani del pd bruciano tessere dove altri giovani dicono bisogna stare dentro e s’iscrivono.
mi aiuta la poesia solo la poesia.
Scrive Lawrence Ferlinghetti:
Pietà per la nazione i cui uomini sono pecore
e i cui pastori sono guide cattive
Pietà per la nazione i cui leader sono bugiardi
i cui saggi sono messi a tacere
Pietà per la nazione che non alza la propria voce
tranne che per lodare i conquistatori
e acclamare i prepotenti come eroi
e che aspira a comandare il mondo
con la forza e la tortura
Pietà per la nazione che non conosce
nessun'altra lingua se non la propria
nessun' altra cultura se non la propria
Pietà per la nazione il cui fiato è danaro
e che dorme il sonno di quelli
con la pancia troppo piena…
Scrive Loredana Alberti:
– sono stanca e non ho parole –
non basta – dicono-occhi neriaguzzi
abbassando le braccia e la pietra.
– “ora come per il Kursk ci deve essere pure
una ricerca di parole vere”.
E la cerco, la cerco fra le mie fra le
altre fra le sole, le conosciute, le
sconosciute, le amiche:
…
non so ancora cosa donare come
Requiem con parole in forma di poesia
se non di rosa – almeno petali rosa che
al suo seno stiano calde riscaldate
dal colore del mio sangue sangue.
…
-“Siamo una generazione segnata dalla
memoria degli amici uccisi “sussurrava
ieri qualcuno. Ed io guardo intorno il vuoto
che circonda la mia vita e
faccio il conto di essere rimasta sola
per la vigliaccheria d’esistere o sostare.
spero d’essere stata distratta al colpo.
mi accomuna questo silenzio di vitalità.
Resistente.
…
Chiedetemi allora d’essere pietra!
l’assenza della poesia mi implora di
non cadere e si fa urlo, pianto, grido:
forse meglio tacere. Suggellare le labbra.
Aspettare.
Di certo – così – il cuore muore.
Scrive Wislava Szymboska:
Siamo figli dell'epoca,
l'epoca è politica.
Tutte le tue, nostre, vostre
faccende diurne, notturne
sono faccende politiche.
Che ti piaccia o no,
i tuoi geni hanno un passato politico,
la tua pelle una sfumatura politica,
i tuoi occhi un aspetto politico.
Ciò di cui parli ha una risonanza,
ciò di cui taci ha una valenza
in un modo o nell'altro politica.
Perfino per campi, per boschi
fai passi politici
su uno sfondo politico.
Anche le poesie apolitiche sono politiche,
e in alto brilla la luna,
cosa non più lunare.
Così, solo così, dopo il buio si può ricominciare.
Scrive Francesco Guccini:
L’avvelenata
Ma s'io avessi previsto tutto questo, dati causa e pretesto, le attuali conclusioni
credete che per questi quattro soldi, questa gloria da stronzi, avrei scritto canzoni;
va beh, lo ammetto che mi son sbagliato e accetto il "crucifige" e così sia,
chiedo tempo, son della razza mia, per quanto grande sia, il primo che ha studiato…
Mio padre in fondo aveva anche ragione a dir che la pensione è davvero importante,
mia madre non aveva poi sbagliato a dir che un laureato conta più d' un cantante:
giovane e ingenuo io ho perso la testa, sian stati i libri o il mio provincialismo,
e un cazzo in culo e accuse d' arrivismo, dubbi di qualunquismo, son quello che mi resta…
ninive@aliceposta.it
Quelli-di-sinistra-che-odiano-la-sinistra Michele Serra lo scrive oggi su Repubblica.
Nella sinistra parecchie persone odiano la sinistra. Nel senso che la combattono e la temono.
Nel senso che ogni vero cambiamento degli assetti di potere, degli equilibri sociali, della distribuzione del reddito, metterebbe a rischio il loro potere, le loro aspirazioni, i loro interessi.
Purtroppo questo pezzo della sinistra è un pezzo del Pd. Avremmo potuto partire da Prodi e Rodotà e invece siamo partiti da Marini o Amato o qualcun altro che parlasse a Berlusconi. E non ci siamo fermati quando abbiamo capito che su Marini non avremmo retto. No, abbiamo deciso di andare in aula così. Non abbiamo considerato la candidatura di Rodotà perché quelli-di-sinistra-che-odiano-la-sinistra non la volevano. Non perché ci fossero altri motivi, né altre questioni.
Leggo, leggo Serra ed altri ma non mi aiuta a preparare barricate e/o di nuovo la forza di esserci. Non mi aiutano le immagini che scorrono su tv dove giovani del pd bruciano tessere dove altri giovani dicono bisogna stare dentro e s’iscrivono.
mi aiuta la poesia solo la poesia.
Scrive Lawrence Ferlinghetti:
Pietà per la nazione i cui uomini sono pecore
e i cui pastori sono guide cattive
Pietà per la nazione i cui leader sono bugiardi
i cui saggi sono messi a tacere
Pietà per la nazione che non alza la propria voce
tranne che per lodare i conquistatori
e acclamare i prepotenti come eroi
e che aspira a comandare il mondo
con la forza e la tortura
Pietà per la nazione che non conosce
nessun'altra lingua se non la propria
nessun' altra cultura se non la propria
Pietà per la nazione il cui fiato è danaro
e che dorme il sonno di quelli
con la pancia troppo piena…
Scrive Loredana Alberti:
– sono stanca e non ho parole –
non basta – dicono-occhi neriaguzzi
abbassando le braccia e la pietra.
– “ora come per il Kursk ci deve essere pure
una ricerca di parole vere”.
E la cerco, la cerco fra le mie fra le
altre fra le sole, le conosciute, le
sconosciute, le amiche:
…
non so ancora cosa donare come
Requiem con parole in forma di poesia
se non di rosa – almeno petali rosa che
al suo seno stiano calde riscaldate
dal colore del mio sangue sangue.
…
-“Siamo una generazione segnata dalla
memoria degli amici uccisi “sussurrava
ieri qualcuno. Ed io guardo intorno il vuoto
che circonda la mia vita e
faccio il conto di essere rimasta sola
per la vigliaccheria d’esistere o sostare.
spero d’essere stata distratta al colpo.
mi accomuna questo silenzio di vitalità.
Resistente.
…
Chiedetemi allora d’essere pietra!
l’assenza della poesia mi implora di
non cadere e si fa urlo, pianto, grido:
forse meglio tacere. Suggellare le labbra.
Aspettare.
Di certo – così – il cuore muore.
Scrive Wislava Szymboska:
Siamo figli dell'epoca,
l'epoca è politica.
Tutte le tue, nostre, vostre
faccende diurne, notturne
sono faccende politiche.
Che ti piaccia o no,
i tuoi geni hanno un passato politico,
la tua pelle una sfumatura politica,
i tuoi occhi un aspetto politico.
Ciò di cui parli ha una risonanza,
ciò di cui taci ha una valenza
in un modo o nell'altro politica.
Perfino per campi, per boschi
fai passi politici
su uno sfondo politico.
Anche le poesie apolitiche sono politiche,
e in alto brilla la luna,
cosa non più lunare.
Così, solo così, dopo il buio si può ricominciare.
Scrive Francesco Guccini:
L’avvelenata
Ma s'io avessi previsto tutto questo, dati causa e pretesto, le attuali conclusioni
credete che per questi quattro soldi, questa gloria da stronzi, avrei scritto canzoni;
va beh, lo ammetto che mi son sbagliato e accetto il "crucifige" e così sia,
chiedo tempo, son della razza mia, per quanto grande sia, il primo che ha studiato…
Mio padre in fondo aveva anche ragione a dir che la pensione è davvero importante,
mia madre non aveva poi sbagliato a dir che un laureato conta più d' un cantante:
giovane e ingenuo io ho perso la testa, sian stati i libri o il mio provincialismo,
e un cazzo in culo e accuse d' arrivismo, dubbi di qualunquismo, son quello che mi resta…
Quelli-di-sinistra-che-odiano-la-sinistra Michele Serra lo scrive oggi su Repubblica.
Nella sinistra parecchie persone odiano la sinistra. Nel senso che la combattono e la temono.
Nel senso che ogni vero cambiamento degli assetti di potere, degli equilibri sociali, della distribuzione del reddito, metterebbe a rischio il loro potere, le loro aspirazioni, i loro interessi.
Purtroppo questo pezzo della sinistra è un pezzo del Pd. Avremmo potuto partire da Prodi e Rodotà e invece siamo partiti da Marini o Amato o qualcun altro che parlasse a Berlusconi. E non ci siamo fermati quando abbiamo capito che su Marini non avremmo retto. No, abbiamo deciso di andare in aula così. Non abbiamo considerato la candidatura di Rodotà perché quelli-di-sinistra-che-odiano-la-sinistra non la volevano. Non perché ci fossero altri motivi, né altre questioni.
Leggo, leggo Serra ed altri ma non mi aiuta a preparare barricate e/o di nuovo la forza di esserci. Non mi aiutano le immagini che scorrono su tv dove giovani del pd bruciano tessere dove altri giovani dicono bisogna stare dentro e s’iscrivono.
mi aiuta la poesia solo la poesia.
Scrive Lawrence Ferlinghetti:
Pietà per la nazione i cui uomini sono pecore
e i cui pastori sono guide cattive
Pietà per la nazione i cui leader sono bugiardi
i cui saggi sono messi a tacere
Pietà per la nazione che non alza la propria voce
tranne che per lodare i conquistatori
e acclamare i prepotenti come eroi
e che aspira a comandare il mondo
con la forza e la tortura
Pietà per la nazione che non conosce
nessun'altra lingua se non la propria
nessun' altra cultura se non la propria
Pietà per la nazione il cui fiato è danaro
e che dorme il sonno di quelli
con la pancia troppo piena…
Scrive Loredana Alberti:
– sono stanca e non ho parole –
non basta – dicono-occhi neriaguzzi
abbassando le braccia e la pietra.
– “ora come per il Kursk ci deve essere pure
una ricerca di parole vere”.
E la cerco, la cerco fra le mie fra le
altre fra le sole, le conosciute, le
sconosciute, le amiche:
…
non so ancora cosa donare come
Requiem con parole in forma di poesia
se non di rosa – almeno petali rosa che
al suo seno stiano calde riscaldate
dal colore del mio sangue sangue.
…
-“Siamo una generazione segnata dalla
memoria degli amici uccisi “sussurrava
ieri qualcuno. Ed io guardo intorno il vuoto
che circonda la mia vita e
faccio il conto di essere rimasta sola
per la vigliaccheria d’esistere o sostare.
spero d’essere stata distratta al colpo.
mi accomuna questo silenzio di vitalità.
Resistente.
…
Chiedetemi allora d’essere pietra!
l’assenza della poesia mi implora di
non cadere e si fa urlo, pianto, grido:
forse meglio tacere. Suggellare le labbra.
Aspettare.
Di certo – così – il cuore muore.
Scrive Wislava Szymboska:
Siamo figli dell'epoca,
l'epoca è politica.
Tutte le tue, nostre, vostre
faccende diurne, notturne
sono faccende politiche.
Che ti piaccia o no,
i tuoi geni hanno un passato politico,
la tua pelle una sfumatura politica,
i tuoi occhi un aspetto politico.
Ciò di cui parli ha una risonanza,
ciò di cui taci ha una valenza
in un modo o nell'altro politica.
Perfino per campi, per boschi
fai passi politici
su uno sfondo politico.
Anche le poesie apolitiche sono politiche,
e in alto brilla la luna,
cosa non più lunare.
Così, solo così, dopo il buio si può ricominciare.
Scrive Francesco Guccini:
L’avvelenata
Ma s'io avessi previsto tutto questo, dati causa e pretesto, le attuali conclusioni
credete che per questi quattro soldi, questa gloria da stronzi, avrei scritto canzoni;
va beh, lo ammetto che mi son sbagliato e accetto il "crucifige" e così sia,
chiedo tempo, son della razza mia, per quanto grande sia, il primo che ha studiato…
Mio padre in fondo aveva anche ragione a dir che la pensione è davvero importante,
mia madre non aveva poi sbagliato a dir che un laureato conta più d' un cantante:
giovane e ingenuo io ho perso la testa, sian stati i libri o il mio provincialismo,
e un cazzo in culo e accuse d' arrivismo, dubbi di qualunquismo, son quello che mi resta…
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