sanità day
17 Aprile 2010 Share

sanità day

 

Ma il piano sanitario non c’è più? La notizia ancora non ufficiale viene dal Presidente della Regione che, ad Agnone, ad una platea di cittadini attenta e poco propensa a concedere crediti inesigibili, ha spiegato che il documento approvato dalla sua Giunta era uno scherzo di Halloween, e che, anche per i più sprovveduti, doveva risultare chiaro che si trattava di una goliardica carnevalata, più che la seria volontà di intervenire sulla sanità molisana.

Il  Presidente si sarà accorto, come hanno scritto più interlocutori intervenendo sulla stampa, che l’atto d’accusa più pesante alla gestione della sua sanità veniva proprio dalla premessa del documento approvato. Essendo a tutti noto che non esiste al mondo un politico disponibile ad esercitare il cristiano atto della contrizione, era poco credibile un Piano che metteva sotto accusa anni e anni di gestione della  sanità.

Bene! finita la parte allegorica credo che ognuno di noi debba essere preoccupato per una situazione fuori controllo dove si rischia la deriva demagogica e populista.

Si scrive nella premessa che oggi forse non c’è più  “Il Piano di rientro per il recupero del deficit economico-finanziario, che la impegna verso i Ministeri della salute e dell’economia nell’adozione di una serie di misure di razionalizzazione e di equilibrio gestionale… una manovra complessa e molto articolata, che prevede atti urgenti ed incalzanti, talora molto incisivi, nella convinzione che si può fare molto per recuperare sprechi e duplicazioni… Questo significa riorganizzare i servizi ospedalieri, operando il difficile ma necessario superamento della duplicazione di servizi non solo collegato alla riduzione dei 361 posti letto previsti dal piano di rientro come obbligo normativo… La situazione finanziaria regionale risulta particolarmente critica e richiede una profonda ristrutturazione del sistema sanitario… E’ sicuramente necessario avviare interventi di tipo strutturale, in particolare nell’area ospedaliera e specialistica, per ricondurre gradualmente il sistema sanitario regionale nell’ambito del riequilibrio finanziario, che sta producendo un deficit di circa 90 milioni di euro annui, oltre ad un significativo debito pregresso”.

Voglio dire che questa è una costante degli atti dell’ Amministrazione regionale e ne faccio due esempi:

la premessa alla presentazione dei documenti sui Fondi Comunitari riportando le valutazioni della Commissione rende esplicite le riserve non tanto e non solo sul programma presentato ma sulle modalità con le quali sono state gestite le risorse nel quinquennio precedente. Ma a predisporre il nuovo piano e a presentarlo è esattamente chi ha gestito la fase passata;

la premessa al documento di programmazione finanziaria presentato in questi giorni esprime una critica circostanziata alla precedente amministrazione in materia di sviluppo, di capacita di favorire l’innovazione, di capacità di selezionare gli interventi.

Anomalia metodologica

Sembra la classica situazione che si presenta nella normale (anormale) metodologia politica: al cambio di maggioranza chi arriva tende ad enfatizzare i limiti di chi ha lasciato. Ma, in questo caso, chi ha lasciato è esattamente chi sta governando. Stessi uomini, stesse procedure, stesse modalità di approccio ai problemi, evitando, come la peste, il confronto vero che viene confuso con sedi più o meno strutturate di mera comunicazione.

Potremmo dire “niente di nuovo” e, se non fosse drammatico, prenderla con grande filosofia. Purtroppo ciò non ci è consentito in particolare quando si parla di sanità perché in gioco c’è la sopravvivenza del sistema, la qualità dei servizi e il peso opprimente dei debiti da pagare.

Condivido con quanti hanno scritto che non siamo in presenza di una premessa “tecnica” (anche in questo caso chi ha buona memoria può ricordare che le osservazioni della commissione al POR del Molise sono state liquidate come “fatti meramente tecnici e non di sostanza”. Ribadisco quanto detto al recente convegno organizzato dalla CGIL sulla Sanità al quale era presente sia l’Assessore che il Direttore Generale: siamo in presenza di un atto di autoaccusa che da solo sarebbe sufficiente per indurre a conseguenze immediate, sia gli amministratori pubblici, sia quelli tecnici.

Ma non sarà così. E non sarà così se non c’è una volontà popolare che espliciti la condanna  sia sul merito sia sul metodo con il quale si è gestito e si è falsata la realtà.

Ad Agnone gli interventi “non politici” hanno parlato non solo di sanità e di difesa dell’“Ospedale”. Hanno denunciato l’abbandono del territorio, l’assenza di prospettive di sviluppo, di fatica da parte delle generazioni più giovani a mantenere le loro radici. Ad Agnone le domande non hanno ricevuto risposta perché è difficile rispondere quando lo sguardo è rivolto al dito (della convenienza politica) e non alla luna (dei bisogni dei cittadini). E, mi permettano il Governatore e l’Assessore che sono intervenuti, il loro sguardo la luna non l’ha forse mai vista.

Collaborare non è assentire

Ho avuto modo di dire all’Assessore che non ha credibilità la domanda di collaborazione, se non ha quale premessa l’analisi condivisa sulle cause che hanno prodotto il dissesto, e se viene chiesta, presupponendo che collaborare significa acconsentire. Ad Agnone, il Presidente, rispondendo a un intervento di Danilo Leva, ha rimarcato con forza che Lui non ha nulla di che rimproverarsi e che la collaborazione dell’opposizione regionale non può essere vincolata.

E’ una brutta partenza! La debolezza della politica (purtroppo qualche volta anche la sua forza) sta nel rifiutare la ricerca della sintesi unitaria, in particolare sulle questioni che direttamente incidono sulla condizione di vita delle persone. Accade a livello nazionale, nelle regioni, nelle province e nelle amministrazioni locali e, ogni volta, conta più il gioco delle parti, il consenso elettorale, gli interessi da difendere,  più che la sostanza.

Anche in questo caso non essendoci un progetto condiviso, è chiaro che ognuno, in funzione del proprio ruolo, giocherà la sua partita con gli argomenti che ha, con le aspettative che ritiene più interessanti, anche se non strettamente attinenti al riordino della sanità, con lo spirito di rivalsa e di denuncia politica che è naturalmente conseguente.

Quindi il primo problema, prima ancora del merito, è la credibilità politica. Che non c’è. E all’assenza di credibilità politica si aggiunge il giudizio sulla gestione materiale della sanità, altrettanto pesante e, quindi, non c’è credibilità anche per chi ha avuto e tuttora riveste responsabilità gestionali.

La situazione è talmente grave che presuppone una iniziativa forte, concreta, di merito. E questa, dal versante politico, non possono che farla le forze politiche di maggioranza e di opposizione disponibili ad assumersi la responsabilità, come in parte hanno già fatto, della denuncia e della proposta.

Poi serve la mobilitazione popolare, da non confondere con la importante protesta già messa in campo dagli operatori della sanità, siano essi medici, tecnici, ausiliari, precari, imprese private e loro dipendenti, che ogni mese hanno l’incubo della retribuzione mancata. Le due cose devono integrarsi e non sostituirsi una all’altra perché siamo in una fase dove non è permesso pensare ai diritti dei cittadini disgiunti da quelli della gente che nella sanità lavora.

Serve un “Sanità Day”, serve organizzarlo urgentemente, serve far sentire la voce di protesta e di proposta, e non solo quella del proprio campanile.

Le responsabilità

Devo concordare, con un piccolo distinguo, con quanto scritto da Domenico Di Lisa su Altro Molise quando attribuisce responsabilità precise anche al Governo nazionale. Dice Di Lisa “Ho trovato quantomeno discutibile la decisione del Governo nazionale di “accompagnare” il Molise (in buona compagnia con il Lazio, la Campania, la Sicilia, l’Abruzzo) per il recupero del deficit economico-finanziario accumulato nella sanità, perché questo è il più formidabile invito a disattendere il principio di responsabilità al quale tutti gli amministratori ed i politici hanno il dovere di attenersi”.

Il distinguo parte dal presupposto che un Governo Nazionale ha il dovere di pensare a tutta la sua comunità anche quando amministratori improvvidi hanno prodotto guasti pesanti, perché a pagare non possono essere i più deboli. Ma, nel farlo, sarebbe stato utile attivare con maggiore concretezza l’azione di controllo sugli atti della passata legislatura regionale con l’obiettivo chiaro di individuare le ragioni del dissesto e le conseguenti responsabilità.

Il paradosso è che questa situazione si è replicata, oltre che per la sanità, anche per la gestione dell’emergenza terremoto e alluvione. Si rifinanzia, si mantengono i poteri straordinari e si lascia la gente del Molise a brontolare su come la ricostruzione non è avvenuta e su come le risorse si sono mal utilizzate.

Ciò che si sta facendo non basta a ridare fiducia ai Molisani: è necessario essere più incisivi sul come, perché, con quali responsabilità personali e collettive si è portata una regione al punto di non ritorno.

Si dirà che il popolo molisano ha, nelle recenti elezioni, ridato fiducia alla precedente maggioranza che gode, quindi, del consenso dei cittadini. Ma se i cittadini non hanno avuto strumenti adeguati per poter giudicare le responsabilità sui guasti prodotti, gli strumenti per vigilare e controllare sono nelle mani del Governo, della magistratura, degli organi di controllo.

Serve una azione di grande responsabilità: oserei dire di un “governo ombra” regionale, dove l’opposizione sia in grado di fare unità, superare la sterilità delle cento denunce, costruire una proposta, perché senza proposta non si vince e non vincono gli interessi generali della collettività molisana. Serve saper dire dei no, serve saper difendere il ruolo pubblico del sistema sanitario, serve costruire un consenso ampio perché vissuto con la gente e non a prescindere dalla gente.

E serve farlo rapidamente perché sperare che la maggioranza imploda è solo un bel sperare. E, se accadesse, in ogni caso si governa bene solo se si sa proporre bene.

E’ vero: è tempo di grande responsabilità. Nessuno, proprio nessuno, può tirarsi indietro così come nessuno può sperare in una collaborazione se a sostenere il malato è chi ha prodotto la malattia. ☺

i.stellon@gmail.com

 

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