Se non c’è la nepetella
7 Febbraio 2020
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Se non c’è la nepetella

La nepetella o nepitella è una pianta erbacea perenne, comunissima in tutto il territorio italiano, diffusa specialmente nelle zone montane fino a 1500 metri di altitudine. Predilige un clima mite, luoghi freschi vicino ai ruscelli e alle fontanelle, terreni incolti e rocciosi. È una pianta cespugliosa, legnosa alla base, con fusti alti da 20 a 50 centimetri e foglie pelose nella pagina inferiore, piccole, ovate e acute, dai margini leggermente dentellati.

Il suo nome scientifico è Calamintha nepeta, mentre non si sa con esattezza perché sia volgarmente detta nepetella. In merito sono state fatte diverse supposizioni: probabilmente il nome deriva dalla città etrusca di Nepi, che si trova nei dintorni di Viterbo. Per altri invece farebbe riferimento a nepa, termine che sembra indicare lo scorpione d’acqua in quanto si credeva che la pianta avesse il potere di allontanare i serpenti e gli scorpioni, e quello, quasi magico, di guarire dai morsi dei serpenti velenosi. Perciò veniva coltivata in grandi quantità intorno alle abitazioni.

Poiché appartiene alla famiglia delle Labiate ed è molto simile alla menta, è conosciuta anche come mentuccia. Tuttavia non condivide con la menta lo stesso genere di appartenenza Mentha. E, a differenza della menta, sfoggia dei profumatissimi fiori rosa o viola pallido dalla forma a bocca, tipica appunto delle Labiate.

Le foglie e i fiori della nepeta vanno raccolti durante il periodo della fioritura che avviene da maggio a ottobre e, oltre che consumarli freschi si possono essiccare dopo averli legati a piccoli mazzi e appesi in luogo fresco e asciutto. Ma per averla a disposizione sempre fresca è possibile coltivarla anche sul balcone, in vaso, sia in posizione soleggiata sia a mezz’ombra. Si consiglia di effettuare la semina a primavera, direttamente nel terreno piuttosto che trapiantandone le piantine, perché l’aroma che fuoriesce da eventuali radici spezzate attrae i gatti che le devastano.

La nepetella viene utilizzata in cucina per aromatizzare piatti di carne, pesce, carciofi e funghi, in particolare porcini. La si può mangiare anche cruda in insalata, con pomodorini, olio, sale e origano. Cotta per qualche minuto con olio, aglio e salsa di pomodoro, diventa un semplice e buon condimento, adatto soprattutto per il bollito. È ottima sulla pizza al posto del basilico. Un piatto tradizionale marchigiano legato alla cucina povera è la frittata con la mentuccia, considerata la pietanza che non doveva mai mancare nella prima colazione della mattina di Pasqua. La pasta alla trapanese è una ricetta a base di spaghetti o rigatoni conditi con “neputedda”, pomodorini a ciliegina e aglio. Curioso il modo di dire degli isolani dell’arcipelago delle Lipari: “La panzanella non è bella se non c’è la nepetella”, che dimostra come tale erba possa essere adoperata come aromatizzante soprattutto per le pietanze della dieta mediterranea.

Comunemente usata come erba medicinale nei tempi medioevali, la nepetella è ricca di fibre, regolarizza l’intestino e aiuta a mantenere il benessere di tutto l’organismo. Gli infusi ottenuti con le foglie sono benefici in caso di debolezza di stomaco, aiutano la digestione e stimolano le funzioni epatiche. Gli oli essenziali di questa pianta sono invece attivi come antibiotico naturale e costituiscono un efficace rimedio in caso di raffreddore, tosse, febbre e altri problemi del sistema respiratorio. La nepitella è utilizzata anche per la pulizia del viso e per combattere l’acne: le foglie vengono messe in infusione per 10 minuti e successivamente passate sul viso con un batuffolo di cotone per pulirlo e disinfettarlo.

Attenzione però a non abusare della nepetella, perché le viene riconosciuto un discreto potere eccitante sul sistema nervoso: abbondanti bevute di infusi possono provocare tachicardia ed è sconsigliata in gravidanza.☺

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