Siamo complici
11 Novembre 2015
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Siamo complici

“Non sono stato io”. “Non sono Stato, io”. Che una virgola modifichi il senso di una frase è vero quanto che le maiuscole possono cambiare il significato di una parola.

Il 22 ottobre ricorre l’anniversario della morte di Stefano Cucchi. “Stefano non era un santo, e qualche cosa di sé la voleva cambiare. Qualche precedente per spaccio di droga e una vita in parte da recuperare” (Fabrizio Moro). Una sera venne trovato in possesso di sostanze stupefacenti e portato in carcere. Il giorno dopo arrivò in tribunale per l’udienza di convalida con volto gonfio e lividi intorno agli occhi, faticava a camminare. Secondo la ricostruzione della procura di Roma, sarebbero stati i segni del pestaggio che subì in cella. Il ricovero richiesto non avvenne. Morì a 32 anni e 37 kg. di peso.

“Non è possibile massacrare una persona che è nelle mani dello Stato”, disse in un’intervista il padre di Federico Aldrovandi, il ragazzo protagonista di uno scontro violento con una pattuglia. Il personale del 118 lo trovò “riverso a terra, prono con le mani ammanettate dietro la schiena”, “era incosciente e non rispondeva”. Il torace schiacciato sull’asfalto dalle ginocchia dei poliziotti che si dichiarano stupiti della morte della vittima, che “stava benissimo prima dell’arrivo dei sanitari”, mentre la registrazione della centrale operativa riporta: “l’abbiamo bastonato di brutto. Adesso è svenuto, non so. È mezzo morto”.

Capita diverse volte. Manganelli rotti, colpi di pistola partiti involontariamente, colluttazioni finite male. La situazione càpita, ma non viene capìta (l’accento su una lettera modifica il significato della parola). Una divisa può offrire protezione, una pistola garanzie, un nome importanza. Siamo complici degli omicidi di Stato perché indifferenti, inermi rispetto ad essi. E invece di affermare che no, non siamo stati noi, dovremmo rivalutare il concetto di Stato. Ne siamo responsabili semplicemente perché siamo italiani, perché lo stato è formato da tutti i cittadini. Una responsabilità da cui dovrebbero derivare senso di colpa e occasione di ribellione, voglia di verità. Ma finché non capitano nella nostra realtà, le verità sottoposte a censura, a silenzio, non ci sembrano reali. “La verità muore nei segreti” (F.M.) che non ci interessa scoprire. Forse, più che guardare il tg, leggere i giornali, dovremmo camminare per strada e osservare il barbone affamato, il disoccupato disperato, l’imprenditore fallito, il lavoratore non retribuito.

É un omicidio di Stato anche il suicidio di un uomo che non riesce a pagare le tasse, a saldare i debiti con Equitalia, che riceve una multa corposa per motivi impensabili. Perché, se non ve ne foste accorti, stanno succedendo cose impensabili. Hai invitato i tuoi amici alla vendemmia? Multato con 19.500 euro. Vai a caccia di tartufi con un numero di cani superiore a quello previsto dalla legge? 10.000 euro. Tua moglie ti aiuta al negozio ma tu non le hai fatto un contratto? Facciamo 2.000, dai. E visto che non si muore solo di omicidi, è colpa dello Stato se una donna viene violentata o muore dopo un parto, se un disabile viene malmenato, un uomo non curato o mal curato, un mafioso scarcerato, un bimbo ammazzato, uno stalker non arrestato. Ed è ingiusto che i cittadini, che non sanno come sfamare la propria famiglia, debbano indebitarsi per la vita agiata che permettiamo a politici e mafiosi. É ingiusta anche la legge, spesso. Perché lo permettiamo? Nella convinzione della sicurezza, rinunciamo alla libertà, alla dignità. Come possiamo accettare la dipendenza, la sofferenza, la crudeltà? Preferiamo togliere gli occhiali per restare miopi.

Se continuiamo ad usare la calcolatrice manomessa che ci hanno dato, i conti non torneranno! Stiamo dando tempo per creare condizioni adeguate ad un fallimento di cui ci accorgeremo quando ormai sarà troppo tardi per riparare. Ci lasciamo manipolare. Ci lasciamo tranquillizzare da bugie. Ma davvero crediamo che l’Italia si riprenderà, che aziende assumeranno, che imprese apriranno, che l’età pensionabile diminuirà, che le tasse verranno ridimensionate, il vero diritto allo studio concesso? I diritti stanno diventando a pagamento e noi non avremo soldi per comprarli. Stiamo diventando invisibili e inutili, serviamo a chi ci governa esclusivamente da scuse e da cause. Mentre noi ci accusiamo a vicenda. Siamo cani disperati che abbaiano, e “cane che abbaia non morde”. D’altronde, per merito delle loro precauzioni, siamo legati al guinzaglio. Moriremo di fame, di rabbia e di sogni. ☺

 

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