Stato d’accusa
17 Gennaio 2020
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Stato d’accusa

U.S.A.- rapporto amore-odio, pos- so affermare senza alcuna riserva. E tenterò di spiegarmi.

Premesso che la nostra società occidentale risulta fortemente influenzata, in ogni settore si può dire, dal mondo angloamericano e che il potere reale che questa nazione esercita non si limita ai semplici condizionamenti culturali o mediatici, ho sempre cercato di esprimere una ponderata opinione al riguardo.

Sono profondamente convinto che gli Stati Uniti d’America siano oggettivamente una grande nazione democratica: la Costituzione – una delle prime nella storia ad essere stata “scritta” -, gli articoli aggiunti successivamente in aderenza alle mutate condizioni storiche (gli emendamenti), la rotazione degli incarichi con la dichiarata non rinnovabilità oltre il mandato svolto, sono tutti elementi che esprimono la visione di una società che, nel rispetto dell’ individuo, vuole offrire ad ognuno l’opportunità di prendere parte alla vita politica, a ricoprire un incarico pubblico. Almeno in linea teorica!

La Costituzione degli Stati Uniti, nel suo Preambolo, pone l’accento su chi siano i soggetti tutelati dalla Carta: “Noi, popolo degli Stati Uniti”; nella nostra, invece, l’accento è posto sulla Stato (“L’Italia è una repubblica democratica …”). Ne discende quindi che l’individuo è alla base della società americana; è l’individuo che deve vedere rispettati i propri diritti, ricercare – è sempre la Costituzione a dirlo – la propria “felicità”, ma al tempo stesso essere sottoposto ai doveri che il suo status gli impone: lavorare, pagare le tasse, comportarsi lealmente, e se poi riveste un incarico pubblico/politico astenersi da corruzione, interesse, menzogna.

Da tali premesse appare naturale che ogni deviazione da questa impostazione vada censurata, bloccata, perseguita anche legalmente. È facile quindi comprendere perché recentemente l’attuale inquilino della Casa Bianca, il presidente in carica Donald Trump sia stato sottoposto alla procedura del cosiddetto impeachment [pronuncia: impic/ment].

Il vocabolo è il sostantivo astratto derivato dal verbo impeach [pronuncia: impic] che significa citare, porre in questione l’integrità o validità di una persona, come pure accusare qualcuno di tradimento o crimine contro lo Stato; in italiano impeach- ment corrisponde alla “messa in stato di accusa” e si riferisce quindi al procedimento con cui si rende possibile il rinvio a giudizio del presidente, o chiunque altro ricopra una carica pubblica, nel caso in cui vengano appurati illeciti nell’esercizio delle funzioni. Secondo le leggi degli Stati Uniti il procedimento potrebbe riguardare sia i componenti dell’esecutivo quali presidente, vicepresidente, ma anche funzionari delle amministrazioni statali e i giudici delle giurisdizioni federali. L’accusa viene discussa e poi elevata dalla Camera dei Rappresentanti – organo simile alla nostra camera dei Deputati – mentre il giudizio spetta al Senato, presieduto, in caso di impeachment presidenziale, dal presidente della Corte Suprema e la maggioranza valida è quella dei due terzi dei presenti. È bene ribadire che i senatori sono cento e che l’attuale assemblea risulta costituita in maggioranza dal partito repubblicano, ossia il partito del presidente Trump!

Tradimento, corruzione e “altri gravi crimini e misfatti” sono i casi previsti dalla Costituzione americana per attivare l’impeachment che spesso non viene concluso perché non si riescono a definire quali siano stati gli illeciti commessi; nel caso di Trump, infatti, sono emerse varie controversie. Nel caso in cui il presidente risulti colpevole sono previste la destituzione dalla carica e l’interdizione dai pubblici uffici. Nella storia americana si sono verificati più volte casi in cui i presidenti hanno rischiato la procedura – si pensi a Richard Nixon o a George W. Bush – mentre due volte è stata avviata l’effettiva messa in stato d’accusa del presidente; entrambi i casi si sono conclusi con l’assoluzione: il primo nella seconda metà dell’‘800 a carico del successore di Abramo Lincoln, Andrew Johnson, che aveva effettuato delle nomine senza consultare il Senato; il secondo, più recente, a carico di Bill Clinton, colpevole di aver mentito pubblicamente riguardo al caso Lewinsky.

Comunque vadano le cose, presunto o concluso, impeachment mi sembra un giusto metro per determinare il grado di democrazia di una nazione.☺

 

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