A pagina 7 dell’appello del Pubblico Ministero, avverso la sentenza del Tribunale di Larino, sui fatti di San Giuliano di Puglia, si legge: “Il territorio di San Giuliano era o no a rischio sismico? Andavano lì rispettate le norme antisismiche?”. Se alla domanda si dà una risposta affermativa tutti gli imputati sono da condannare. Il Tribunale ha invece ritenuto che tali norme non fossero obbligatorie per il Comune di San Giuliano, ma quello che a noi interessa rilevare è appunto come su tale argomento fossero vicine sia la tesi del Pubblico Ministero che quella del Tribunale.
Non si tratta della rilevanza penale del fatto ma delle responsabilità politiche nella tragica vicenda del 31/10/2002. Se il dato scientifico fornito dalla commissione istituita dal Prof. Barberi indicava, nel 1998, San Giuliano di Puglia ad alto rischio sismico, informazione conosciuta da tutti per essere contenuta in un provvedimento del Governo, perché è stato ignorato dallo stesso esecutivo che non ha proceduto alla riclassificazione delle zone sismiche per quasi cinque anni?
Il Tribunale ha risposto così: l’incaglio del provvedimento (riclassificazione) nel “pantano” burocratico è durato fino a marzo 2003, quando probabilmente sull’onda emotiva della tragedia della scuola Jovine, la classificazione sismica del territorio italiano, presupposto per l’applicazione della normativa antisismica, è stata finalmente aggiornata.
Il Pubblico Ministero: l’iniziativa del sottosegretario Barberi fu finalizzata alla formulazione di una proposta di riqualificazione sismica e non certo a finalità di agevolazioni fiscali di sorta. Le quali ultime, in realtà finirono col costituire un successivo espediente legislativo per anticipare gli effetti delle acquisizioni scientifiche ai fini di una nuova classificazione sismica in attesa della sua formalizzazione da parte del Governo distratto.
Il primo parla di pantano burocratico, il secondo di Governo distratto; per una volta accusa, difesa e giudice parlano lo stesso linguaggio e questo non è poco ai fini dell’accertamento della verità.
Il lavoro di Barberi che fu peraltro anche oggetto di una Ordinanza del Governo, fu trasmesso oltre che all’Esecutivo anche ai singoli Parlamentari, alle Regioni, Province e Comuni. Non risulta che alcuno dei suddetti abbia mai alzato un dito perché quel documento scientifico di estrema delicatezza e rilevanza assumesse anche i crismi burocratici e formali della classificazione antisismica. Nessuno fece nulla. Solo dopo la tragedia si corse ai ripari. Il Dott. Gianmichele Salvi, sentito dal giudice, rese questa dichiarazione: successivamente al terremoto del Molise, fu costituito un gruppo di lavoro che io ho coordinato, al quale venne richiesto di procedere ad una proposta di classificazione del territorio nazionale ed alla redazione di nuove norme tecniche, per la progettazione in zona sismica. Questo gruppo fu costituito, mi pare nei primi giorni di dicembre, mi posso sbagliare di un giorno o due, ed il 15 gennaio consegnammo quanto era richiesto. La Commissione era stata costituita dal Consiglio dei Ministri, quindi io trasmisi al sottosegretario Letta, il 15 gennaio, questi documenti, furono inseriti in un’ordinanza il 20/03/2003 (nuova classificazione).
Lungi da noi l’idea di ricercare responsabilità penali nella vicenda, non è nostro compito; eppure non riusciamo a comprendere come mai sia stato concesso al Comune di San Giuliano, per la sopraelevazione della scuola, un contributo dalla Regione senza imporre il rispetto di norme antisismiche così come indicava l’Ordinanza 2788 del 1988, tante volte richiamata dal Pubblico Ministero: sempre di soldi pubblici si trattava. I funzionari Regionali, anch’essi sentiti a dibattimento, hanno asserito che nessuna carta era mai pervenuta dal Comune di San Giuliano in ordine alla sopraelevazione della scuola: ma la richiesta dei fondi, quella sì. ☺
A pagina 7 dell’appello del Pubblico Ministero, avverso la sentenza del Tribunale di Larino, sui fatti di San Giuliano di Puglia, si legge: “Il territorio di San Giuliano era o no a rischio sismico? Andavano lì rispettate le norme antisismiche?”. Se alla domanda si dà una risposta affermativa tutti gli imputati sono da condannare. Il Tribunale ha invece ritenuto che tali norme non fossero obbligatorie per il Comune di San Giuliano, ma quello che a noi interessa rilevare è appunto come su tale argomento fossero vicine sia la tesi del Pubblico Ministero che quella del Tribunale.
Non si tratta della rilevanza penale del fatto ma delle responsabilità politiche nella tragica vicenda del 31/10/2002. Se il dato scientifico fornito dalla commissione istituita dal Prof. Barberi indicava, nel 1998, San Giuliano di Puglia ad alto rischio sismico, informazione conosciuta da tutti per essere contenuta in un provvedimento del Governo, perché è stato ignorato dallo stesso esecutivo che non ha proceduto alla riclassificazione delle zone sismiche per quasi cinque anni?
Il Tribunale ha risposto così: l’incaglio del provvedimento (riclassificazione) nel “pantano” burocratico è durato fino a marzo 2003, quando probabilmente sull’onda emotiva della tragedia della scuola Jovine, la classificazione sismica del territorio italiano, presupposto per l’applicazione della normativa antisismica, è stata finalmente aggiornata.
Il Pubblico Ministero: l’iniziativa del sottosegretario Barberi fu finalizzata alla formulazione di una proposta di riqualificazione sismica e non certo a finalità di agevolazioni fiscali di sorta. Le quali ultime, in realtà finirono col costituire un successivo espediente legislativo per anticipare gli effetti delle acquisizioni scientifiche ai fini di una nuova classificazione sismica in attesa della sua formalizzazione da parte del Governo distratto.
Il primo parla di pantano burocratico, il secondo di Governo distratto; per una volta accusa, difesa e giudice parlano lo stesso linguaggio e questo non è poco ai fini dell’accertamento della verità.
Il lavoro di Barberi che fu peraltro anche oggetto di una Ordinanza del Governo, fu trasmesso oltre che all’Esecutivo anche ai singoli Parlamentari, alle Regioni, Province e Comuni. Non risulta che alcuno dei suddetti abbia mai alzato un dito perché quel documento scientifico di estrema delicatezza e rilevanza assumesse anche i crismi burocratici e formali della classificazione antisismica. Nessuno fece nulla. Solo dopo la tragedia si corse ai ripari. Il Dott. Gianmichele Salvi, sentito dal giudice, rese questa dichiarazione: successivamente al terremoto del Molise, fu costituito un gruppo di lavoro che io ho coordinato, al quale venne richiesto di procedere ad una proposta di classificazione del territorio nazionale ed alla redazione di nuove norme tecniche, per la progettazione in zona sismica. Questo gruppo fu costituito, mi pare nei primi giorni di dicembre, mi posso sbagliare di un giorno o due, ed il 15 gennaio consegnammo quanto era richiesto. La Commissione era stata costituita dal Consiglio dei Ministri, quindi io trasmisi al sottosegretario Letta, il 15 gennaio, questi documenti, furono inseriti in un’ordinanza il 20/03/2003 (nuova classificazione).
Lungi da noi l’idea di ricercare responsabilità penali nella vicenda, non è nostro compito; eppure non riusciamo a comprendere come mai sia stato concesso al Comune di San Giuliano, per la sopraelevazione della scuola, un contributo dalla Regione senza imporre il rispetto di norme antisismiche così come indicava l’Ordinanza 2788 del 1988, tante volte richiamata dal Pubblico Ministero: sempre di soldi pubblici si trattava. I funzionari Regionali, anch’essi sentiti a dibattimento, hanno asserito che nessuna carta era mai pervenuta dal Comune di San Giuliano in ordine alla sopraelevazione della scuola: ma la richiesta dei fondi, quella sì. ☺
A pagina 7 dell’appello del Pubblico Ministero, avverso la sentenza del Tribunale di Larino, sui fatti di San Giuliano di Puglia, si legge: “Il territorio di San Giuliano era o no a rischio sismico? Andavano lì rispettate le norme antisismiche?”. Se alla domanda si dà una risposta affermativa tutti gli imputati sono da condannare. Il Tribunale ha invece ritenuto che tali norme non fossero obbligatorie per il Comune di San Giuliano, ma quello che a noi interessa rilevare è appunto come su tale argomento fossero vicine sia la tesi del Pubblico Ministero che quella del Tribunale.
Non si tratta della rilevanza penale del fatto ma delle responsabilità politiche nella tragica vicenda del 31/10/2002. Se il dato scientifico fornito dalla commissione istituita dal Prof. Barberi indicava, nel 1998, San Giuliano di Puglia ad alto rischio sismico, informazione conosciuta da tutti per essere contenuta in un provvedimento del Governo, perché è stato ignorato dallo stesso esecutivo che non ha proceduto alla riclassificazione delle zone sismiche per quasi cinque anni?
Il Tribunale ha risposto così: l’incaglio del provvedimento (riclassificazione) nel “pantano” burocratico è durato fino a marzo 2003, quando probabilmente sull’onda emotiva della tragedia della scuola Jovine, la classificazione sismica del territorio italiano, presupposto per l’applicazione della normativa antisismica, è stata finalmente aggiornata.
Il Pubblico Ministero: l’iniziativa del sottosegretario Barberi fu finalizzata alla formulazione di una proposta di riqualificazione sismica e non certo a finalità di agevolazioni fiscali di sorta. Le quali ultime, in realtà finirono col costituire un successivo espediente legislativo per anticipare gli effetti delle acquisizioni scientifiche ai fini di una nuova classificazione sismica in attesa della sua formalizzazione da parte del Governo distratto.
Il primo parla di pantano burocratico, il secondo di Governo distratto; per una volta accusa, difesa e giudice parlano lo stesso linguaggio e questo non è poco ai fini dell’accertamento della verità.
Il lavoro di Barberi che fu peraltro anche oggetto di una Ordinanza del Governo, fu trasmesso oltre che all’Esecutivo anche ai singoli Parlamentari, alle Regioni, Province e Comuni. Non risulta che alcuno dei suddetti abbia mai alzato un dito perché quel documento scientifico di estrema delicatezza e rilevanza assumesse anche i crismi burocratici e formali della classificazione antisismica. Nessuno fece nulla. Solo dopo la tragedia si corse ai ripari. Il Dott. Gianmichele Salvi, sentito dal giudice, rese questa dichiarazione: successivamente al terremoto del Molise, fu costituito un gruppo di lavoro che io ho coordinato, al quale venne richiesto di procedere ad una proposta di classificazione del territorio nazionale ed alla redazione di nuove norme tecniche, per la progettazione in zona sismica. Questo gruppo fu costituito, mi pare nei primi giorni di dicembre, mi posso sbagliare di un giorno o due, ed il 15 gennaio consegnammo quanto era richiesto. La Commissione era stata costituita dal Consiglio dei Ministri, quindi io trasmisi al sottosegretario Letta, il 15 gennaio, questi documenti, furono inseriti in un’ordinanza il 20/03/2003 (nuova classificazione).
Lungi da noi l’idea di ricercare responsabilità penali nella vicenda, non è nostro compito; eppure non riusciamo a comprendere come mai sia stato concesso al Comune di San Giuliano, per la sopraelevazione della scuola, un contributo dalla Regione senza imporre il rispetto di norme antisismiche così come indicava l’Ordinanza 2788 del 1988, tante volte richiamata dal Pubblico Ministero: sempre di soldi pubblici si trattava. I funzionari Regionali, anch’essi sentiti a dibattimento, hanno asserito che nessuna carta era mai pervenuta dal Comune di San Giuliano in ordine alla sopraelevazione della scuola: ma la richiesta dei fondi, quella sì. ☺
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