ultimo viaggio
21 Marzo 2010 Share

ultimo viaggio

 

Dentro Si scivola. Sul pavimento c’è di tutto. Sudore, escrementi, lacrime. I corpi accasciati di quelli che non ce la fanno a stare in piedi. Quando cedono le ginocchia è finita. Le ginocchia hanno in sé il segreto della voglia di vivere. C’è chi pensa che la volontà stia nella mente, nel cuore. Io so che sta nelle ginocchia! Non so da quanto dura questo viaggio, il tempo si dilata e si rattrappisce qui dentro. Siamo saliti che era mattina. Una mattina come tante, col sole ancora tiepido, le ombre lunghe e sbiadite. Non lo sappiamo mica dove ci stanno portando. E chi c’era mai salito su uno di questi cosi che vanno così veloci, che vanno così lontano. Dalle fessure entra ancora la luce del sole. Ma durerà poco. È un sole già stanco. Qualcuno si lamenta. La maggior parte di noi ha gli occhi sgranati, increduli. Io sono pure basso e mi tocca annusare i culi di quelli che mi stanno vicini. Si può provare invidia anche all’inferno? Ecco io invidio quelli che stanno vicino alle pareti. Almeno possono voltare le spalle e far finta di essere da un’altra parte.

Davanti Non ci sto più. Questo è l’ultimo carico. Poi smetto. Vado in pensione. Anni di onorato servizio e quanto mi daranno? Una miseria. E pensare che c’è gente che non mi parla più, proprio a causa del lavoro che faccio. Dopotutto qualcuno li deve pur guidare questi cosi. Niente potrebbe essere com’è se non ci fossero quelli come me. Siamo noi che portiamo avanti la baracca. Ogni baracca. Quelli che stanno in alto decidono ma deve esserci chi esegue, chi muove gli ingranaggi, olia il meccanismo, ripara le falle. Insomma quelli che fanno il lavoro sporco. Se avessi potuto studiare ora non starei qui di certo. Ma come farebbe il mondo senza gli ignoranti, senza quelli disposti a fare di tutto? Stare dietro a una scrivania piace a tutti, ma le scrivanie non bastano mai.

Fuori È salita la nebbia. Prima di domattina arriverà il nuovo carico. Vengono da lontano questa volta. Dice che siano molti. Toccherà contarli, dividerli, metterli in fila. Non so se sia più estenuante l’attesa o il lavoro vero e proprio. Quello che è certo è che entrambi vanno fatti senza pensare.

Dentro Sono sfinito. Dormo in piedi. È una cosa che ho sempre fatto. È facile. Chiudo gli occhi e mi addormento. E quando mi sveglio sono sempre nella stessa posizione. Le mie ginocchia resistono, malgrado me. Ormai è buio. Dalle fessure viene la luce ghiaccia della luna. Sembriamo tutti grigi, inzuppati nell’argento. Chissà se torneremo mai liberi. A me la libertà piace talmente tanto. Mi piace il vento negli occhi quando corro. La sensazione di sentire quelle lacrimucce fredde che non fanno male. Sono lacrime di gioia quelle, le fa spuntare il vento e poi le porta via. Fa collezione di lacrime il vento.

Davanti Fa proprio freddo stanotte. Se continua così tra poco farà la neve. Comunque sempre meglio che viaggiare in estate. Il puzzo, quando fa caldo, arriva fino a qui. Specialmente quando ci si mette di mezzo anche il vento. Finché c’è la velocità non è un problema, ma se devo rallentare per qualsiasi motivo allora il vento mi porta addosso il loro odore di bestie impaurite. Una cosa che prende lo stomaco. Che fa venire la voglia di piangere anche a me che di questi viaggi ne ho fatti parecchi.

Fuori Si sente il rumore. Eccoli. Ora bisogna stare tutti pronti. Contarli, dividerli, metterli in fila. I più vecchi da una parte, le femmine, i piccoli. È sempre un momento convulso questo. Da un momento all’altro il silenzio si riempie di rumori, di odori, di occhi. Bisogna fare attenzione perché scendendo si pestano, si accavallano, pisciano, cacano dappertutto. E poi bisogna recuperare quelli che non sono scesi. Salire là sopra, nel puzzo, per vedere se ne è rimasto qualcuno rincantucciato in un angolo.

Dentro Io adesso mi metto giù. Sono stanco. Le ginocchia non mi tengono più. Non avevo nemmeno mangiato. Mi sento svenire dalla fame. Lo so che è tutto sporco. Che gli altri possono pestarmi. Lo so, ma non me ne importa più niente.

Il carro bestiame si ferma. L’autista va al bagno. L’inserviente divide i vecchi dalle femmine, gli adulti dai puledri. La carne equina è nutriente. Migliora il sangue, aiuta la crescita. Qualcuno deve pur sacrificarsi per il bene della razza.☺

paolapresciuttini@virgilio.it

 

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