stupore di un amore
14 Aprile 2010 Share

stupore di un amore

 

Taizé è sì un villaggio di pochi abitanti nei pressi di Cluny in Francia, ma è ancor più una persona: Roger Schutz, sorriso mite, occhi che scrutano in profondità senza mettere a disagio, volto che infonde fiducia.

Roger, figlio di un pastore protestante, nasce in Svizzera nel 1915. la ricerca di Dio caratterizza la sua vita di ragazzo, il Dio a cui si consacrerà dopo una crisi di fede superata leggendo i “Pensieri” di Pascal. “Scommet- tere su Dio” è la sfida che lancia il filosofo scienziato francese; “Tu o Cristo mi ripetevi vieni, seguimi. E un giorno ho capito, Tu volevi la mia adesione incondizionata” è la risposta di Roger.

Nel 1940 mentre l’Europa è sconvolta da odio e violenze, seminati da una guerra che diventerà sempre più atroce, Roger con una bicicletta attraversa il confine e va in Francia in cerca di una casa che diventi luogo di accoglienza per tutti, testimonianza concreta dell’amore di Dio per gli uomini. Nelle parole di un’anziana signora di Taizé che lo invita a rimanere: “Uno di più, che arriva da fuori, darà coraggio a tutti”, vi riconosce la voce di Dio e così prima da solo, poi raggiunto dai primi compagni, tra cui Max Thurian, avvia una comunità monastica, la prima all’interno del protestantesimo dalla riforma di Martin Lutero.

A pochi chilometri da Cluny, dove un monastero segna col suo prestigio la fine del primo millennio, ecco sorgere una nuova comunità, abitata da cristiani di diverse confessioni, che, lievitando costantemente, grazie a sempre nuove presenze, rischiara la fine del secondo millennio.

Angelo Roncalli che ha modo, da nunzio apostolico in Francia, di apprezzare “quella piccola primavera” nella Chiesa che è Taizé, divenuto papa col nome di Giovanni XXIII, lo vuole come osservatore al Concilio Vaticano II: è il riconoscimento dell’impegno ecumenico della sua comunità che vive l’unanimità nel pluralismo.

Intanto sulla collina di Taizé, a gruppi sempre più numerosi, cominciano ad arrivare i giovani che vogliono “vivere l’insperato”, che vogliono scoprirsi uomini di comunione in una dinamica di lotta e contemplazione. Roger per tutti ha una risposta: riconciliarsi per essere credibili. All’entrata della nuova chiesa, in varie lingue, è scritto: “Riconciliatevi voi che entrate: il padre col proprio figlio, il marito con la propria moglie, il credente con colui che non può credere, il cristiano col proprio fratello”.

Nella pasqua del 1970 annuncia agli oltre duemila giovani presenti nella chiesa: “per vivere questa gioiosa notizia, noi faremo un concilio dei giovani”. Giovani di tutto il mondo si mettono in cammino per tessere legami, per scoprire reciprocità tra i continenti. Il 30 agosto 1974 quarantamila giovani di più di cento nazioni, iniziando la preghiera per tutti gli uomini della terra, aprono il concilio che proseguirà negli anni successivi.

Agli incontri, possibili tutto l’anno a Taizé, da oltre un ventennio si è aggiunto il “pelle- grinaggio di fiducia” che riunisce i giovani provenienti da tutti i paesi dell’Europa in una città, fra la fine di dicembre e l’inizio dell’anno nuovo.

A Taizé si scopre che è possibile semplificare la propria vita, che gli altri sono una ricchezza, che la condivisione non impoverisce, che la storia va scritta mettendosi dalla parte degli ultimi, che Dio abita la vita di ogni uomo, che Cristo risorto fa della vita dell’uomo una festa continua.

Utopia? Forse; su quella collina però grazie a frère Roger, assassinato durante la preghiera della sera da una squilibrata il 16 agosto 2005, si ha la certezza che il sogno di molti è già realtà. ☺

 

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