territori in fumo
21 Marzo 2010 Share

territori in fumo

 

Sognare oggi non è più pensare l’inverosimile, come fino a ieri si sosteneva, ad esempio, nella tradizione americana. Era, infatti, consolidata la certezza che ogni persona degli USA poteva diventare miliardario in una società aperta allo spirito d’impresa, all’avventura individuale. Teoricamente, anche il più povero avrebbe potuto sognare di diventare ricco, di «battersi» e di «vincere»: be a winner, sii un vincitore, è stato lo slogan al quale si ispirava l’americano medio.

             La crisi in cui, dietro agli USA capofila del mondo occidentale, siamo immersi sta facendoci toccare con mano la realtà mai sconfitta della povertà e la bolla menzognera del motto: “sii vincitore”, così come la si è pronunciata finora. Anche davanti al crollo del muro di Berlino l’occidente proclamò “abbiamo vinto”. Non  si volle prendere consapevolezza che aveva perso una visione del mondo contrapposta e bloccata. Finito per tutti un mondo, doveva sorgerne uno nuovo secondo altri criteri, quello dei diritti e della pacifica e solidale convivenza. Così avrebbero potuto vincere la pace e  lo sviluppo dei popoli. La strada percorsa fu tracciata da vincitori che si ritennero padroni del mondo. E la stampa con tenacia menzognera continuò a “tradurre” i programmi del potere tanto che i “National Strategy Security” divennero “Strategia della sicurezza mondiale”.

Avremo ancora diritto di sognare un mondo altro: equo, capace di sviluppo per tutti, nella pace e nella cooperazione, dentro una economia sana perché non sacrifica l’uomo, il territorio, l’ambiente, il lavoro, la dignità delle persone e il futuro delle prossime generazioni?

Anche nel nostro piccolo Molise sono crollati uno ad uno i “sogni”. Primo fra tutti quello che vedeva nel Molise un futuro per le generazioni giovani, costrette oggi a seguire  l’unica vocazione dei padri e la costante rinnovata opportunità: l’esodo.

Ai residenti invecchiati era rimasto il sogno del territorio pulito. Ci veniva detto che il territorio non contaminato dallo sviluppo rappresentava una fortuna, un valore, in termini di  sviluppo economico, «inestimabile». Con diabolica tenacia i governi del territorio – Regione,  Province e Comuni – ne hanno deciso lo sfascio. Con lo stile mai tramontato di Pilato si lavano le mani, ovvero, fanno fare ad altri, sempre pronti ad accogliere progetti industriali “innovativi”: dalle chimiche di Termoli, alla centrale turbogas da 800 MW (si era studiata la “fattibilità” per altre sei),  all’eolico selvaggio. Ora il governo nazionale suggerisce – al Molise imporrà – il nucleare.

Nel «Piano Energetico – ambientale Regionale» (PER) del 2005 vi era stata la scelta privilegiata dell’energia eolica insieme a quella fotovoltaica e all’idroelettrica per la produzione della quota spettante di energia pulita. L’eolico, ha avuto uno sviluppo rapido ma selvaggio; senza un “protocollo regionale” che sostenesse i sindaci abbandonati a se stessi. Rimaneva la flebile speranza  che non si superassero i 550 pali previsti dalla regione. Come nelle guerre recenti l’insidia davvero fatale proviene dal “fuoco amico”. L’attuale governo Berlusconi – deputato del Molise – impugna presso la corte costituzionale il limite imposto. Il governo regionale “lascia fare” all’amico; “non si costituisce davanti alla corte per sostenere il giusto diritto a decidere – denuncia il consigliere Petraroia – sebbene ci siano già richieste che porterebbero a 1200 i pali attuali”. Nel giro di un quinquennio buona parte delle nostre cime collinari si sono “arricchite” di queste pale che girano, per la tasca di industriali forestieri, ma accolti a braccia aperte senza neppure una “convenzione tipo” che tuteli i comuni e li obblighi a dei criteri: ognuno despota assoluto del territorio di tutti.

Il PER faceva intravedere un’altra certezza: non avremmo avuto le centrali a “biomassa” per il semplice motivo (punti da 5.4 a 5.7) che la scelta“trova notevoli difficoltà realizzative nel reperimento delle biomasse a livello locale” (p.70). Una dettagliata analisi supporta il giudizio: non risulta economico l’uso di residui zootecnici né delle “biomasse forestali” né di quelle da residui agricoli, neppure da RSU (Residui solidi Urbani) in quanto non vantaggiosa la produzione, la raccolta e lo stoccaggio delle biomasse autoctone. Arrivano però i progetti. Alle biomasse già in funzione a Pozzilli, da 40 MW – la seconda più grande d’Italia – e a Termoli – che  importa l’80% delle 83.500 tonnellate di combustibili necessari (p. 59) – si aggiunge per ora il  progetto Mafalda da 20 + 20 MW propugnata dallo stesso sindaco in carica contro il rifiutato della popolazione, e, pare, siano in corso richieste di autorizzazioni per altre sei centrali in Molise. Che farà la Regione? Dovrebbe essere coerente col proprio “Piano”! Invece qualcosa, non di buon auspicio, ha già fatto. Nel POR-FESR 2007-2013 (Programma Operativo Regionale – Fondo Europeo di Sviluppo Regionale 2007-2013), alla tabella 3.6a (p.71) “Ripartizione indicativa del contributo comunitario per categoria di spesa” troviamo destinati € 514.225 all’eolico ed € 1.542.678 sia al fotovoltaico, che alle biomasse, e all’idroelettrico. Certi che risulta antieconomico bruciare biomasse molisane, quale fiume di materiale sarà importato e di che genere? A quale industriale, per il suo sicuro profitto, andranno i fondi per le biomasse? A noi resteranno – è nostra certezza non del governo pronto a ribaltare la propria – i fumi intossicanti delle centrali e dei trasporti, le ceneri da smaltire per migliaia di tonnellate e il territorio ancor più devastato: fine dell’ultimo sogno per “fuoco amico”☺

*Coordinatore Area Caritas – Pastorale Sociale e del Lavoro

della diocesi di Termoli-Larino

 

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