Turismo sostenibile
30 Aprile 2017
La Fonte (351 articles)
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Turismo sostenibile

Il 2017 è stato dichiarato dall’ONU anno del turismo sostenibile. Ma cosa significa sostenibile? Stando alle varie definizioni, sostenibilità è considerata la prerogativa essenziale per garantire la stabilità di un ecosistema. Per quanto ci riguarda la definizione di turismo sostenibile passa per il trittico dello sviluppo sostenibile, cioè: tollerabile a lungo termine dal punto di vista ecologico; realizzabile sul piano economico; equo, sul piano economico e sociale, per le popolazioni locali. Ancora, il principio di turismo sostenibile è stato definito nel 1988 dall’Organizzazione Mondiale del Turismo (OMT): “Le attività turistiche sono sostenibili quando si sviluppano in modo tale da mantenersi vitali in un’area turistica per un tempo illimitato, non alterano l’ambiente (naturale, sociale ed artistico) e non ostacolano o inibiscono lo sviluppo di altre attività sociali ed economiche”.
Al movimento, che si è creato e sviluppato negli anni, manca in parte, secondo me, la capacità di imporre ai cittadini e governanti (vabbè scusate) la cultura della bellezza. I molti sforzi fatti per sensibilizzare le persone ad un diverso stile di vita trovano di contro ancora discariche abusive, un’agricoltura che fa largo uso di pesticidi, mari e fiumi troppo sporchi, cementificazione selvaggia, città non vivibili.
Dostoevskij diceva “La bellezza salverà il mondo” (dal sanscrito BET-EL-ZA che vuol dire “il luogo dove Dio brilla”). È da intendersi in senso lato, non solo religioso, e mai come oggi bisognerebbe cercare la strada che porti a questo. Nel medioevo culturale che stiamo vivendo dobbiamo trovare la forza e gli spunti per rilanciare un nuovo rinascimento, che non faccia leva solo sull’arte (come secoli fa), ma che sappia includere la vivibilità urbana, l’ambiente, l’enogastronomia, così da riportarci ad apprezzare le nostre città, i nostri piccoli borghi, la natura che ci circonda; solo allora sarà possibile creare un vero turismo sostenibile, con l’obiettivo di non attirare orde di turisti intenti a invadere in modo freddo un territorio, ma accompagnare persone coscienti di girare un altro territorio, conoscerlo dal punto di vista storico, culturale, gastronomico, naturalistico, delle sue tradizioni, e rispettarlo.
Il Molise ha tutto per sviluppare un turismo sostenibile ma, ahimè, ci ritroviamo in una regione in cui, tolti i pochi casi resi possibili per iniziativa individuale o di singole comunità, vedi Castel del Giudice, per il resto sono assenti iniziative atte a valorizzare il territorio ed una programmazione seria del suo turismo, senza una rete logica che colleghi tra loro le varie zone. Ci ritroviamo così in una regione piccola che i suoi abitanti non conoscono, né vi si riconoscono, quando invece dovremmo essere noi i primi tour operator dei nostri centri.
Un esempio di quanto espresso finora è quanto mi è successo quest’estate: mi trovavo a riposare con la mia famiglia sotto una bella quercia, dopo un pranzo in un agriturismo vicino Castel San Vincenzo (una perla archeologico-naturalistica che molti molisani non conoscono), e sento parlare quattro “frastièr’” (dopo le presentazioni ho scoperto che erano emiliani) intenti a programmare la loro scoperta del Molise attraverso alcuni siti o città; non ho resistito e mi sono intromesso cercando di consigliare, senza stravolgere il loro viaggio, cercando di capire dove volessero andare e cosa poter vedere; mi sono permesso di aggiungere alcune tappe, e su tutte, solo perché erano in zona e non dovevano fare molta strada, suggerii loro di fare una capatina a Scapoli, perché c’era il Festival della zampogna e lì avrebbero potuto conoscere gli artigiani di questo antico strumento; di visitare la chiesa rupestre di S. Maria delle Grotte sita in Rocchetta a Volturno, altra perla artistica (sconosciuta ai più) di questo Molise. In serata, quando ci siamo ritrovati casualmente a rinfrescarci alle sorgenti del Volturno, si sono avvicinati e mi hanno ringraziato per quei preziosi suggerimenti.

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