una nuova società civile
18 Aprile 2010 Share

una nuova società civile

 

Solo costruendo una nuova società civile sarà possibile costruire nuove economie.

E’ questa l’esperienza più che quindicennale che dal mio modesto osservatorio offro come riflessione a tutti coloro che intendono intraprendere una attività economica basata su un lavoro sostenibile che alimenti la giustizia, una nuova qualità delle relazioni, il rispetto dei diritti fondamentali della persona, di una nuova cittadinanza mondiale ed il rispetto del creato.

E’ la storia di una associazione che nel Basso Molise è partita senza risorse economiche, ma con un capitale umano formidabile forgiato dalla sofferenza, come esperienza umana universale, dalla cultura e da esponenti di altre discipline anche economiche. Oggi esprime impegni prevalentemente di servizio volontario con un coinvolgimento lavorativo diretto ed indiretto rivolto ad una decina di persone, che vi destinano gran parte del proprio tempo, e con una distribuzione, nel territorio,  di risorse finanziarie non di poco conto.

La qualità delle relazioni interne a questa esperienza di volontariato e di comunità e la formazione ai temi sociali, economici, politici, religiosi e culturali è un obiettivo costante, ma non sempre facilmente raggiungibile. Il cuore dell’attività umana e sociale, ovvero di tensione profetica, di denuncia e di progettazione, confluisce in una comunità per soggetti dipendenti. In essa le persone, non solo italiane ed anche con problemi di giustizia e disagi psichici, sperimentano la forza dirompente di un vangelo che parla di pietre scartate che diventeranno fondamento di una società nuova, che parla di diritti, di conoscenze bio-psico-socio-educative-sanitarie, di una laicità come spazio di condivisione di valori universali.

All’interno della comunità le attività artigianali, artistiche  ed agricole biologiche, ispirate al rispetto del creato, sono affidate ad una cooperativa sociale formata da persone che hanno vissuto l’esperienza di fatica, di speranza e di familiarità comunitaria.

L’esperienza estrema del terremoto ha aperto questa parte del Molise a vicinanze, conoscenze e contributi di altre realtà italiane. Abbiamo imparato a conoscerci anche tramite i risultati della ricerca Fenice, che ha avuto tanti sostenitori esterni quanti detrattori interni. Da essa non emergevano ricette, ma un quadro chiaro, ed a tratti, preoccupante, anche se pieno di speranza, per le potenzialità proprie di una novità che si poggiava sulle ricchezze dell’ambiente sociale e naturale. Solo una società civile che punti alla “decre- scita” come modalità per traghettare il futuro può accogliere una proposta alternativa che, senza anacronismo, sia attenta ad una agricoltura non asservita alle multinazionali ed alla grande distribuzione, ad un turismo responsabile e naturalistico, ad una industria che sappia avere il senso del limite umano ed ambientale, ad un terziario avanzato che ponga in primo piano le tecnologie necessarie all’uomo, ad un commercio, anche piccolo, che sappia superare le logiche egoistiche che hanno consentito ai centri commerciali di proliferare contro ogni razionalità.

Un capitolo a parte meritano le professioni sempre meno autonome ed indipendenti dai poteri forti, che hanno in gran parte dimenticato di essere al servizio della persona e non dell’individuo o Homo Consumens. Le categorie professionali dovrebbero chiedersi se vogliono rinunciare al ruolo di ingranaggio di tante ingiustizie e riappropriarsi del ruolo originario di “professare” e quindi “testimoniare” competenze, esperienza, lungimiranza con un linguaggio al di sopra del “mercato”.

Anche il volontariato, ispiratore di attività sociali ed anche di cooperative, costituisce, come dimostra la mia esperienza, una possibile via di umanizzazione della società civile e quindi di leva economica.

Ma tutto questo solo in un quadro di regole nuove da condividere, frutto di “un mettersi attorno ad una tavolo” con provenienze di diverse culture e sensibilità che sappiano riscrivere una “costituzione civile”.

Per chi volesse contribuire a questo ambizioso, ma necessario progetto di riqualificazione di una  società civile matura, equilibrata, critica e distante dai poteri, che produca flussi valoriali anche per la società politica, offro un umile punto di riferimento, una comunità che tra pochi giorni aprirà e che ha un suggestivo richiamo: la “convivialità delle differenze”. ☺

 

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