uscire dal letargo
19 Aprile 2010 Share

uscire dal letargo

 

 Il nuovo anno è all’insegna della instabilità, delle difficoltà, delle diffidenze. Si respira un’aria brutta, direi quasi di tristezza. Il fronte politico, sia di centrodestra che di centrosinistra, è diviso; ognuno percorre strade che non sono quelle di interresse della comunità.

   Il valzer di ferali notizie provenienti dalla Margherita sembra sia terminato e tutto ora volge diritto verso il congresso, che sarà, manco a dirlo, unitario.

La maggioranza regionale è in silenzio in attesa delle decisioni del Presidente, l’opposizione naviga a vista con la speranza di  poter finalmente superare le diffidenze e formare il tanto auspicato coordinamento per portare in Consiglio Regionale proposte alternative, se necessarie, all’attuale governo regionale.

Sono troppe le contraddizioni di un modo di fare politica che è lontano anni luce dagli interessi della gente e dalle esigenze di una popolazione che è con la canna d’ossigeno.

   Le nostre zone interne sono sempre più abbandonate, ci sono sempre più funerali che battesimi o matrimoni.

I problemi della nostra società non vengono analizzati, diagnosticati e curati, anzi per evitare fastidi non si affrontano proprio, si evitano. Lo fanno i responsabili della cosa pubblica, lo fanno i responsabili delle comunità parrocchiali. Sento ormai omelie “astratte”, avulse dalla realtà in cui si vive, che vanno bene per ogni circostanza, così non vengono scontentati i potenti di turno.

La mia comunità all’inizio di gennaio è stata scossa da un brutto episodio di violenza: il sindaco ha cercato di dire che non era successo nulla, anzi ha preso le difese di una parte; il parroco ha proprio ignorato l’episodio. La situazione precaria di famiglie extracomunitarie insediate a Campolieto non era stata affrontata ed ancora una volta viene rimandata con il beneplacito di chi dovrebbe provvedere e non lo fa.

L’amico D’Adamo denuncia il ritardo nella ricostruzione. A Campolieto dopo oltre quattro anni dal terremoto abbiamo avuto solo l’intervento per la riapertura della Chiesa Madre. A livello di privati nulla: né di ricostruzione pesante, né di quella leggera. Solo il Sindaco continua a mettere manifesti e manifestini per milioni di euro che sono stati assegnati a Campolieto per la ricostruzione. Fatto sta che i cittadini non hanno visto neanche un centesimo.

IL famoso articolo 15 doveva servire a risollevare le sorti di una zona della regione che è rimasta abbandonata per troppi anni, con responsabilità di chi ha governato la regione con la acquiescenza di amministratori locali che hanno pensato più a fatti personali ed episodici e non al bene della comunità e della zona.

     A livello regionale, come abbiamo dovuto prendere atto, subiamo aumenti di tasse ed imposte: giusto sarebbe che i cittadini siano informati per quale motivo devono pagare più tasse. E’ reato o peccato chiedere perché da gennaio noi molisani dobbiamo pagare aumenti per IRPEF, IRAP, metano, benzina, luce ecc.? Possiamo sperare di poter essere considerati  cittadini e non sudditi? 

Il cittadino è confuso, non riesce più a capire: leggiamo e subiamo costituzioni di commissioni che a nulla servono o leggi per l’ introduzione di nuove figure istituzionali, che oggi  sono solo un aumento di spesa pubblica, però tutti vogliono ridurre i costi della politica. E’ impossibile mettere un freno a incarichi, consulenze, contratti e ridefinire le regole del gioco? Certo, se la politica prende esempio dal calcio allora non solo non ci sono le regole del gioco, ma ci sono morti e distruzioni.

    Tutti, anche a livello centrale, parlano di riformismo, di cose da cambiare, di nuovi programmi. Ad onor del vero gli ultimi provvedimenti del Governo portano ad effettivi risparmi per le famiglie, ma sono pochi ed insufficienti. I “PACS ” saranno anche una questione da normare, ma sicuramente oggi non sono la priorità per la nostra società. Se non cambiamo l’ordine delle cose e  ristabiliamo le priorità siamo destinati a perdere e noi, come regione, a scomparire.

Le riforme non decollano, le situazioni in regione ristagnano perché non mutano i fattori decisionali. L’Italia oggi è ancora quella dei Comuni, delle Corporazioni, dei bianchi e dei neri sui quali agiscono fattori esterni, compresa la Chiesa che dovrebbe guidare e non comandare. Sono bastate piccole riforme, per far scendere in piazza per la prima volta nella storia repubblicana avvocati, notai, petrolieri, industriali. Se sono questi a lamentarsi, forse stiamo mettendo mano al sistema delle corporazioni e possiamo cominciare a sperare in una società che muta e ristabilisce le regole del gioco.

E’ il momento di stare anche noi in prima linea, se vogliamo ridare speranze alle nostre realtà. ☺

 

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