Cosa vuole Dio da noi? È questo il tema della Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani che si
celebrerà in tutto il mondo dal 18 al 25 Gennaio 2013, tratto dal passo di Michea 6, 6-8. La scelta di questo tema, come pure la predisposizione del sussidio, viene dall'India e potrà essere occasione di riflessione nei giorni sopraindicati.
Cogliamo ora l'occasione per una breve analisi sulla realtà ecumenica odierna resa più complicata dopo il Summorum Pontificum, che ridava spazio alla Messa in latino, e Risposte a quesiti riguardanti alcuni aspetti circa la dottrina della Chiesa: in questi due documenti vaticani soffia uno spirito che non è più quello che animò il Concilio Vaticano II.
Le Chiese Valdesi – Metodiste e Battiste colgono, così, l'occasione per ringraziare Dio per aver suscitato il movimento ecumenico, scuola di umiltà e fraternità vissuta, ma anche per averli liberati dalla sudditanza al Pontefice romano, fratello in Cristo, non maestro di fede; tanto più dovendo constatare che il Papato e la Curia romana sono un ostacolo all'unità cristiana.
Anche nelle diocesi molisane e abruzzesi si vive con difficoltà l'impegno ecumenico in particolare per il rapporto di solo di buon vicinato tra valdesi e battisti, e per il disimpegno della Chiesa cattolica.
Nonostante tutto, cristiani e sacerdoti sono invitati a non disertare oggi il movimento ecumenico, anzi ad impegnarsi per intensificarlo e rinnovarlo; il principale intento del Concilio (UR) è ristabilire l'unità fra tutti i cristiani come una delle priorità pastorali.
Purtroppo cristiani e preti che amano l'ecumenismo si contano sulle dita, ma è opportuno ricordare che chi ci unisce è più grande di chi ci divide e, così, vivere il sogno di passare dalla crisi alla svolta. Tre proposte:
1. Superare la propria centralità e vivere la centralità della Parola di Dio e dell'amore del prossimo;
2. Solo amando la diversità si potrà giungere al riconoscimento reciproco delle Chiese;
3. Uscire dal legalismo: non c'è ancora l'Ecumenismo, ma già si fanno leggi sull'Ecumenismo; lasciamolo crescere, poi faremo le leggi per vivere la gioia, non i doveri dell'Ecumenismo.
Concludo riportando una riflessione di Bartolomeo, Patriarca ecumenico di Costantinopoli:
“Ora, più che mai, è tempo di dialogo. Non siamo così ingenui da pensare che questo dialogo non abbia un prezzo o non faccia correre dei pericoli. Ha con sé sempre un rischio avvicinare un'altra persona, un'altra cultura e un altro credo. Non si sa mai cosa aspettarsi: l'altro sarà sospettoso? Penserà che voglio imporgli il mio credo o il mio stile di vita? Comprometterò o addirittura perderò ciò che è unico nella mia tradizione? Quale è il terreno comune sulla cui base possiamo dialogare? E quali saranno i risultati del dialogo? Ci poniamo questi interrogativi quando tentiamo il dialogo. Ciononostante, riteniamo che se si aprono la mente e il cuore alla possibilità di dialogo avviene qualcosa di sacro. Quando la volontà di accogliere l'altro è autentica, al di là di qualsiasi timore o pregiudizio, scocca la scintilla mistica e prende il sopravvento la realtà di qualcosa, o di Qualcuno, che è molto più grande di noi. Dunque, riconosciamo che i benefici del dialogo superano i rischi. Siamo convinti che, nonostante le differenze culturali, religiose e razziali, siamo ora più vicini di quanto avremmo mai potuto immaginare”. ☺
Cosa vuole Dio da noi? È questo il tema della Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani che si
celebrerà in tutto il mondo dal 18 al 25 Gennaio 2013, tratto dal passo di Michea 6, 6-8. La scelta di questo tema, come pure la predisposizione del sussidio, viene dall'India e potrà essere occasione di riflessione nei giorni sopraindicati.
Cogliamo ora l'occasione per una breve analisi sulla realtà ecumenica odierna resa più complicata dopo il Summorum Pontificum, che ridava spazio alla Messa in latino, e Risposte a quesiti riguardanti alcuni aspetti circa la dottrina della Chiesa: in questi due documenti vaticani soffia uno spirito che non è più quello che animò il Concilio Vaticano II.
Le Chiese Valdesi – Metodiste e Battiste colgono, così, l'occasione per ringraziare Dio per aver suscitato il movimento ecumenico, scuola di umiltà e fraternità vissuta, ma anche per averli liberati dalla sudditanza al Pontefice romano, fratello in Cristo, non maestro di fede; tanto più dovendo constatare che il Papato e la Curia romana sono un ostacolo all'unità cristiana.
Anche nelle diocesi molisane e abruzzesi si vive con difficoltà l'impegno ecumenico in particolare per il rapporto di solo di buon vicinato tra valdesi e battisti, e per il disimpegno della Chiesa cattolica.
Nonostante tutto, cristiani e sacerdoti sono invitati a non disertare oggi il movimento ecumenico, anzi ad impegnarsi per intensificarlo e rinnovarlo; il principale intento del Concilio (UR) è ristabilire l'unità fra tutti i cristiani come una delle priorità pastorali.
Purtroppo cristiani e preti che amano l'ecumenismo si contano sulle dita, ma è opportuno ricordare che chi ci unisce è più grande di chi ci divide e, così, vivere il sogno di passare dalla crisi alla svolta. Tre proposte:
1. Superare la propria centralità e vivere la centralità della Parola di Dio e dell'amore del prossimo;
2. Solo amando la diversità si potrà giungere al riconoscimento reciproco delle Chiese;
3. Uscire dal legalismo: non c'è ancora l'Ecumenismo, ma già si fanno leggi sull'Ecumenismo; lasciamolo crescere, poi faremo le leggi per vivere la gioia, non i doveri dell'Ecumenismo.
Concludo riportando una riflessione di Bartolomeo, Patriarca ecumenico di Costantinopoli:
“Ora, più che mai, è tempo di dialogo. Non siamo così ingenui da pensare che questo dialogo non abbia un prezzo o non faccia correre dei pericoli. Ha con sé sempre un rischio avvicinare un'altra persona, un'altra cultura e un altro credo. Non si sa mai cosa aspettarsi: l'altro sarà sospettoso? Penserà che voglio imporgli il mio credo o il mio stile di vita? Comprometterò o addirittura perderò ciò che è unico nella mia tradizione? Quale è il terreno comune sulla cui base possiamo dialogare? E quali saranno i risultati del dialogo? Ci poniamo questi interrogativi quando tentiamo il dialogo. Ciononostante, riteniamo che se si aprono la mente e il cuore alla possibilità di dialogo avviene qualcosa di sacro. Quando la volontà di accogliere l'altro è autentica, al di là di qualsiasi timore o pregiudizio, scocca la scintilla mistica e prende il sopravvento la realtà di qualcosa, o di Qualcuno, che è molto più grande di noi. Dunque, riconosciamo che i benefici del dialogo superano i rischi. Siamo convinti che, nonostante le differenze culturali, religiose e razziali, siamo ora più vicini di quanto avremmo mai potuto immaginare”. ☺
Cosa vuole Dio da noi? È questo il tema della Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani che si
celebrerà in tutto il mondo dal 18 al 25 Gennaio 2013, tratto dal passo di Michea 6, 6-8. La scelta di questo tema, come pure la predisposizione del sussidio, viene dall'India e potrà essere occasione di riflessione nei giorni sopraindicati.
Cogliamo ora l'occasione per una breve analisi sulla realtà ecumenica odierna resa più complicata dopo il Summorum Pontificum, che ridava spazio alla Messa in latino, e Risposte a quesiti riguardanti alcuni aspetti circa la dottrina della Chiesa: in questi due documenti vaticani soffia uno spirito che non è più quello che animò il Concilio Vaticano II.
Le Chiese Valdesi – Metodiste e Battiste colgono, così, l'occasione per ringraziare Dio per aver suscitato il movimento ecumenico, scuola di umiltà e fraternità vissuta, ma anche per averli liberati dalla sudditanza al Pontefice romano, fratello in Cristo, non maestro di fede; tanto più dovendo constatare che il Papato e la Curia romana sono un ostacolo all'unità cristiana.
Anche nelle diocesi molisane e abruzzesi si vive con difficoltà l'impegno ecumenico in particolare per il rapporto di solo di buon vicinato tra valdesi e battisti, e per il disimpegno della Chiesa cattolica.
Nonostante tutto, cristiani e sacerdoti sono invitati a non disertare oggi il movimento ecumenico, anzi ad impegnarsi per intensificarlo e rinnovarlo; il principale intento del Concilio (UR) è ristabilire l'unità fra tutti i cristiani come una delle priorità pastorali.
Purtroppo cristiani e preti che amano l'ecumenismo si contano sulle dita, ma è opportuno ricordare che chi ci unisce è più grande di chi ci divide e, così, vivere il sogno di passare dalla crisi alla svolta. Tre proposte:
1. Superare la propria centralità e vivere la centralità della Parola di Dio e dell'amore del prossimo;
2. Solo amando la diversità si potrà giungere al riconoscimento reciproco delle Chiese;
3. Uscire dal legalismo: non c'è ancora l'Ecumenismo, ma già si fanno leggi sull'Ecumenismo; lasciamolo crescere, poi faremo le leggi per vivere la gioia, non i doveri dell'Ecumenismo.
Concludo riportando una riflessione di Bartolomeo, Patriarca ecumenico di Costantinopoli:
“Ora, più che mai, è tempo di dialogo. Non siamo così ingenui da pensare che questo dialogo non abbia un prezzo o non faccia correre dei pericoli. Ha con sé sempre un rischio avvicinare un'altra persona, un'altra cultura e un altro credo. Non si sa mai cosa aspettarsi: l'altro sarà sospettoso? Penserà che voglio imporgli il mio credo o il mio stile di vita? Comprometterò o addirittura perderò ciò che è unico nella mia tradizione? Quale è il terreno comune sulla cui base possiamo dialogare? E quali saranno i risultati del dialogo? Ci poniamo questi interrogativi quando tentiamo il dialogo. Ciononostante, riteniamo che se si aprono la mente e il cuore alla possibilità di dialogo avviene qualcosa di sacro. Quando la volontà di accogliere l'altro è autentica, al di là di qualsiasi timore o pregiudizio, scocca la scintilla mistica e prende il sopravvento la realtà di qualcosa, o di Qualcuno, che è molto più grande di noi. Dunque, riconosciamo che i benefici del dialogo superano i rischi. Siamo convinti che, nonostante le differenze culturali, religiose e razziali, siamo ora più vicini di quanto avremmo mai potuto immaginare”. ☺
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