Liberi di festeggiare
13 Maggio 2020
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Liberi di festeggiare

“Il 25 aprile? La festa della mamma”. Oppure “Mai stato bravo in storia, mi fai una domanda di geografia?”. Queste alcune delle risposte raccolte cinque anni fa, in occasione del settantesimo della Liberazione, da una giornalista della trasmissione Ballarò, che per le strade di Roma e di Livorno ha chiesto a tanti giovani “Che cosa si festeggia il 25 aprile?”. La video-intervista è poi diventata ‘virale’ (per quanto stonato possa ora suonare questo termine) ed è ancora disponibile su youtube o per esempio al link https://video.repubblica.it/dossier/liberazione-70-anni-dopo/ballaro-il-25-aprile-sconosciuto-cosa-sanno-gli-italiani-della-liberazione/198641/197682.
Fortunatamente non tutti i giovani sono così, ma dal video emerge un ritratto inquietante dell’italiano medio: ignorante, menefreghista, disinteressato al passato e incapace di praticare quell’esercizio di memoria necessario a un popolo per conservare la propria identità storica. Che cosa è successo in questi anni? È possibile che ci siano dei giovani che confondono la festa della Liberazione con quella della Repubblica, che non sanno che si tratta della Liberazione dal nazifascismo o che non ricordano in che anno sia accaduta? Nel video sopra ricordato, un ragazzo di circa trent’anni arriva ad affermare: “Ritengo ci siano feste più importanti come il Natale o la Pasqua”. Forse non ha avuto la fortuna di avere come me una maestra che ogni anno, in prossimità del 25 aprile, interrompeva il programma di storia per trattare della Resistenza. O forse non ha avuto il dono di incontrare uno degli ultimi partigiani ancora in vita e di sentire dalla loro viva voce il racconto di quegli anni bui. O, più semplicemente, non ha mai avuto occasione di leggere anche una sola delle Lettere di condannati a morte della Resistenza italiana.
Occorre recuperare il valore di una giornata come il 25 aprile perché non resti solo un ‘giorno rosso’ sul calendario, per stare a letto qualche ora in più voltando le spalle alla storia. Se non si approfitta di questa giornata per andare con i ragazzi alle Fosse Ardeatine, alla Risiera di San Sabba a Trieste, al campo di concentramento a Fossoli, a casa dei fratelli Cervi a Gattatico, a Marzabotto e a Sant’Anna di Stazzema, tra pochi anni la Liberazione sarà davvero solo una vacanza in più e non una giornata di vera festa. E se non si toccano con mano i luoghi della memoria, quella storia rischia di ridursi a poche righe di un manuale.
In questa prospettiva risulta ancora valido e toccante l’invito di Pietro Calamandrei, sempre in prima linea contro il fascismo, tra i fondatori del Partito d’Azione e poi padre costituente: “Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, […] perché lì è nata la nostra costituzione.”☺

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