Solidarietà e mercato
31 Marzo 2015 Share

Solidarietà e mercato

Si aggira per l’Europa uno spettro …: no, non quello che  K. Marx e F. Engels richiamavano nel Manifesto del Partito Comunista del 1848. Recentemente ha invaso gli stati dell’Unione Europea l’espressione anglofona quantitative easing [pronuncia: quontìteitìv ising], ridotta all’acronimo QE. Non è un vocabolo alla portata di tutti, ma i media, che si preoccupano di fornire informazioni sempre aggiornate, ne fanno largo uso.

La locuzione inglese è costituita da un aggettivo, quantitative, di evidente origine latina, e dal participio presente del verbo ease [pronuncia: is], che in italiano assume vari significati: da “attenuare, ridurre” a “facilitare” – di qui il noto aggettivo inglese easy [pronuncia: isi], (facile); nel linguaggio colloquiale può anche tradurre “alleggerire”, forma scherzosa per “rubare” nell’ espressione idiomatica “alleggerire qualcuno del portafoglio”.

Il termine, appartenente al campo dell’alta finanza, è tradotto nella nostra lingua con “alleggerimento quantitativo” oppure “facilitazione quantitativa”e sta ad indicare uno dei modi che una banca centrale può utilizzare per creare moneta ed immetterla nel sistema economico di una nazione. La recente operazione QE, effettuata dalla Banca Centrale Europea ed indirizzata agli stati che compongono l’Unione, è consistita infatti nell’acquisto di titoli di debito pubblico – o anche privato – con conseguente futura ricaduta sul bilancio dei paesi interessati. Annunciata dal mese di gennaio, è stata avviata nel mese di marzo ed i commenti sembrano volti tutti al plauso per la ripresa in campo economico.

Se positiva appare la valutazione che viene dai settori finanziari, permane qualche perplessità da parte di chi non è esperto di economia, soprattutto dei cittadini europei che nel “bombardamento mediatico” continuano a sperimentare quotidianamente problemi e difficoltà. Secondo gli stessi esperti del settore finanziario non tutto appare roseo: l’alleggerimento quantitativo tende ad aumentare l’inflazione e potrebbe acuire il divario tra ricchi e poveri, se non accompagnato da adeguate politiche, anche fiscali, che controllino la redistribuzione e la concentrazione della ricchezza.

L’entusiasmo per una ripresa economica non sembra coinvolgere i ceti meno abbienti. Si parla di positività del QE, ma la disoccupazione aumenta. Il lavoro, fulcro della nostra costituzione repubblicana, è stato recentemente “riorganizzato” secondo i decreti del cosiddetto Jobs Act, ma segnali di effettivo rilancio stentano a comparire… E chissà se effettivamente si potrà parlare di pieno successo.

Se per questa operazione contano solo i titoli di stato, le valute, i rendimenti dei tassi di interesse, che dire dei milioni di cittadini, “persone” che pongono domande a cui sembra nessuno vuole fornire risposta? Manca quindi un elemento da prendere in considerazione e da affiancare alla facilitazione quantitativa: è il concetto di solidarietà! È sulla bocca di tutti, la solidarietà, svilita del suo significato.

Come ci ricorda Stefano Rodotà in un suo recente saggio, che titola proprio Solidarietà, la Costituzione italiana nei suoi primi tre articoli attribuisce ai princìpi di dignità, solidarietà ed uguaglianza un carattere trasformativo, ed auspica che si mettano in atto comportamenti dinamici, da parte di soggetti pubblici e privati, che però non siano frenati dalla mancanza di mezzi finanziari. In altre parole per rendere operanti questi princìpi bisognerebbe incidere sul modo in cui le risorse economiche, anche quando sono insufficienti, vengono distribuite. E ciò non sembra essere stato fatto finora, se si continua a lasciare indisturbati gli evasori fiscali, e la corruzione non accenna a diminuire!

Di solidarietà parla anche la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea: in essa si attesta la necessità di dire no al rifiuto dell’altro, a bandire qualsiasi forma di razzismo e xenofobia – specie quando ci si maschera dietro la giustificazione che il lavoro è riservato prima di tutto ai cittadini europei! Anche a livello internazionale quindi l’obiettivo è rappresentato dall’inclusione, non dall’esclusione.

La solidarietà è caratterizzata dalla sua sostanziale irriducibilità alla logica di mercato. Può, o deve, assumere le vesti del disinteresse, non solo per quanto riguarda un possibile profitto, ma anche per quanto riguarda il destinatario dell’atto solidale. È questa la direzione da seguire.☺

 

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