Al posto di frattura
30 Ottobre 2014 Share

Al posto di frattura

Dalla delibera 608 del 2 ottobre 2012, adottata dal governo Iorio a quella del 1 ottobre 2014 assunta dall’attuale governo regionale, cosa è cambiato per il post sisma e per i terremotati? Sarà il caso o forse il destino, ma a due anni esatti dal primo atto deliberativo che sanciva una prima timida programmazione nella ricostruzione, nulla è cambiato in meglio. L’atto che conteneva una serie di errori, non si sa quanto voluti, è stato giustamente ripulito dei progetti che non figuravano in classe A, ma non è stato integrato da quelli che da sempre lo sono e che per una semplice “dimenticanza” non furono inclusi nella ormai famosa lista trasmessa dal dirigente dell’Agenzia Regionale di Protezione Civile al precedente Presidente della giunta regionale. Ora, se per i primi resiste il dubbio sulla buona fede, per i secondi, politici e dirigenti dell’Era Frattura, manca anche quello. Siamo in possesso di note ufficiali, spedite dai sindaci e regolarmente protocollate dalla struttura amministrativa regionale, contenenti richieste di rettifica per progetti di classe A, ingiustamente esclusi dalla Pianificazione Regionale Attuativa del 2012,  per le quali non vi è stato esito alcuno.

Forse è appena il caso di ricostruire la storia, noiosa per i più ma di grande interesse  per chi ancora oggi, dopo aver atteso dodici anni, vive in situazioni di emergenza. Nell’agosto del 2011, il CIPE stanzia, sulla base di una valutazione effettuata dagli uffici del Commissario delegato alla ricostruzione, circa 346 milioni di euro. I soldi dovranno essere utilizzati per completare la ricostruzione post sisma ferma da anni al 30% della sola classe A. Il governo, preso atto dell’allegra gestione dei fondi assegnati alla struttura commissariale, impone due vincoli al soggetto attuatore: il patto di stabilità interno e la verifica preventiva degli interventi da realizzare attraverso un Accordo di Programma Quadro che contiene, uno per uno, tutti i progetti cantierabili. Entrambe le prescrizioni si rivelano da subito insormontabili. Quanto alla  prima, in buona sostanza si chiede alla Regione Molise, già campionessa in materia di imposizione fiscale, di ridurre il debito per poter utilizzare i fondi a disposizione. Per la seconda delle prescrizioni, gli APQ, qui veniamo alla delibera 608, un vero assalto alla diligenza di chiaro stile ioriano, le pezze adottate dal presidente Frattura e dai suoi collaboratori sono peggiori del buco lasciato dal suo predecessore. Cosicché  gli errori commessi dal precedente governo regionale vengono consapevolmente ripetuti nella delibera adottata da quello di centrosinistra ed in qualche caso addirittura aggravati con la cancellazione di alcuni PEU regolarmente iscritti nella precedente lista.

A questo punto, consapevoli del fatto che di soldi veri per il completamento della ricostruzione  non ve ne saranno fino a quando non verrà rimosso il primo dei due vincoli, a puro titolo di curiosità, senza pretendere di dividerci la luna, vorremmo chiedere a chi di dovere, sperando questa volta di ottenere una risposta: perché gli aventi diritto, al pari degli altri terremotati inclusi nella classe A, non sono stati inseriti nella nuova delibera del 2 ottobre 2014? Come mai i PEU inseriti in classe diversa dalla A sono finiti nell’elenco allegato alla delibera 608/2012, assunta dal governo Iorio? Se la scuola Jovine di San Giuliano crollò in occasione del terremoto, e non a causa di esso, come i giudici hanno accertato, perché a risarcire  le vittime non sono stati chiamati i responsabili di quella tragedia e si è invece preferito inserire la spesa in calce alle delibere di cui sopra, con buona pace del sindaco di quel paese sempre più attento agli interessi che alla dignità di quelle persone? È offensivo oltre che ingiusto risarcire le vittime di San Giuliano e i loro familiari con i fondi del sisma: se “non fu il sisma ad uccidere quei bambini” non si capisce perché dovrebbero cambiare idea ora dopo essersi battuti come leoni affinché si riconoscessero le loro ragioni. Gradiremmo ascoltare parole chiare dal presidente Frattura, del tipo: “abbiamo sbagliato tutto e per questo chiediamo perdono, non siamo stati capaci di difenderli quando erano in vita, faremo fronte da subito con fondi della regione agli obblighi imposti dai giudici ai responsabili di questa tragedia”.

All’inizio di questa vicenda qualcuno avrà addizionato le somme relative alle perizie di stima svolte dai tecnici incaricati dell’istruttoria e ne sarà scaturito un numero almeno vicino a 346 milioni di euro, esattamente quella stanziata con la delibera CIPE n.62/2012. Perché quei soldi oggi non sono sufficienti a coprire la futura spesa di tutti i progetti di classe A? A questo punto, visto che non abbiamo ottenuto mai una sola risposta agli interrogativi posti sia a Iorio che a Frattura, proviamo ad immaginarne qualcuna, cercando di essere una volta tanto dalla parte di chi ci governa. Alla prima domanda il presidente Frattura ci potrebbe rispondere che erano possibili modifiche alla delibera 608 a saldo invariato. Non un atto che rendesse giustizia agli esclusi, dunque, ma solo la ripulitura di una lista che, così piena di schifezze, non avrebbe retto al vaglio del Ministero dello Sviluppo Economico, della serie: avete subìto un torto dal precedente governo, purtroppo noi non possiamo farci nulla, un chiaro invito pilatesco a rivolgersi al giudice, un fallimento tout court della politica, a meno che non si mesti nel torbido. Una eventuale sospensiva concessa dai giudici ai ricorrenti scaricherebbe su di essi la responsabilità del fermo dei lavori. Alla seconda domanda potrebbe cavarsela con un adagio del tipo “chi lavora sbaglia e chi non fa nulla non sbaglia mai” ma anche in questo caso dovrebbe spiegare perché per commettere tanti errori si spendono, per un dipendente, fino a 200 mila euro l’anno di stipendio. ☺

 

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