Sono stata lontana da queste pagine per un po’. Lontana perché la mente ed il cuore erano altrove. Perché i pensieri, tanti, vorticosi, affannosi, diventavano volatili più che mai, non volevano restare impressi su una pagina bianca. Volevano sparire per sempre o tornare, dopo un lungo viaggio, con nuovi orizzonti.
La Fonte. Che bel titolo per un giornale! Non è solo la fontana di Ripabottoni raffigurata in un angolo di copertina. È il simbolo della ricostruzione sperata dopo il sisma del 2002. È il principio di ogni pensiero, limpido, cristallino, principio della vita, simbolo della trasparenza, il senso di una inesauribile speranza. La vita dell’uomo è la speranza, perché è alla speranza che io invito i vostri occhi a guardare. Mi viene in mente la poesia più bella che c’è al mondo, quella di Dante Alighieri nel Paradiso, l’Inno alla Vergine, “qui se’ a noi meridiana face/ di caritate”, sei il punto sicuro di amore, “e giuso intra i mortali,/ se’ di speranza fontana vivace”. La speranza è l’unica stazione in cui il grande treno dell’eterno si ferma un istante.
La Fonte esprime anche il senso profondo dell’informazione fondata, il senso della verità e della storia. Ci si avvale delle “fonti” per trasmettere il pensiero in modo più che attendibile.
Vorrei che questa Fonte sgorgasse sempre più limpida, vorrei che non si parlasse più tra noi di personaggi che hanno invaso e guastato la nostra vita: ignoriamoli, perché sono come quei gorghi, quei mulinelli che tirano giù verso il basso, ingoiando ogni pallida speranza. Noi li ignoreremo rispondendo con la forza delle idee, con l’ansia più grande di libertà che da Dio ci è data, con l’energia di quel caparbio contadino che continua a coltivare la terra in uno dei nostri paesi abbandonati. Magari con l’idea di armarci della forza delle nostre braccia per dargli una mano, come qualcuno ha già fatto e continuerà a fare.
A presto cari amici. Mi siete mancati.☺
Giulia D’Ambrosio
giuliadambrosio @hotmail.it
Sono stata lontana da queste pagine per un po’. Lontana perché la mente ed il cuore erano altrove. Perché i pensieri, tanti, vorticosi, affannosi, diventavano volatili più che mai, non volevano restare impressi su una pagina bianca. Volevano sparire per sempre o tornare, dopo un lungo viaggio, con nuovi orizzonti.
La Fonte. Che bel titolo per un giornale! Non è solo la fontana di Ripabottoni raffigurata in un angolo di copertina. È il simbolo della ricostruzione sperata dopo il sisma del 2002. È il principio di ogni pensiero, limpido, cristallino, principio della vita, simbolo della trasparenza, il senso di una inesauribile speranza. La vita dell’uomo è la speranza, perché è alla speranza che io invito i vostri occhi a guardare. Mi viene in mente la poesia più bella che c’è al mondo, quella di Dante Alighieri nel Paradiso, l’Inno alla Vergine, “qui se’ a noi meridiana face/ di caritate”, sei il punto sicuro di amore, “e giuso intra i mortali,/ se’ di speranza fontana vivace”. La speranza è l’unica stazione in cui il grande treno dell’eterno si ferma un istante.
La Fonte esprime anche il senso profondo dell’informazione fondata, il senso della verità e della storia. Ci si avvale delle “fonti” per trasmettere il pensiero in modo più che attendibile.
Vorrei che questa Fonte sgorgasse sempre più limpida, vorrei che non si parlasse più tra noi di personaggi che hanno invaso e guastato la nostra vita: ignoriamoli, perché sono come quei gorghi, quei mulinelli che tirano giù verso il basso, ingoiando ogni pallida speranza. Noi li ignoreremo rispondendo con la forza delle idee, con l’ansia più grande di libertà che da Dio ci è data, con l’energia di quel caparbio contadino che continua a coltivare la terra in uno dei nostri paesi abbandonati. Magari con l’idea di armarci della forza delle nostre braccia per dargli una mano, come qualcuno ha già fatto e continuerà a fare.
Sono stata lontana da queste pagine per un po’. Lontana perché la mente ed il cuore erano altrove. Perché i pensieri, tanti, vorticosi, affannosi, diventavano volatili più che mai, non volevano restare impressi su una pagina bianca. Volevano sparire per sempre o tornare, dopo un lungo viaggio, con nuovi orizzonti.
La Fonte. Che bel titolo per un giornale! Non è solo la fontana di Ripabottoni raffigurata in un angolo di copertina. È il simbolo della ricostruzione sperata dopo il sisma del 2002. È il principio di ogni pensiero, limpido, cristallino, principio della vita, simbolo della trasparenza, il senso di una inesauribile speranza. La vita dell’uomo è la speranza, perché è alla speranza che io invito i vostri occhi a guardare. Mi viene in mente la poesia più bella che c’è al mondo, quella di Dante Alighieri nel Paradiso, l’Inno alla Vergine, “qui se’ a noi meridiana face/ di caritate”, sei il punto sicuro di amore, “e giuso intra i mortali,/ se’ di speranza fontana vivace”. La speranza è l’unica stazione in cui il grande treno dell’eterno si ferma un istante.
La Fonte esprime anche il senso profondo dell’informazione fondata, il senso della verità e della storia. Ci si avvale delle “fonti” per trasmettere il pensiero in modo più che attendibile.
Vorrei che questa Fonte sgorgasse sempre più limpida, vorrei che non si parlasse più tra noi di personaggi che hanno invaso e guastato la nostra vita: ignoriamoli, perché sono come quei gorghi, quei mulinelli che tirano giù verso il basso, ingoiando ogni pallida speranza. Noi li ignoreremo rispondendo con la forza delle idee, con l’ansia più grande di libertà che da Dio ci è data, con l’energia di quel caparbio contadino che continua a coltivare la terra in uno dei nostri paesi abbandonati. Magari con l’idea di armarci della forza delle nostre braccia per dargli una mano, come qualcuno ha già fatto e continuerà a fare.
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