cultura da bere
2 Dicembre 2010 Share

cultura da bere

 

Le riviste musicali sparse sul tavolo, appena entrati, fanno ben sperare. Anche il prezzario delle bevande, disegnato con un pennarello su un semplice foglio di cartoncino colorato è in linea con la sobrietà dell'ambiente: eppure sbagliereste a pensare che stiamo per raccontarvi la vita qualsiasi di un locale qualsiasi. Questi ragazzi hanno una marcia in più.

Stiamo parlando dei membri del P.E.U. (acronimo che sta per Preferisco Essere Umano) con i quali abbiamo fatto una chiacchierata, alla scoperta del loro angolo di mondo, presente da poco a Campobasso, in pieno centro storico, risalendo via Marconi. Il loro locale, anzi per meglio dire dobbiamo definirlo “circolo”, vive da qualche settimana dopo una profonda ristrutturazione, pagata interamente con un autofinanziamento che è, tra gli altri, uno dei pilastri alla base del progetto.

 Il P.E.U., ovviamente presente anche su Facebook, svolge attività “culturali”, “sociali” e di “somministrazio- ne”; fin qui nulla di particolare, se non fosse per la filosofia che sta dietro alle attività sopra elencate. Nella scelta dei prodotti vige il criterio della cosiddetta “filiera corta”,  come recupero dei sapori genuini di una terra che essendo di tradizione rurale ne produce in gran quantità rendendone relativamente facile l'approvvigionamento.

I ragazzi del P.E.U. hanno fatto propria una delle missioni, eticamente parlando,  più difficili, ovvero dichiarare guerra alla grande distribuzione organizzata che fa proseliti in tutta la regione, producendo mostri di cemento dove stritolare, tra gli ingranaggi del consumismo, la superficialità del cliente medio molisano. Troverete quindi la Ubuntucola, una coca cola vera e propria ma depurata dal brand più famoso, prodotta esclusivamente con zucchero del commercio equo e solidale, proveniente da Malawi e Zambia; potrete sorseggiare un bicchiere di Tererito, una bevanda frizzante a base di estratto di “erva mate”, rinfrescante e tonificante. Ha un colore giallo-verde e una schiuma bianca.

Per farvi capire ancora meglio quanto questi ragazzi ci tengano all'integrità e al rispetto di determinate idee, non si può fare a meno di segnalare che i piatti utilizzati per servire sono in amido di mais, e quindi “compostabili” una volta destinati al ciclo dei rifiuti. Al P.E.U. però oltre a mangiare e bere, c'è la possibilità di fare tante altre cose. Assistere ogni settimana a dj-set non convenzionali, che servono a mettere in mostra la capacità ingiustamente invisibile di ragazzi del posto, ma soprattutto tentare di aprire la mente e le orecchie degli ascoltatori a sonorità di cui non c'è traccia altrove, dove purtroppo le discoteche stanno al P.E.U. come la grande distribuzione sta al commercio equo e solidale; non solo dj-set, ma anche naturalmente, come dicono i ragazzi stessi “piccoli concerti e letture di poesia e prosa, limitatamente a quanto consentito dalla normativa vigente e in ogni caso evitando di tritare i cosiddetti agli abitanti del vicinato, cui è dovuto il sonno dei giusti”.

Le pareti del Peu sono a disposizione come spazio espositivo per chiunque desideri proporsi, tenendo però conto che il Peu non è la vetrina di un centro commerciale, e che quindi è compito dello staff di volta in volta valutare, ovviamente insieme all’autore, le compatibilità etiche ed estetiche delle opere proposte. È in programma, ad esempio, un percorso itinerante dedicato all'Africa; ogni serata vedrà la presenza di prodotti tipici della zona o della nazione protagonista, con proiezione di cortometraggi e accompagnamento di musiche a tema.

La sfida che si sono imposti è perlomeno affascinante, ovvero riuscire a penetrare quella fetta dura di mercato cittadino che blandamente si concede sempre le stesse abitudini, e che spesse volte inconsapevolmente si rende complice di dinamiche di mercato che possono essere dapprima evitate, e poi ribaltate, se ci si rende conto di come si può fare.

 In una realtà “provinciale” come quella molisana, e specificamente nella città di Campobasso, va dato atto al P.E.U. di avere una bella dose di coraggio anche solo nel provarci, ed il fatto di aver messo su questo circolo è sicuramente un punto a favore, prima ancora di tracciare un bilancio “numerico” degli effetti della loro presenza sul territorio. I ragazzi si dichiarano d'altronde “disponibili all’organizzazione di qualsivoglia incontro, “convegno” e “seminario”, purché a nostro giudizio, promuova o sia compatibile alla comunità umana come alternativa alla disumanizzazione della società industriale; alla ribellione allo stato di cose presenti; al rifiuto progressivo delle merci e all’autoproduzione e diffusione dei beni; in definitiva, ai valori e ai principi della decrescita. Riteniamo, va da sé, che tali intenti vengano meglio realizzati agendoli nella quotidianità, anziché rinchiudendosi in conventicole integrate”.

Non resta che andarli a trovare; in questo caso è proprio il caso di dire: bussate… e vi sarà aperto. ☺

fradelis@gmail.com

 

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