il funambolo di casacalenda di A. Di Lalla D. D’Adamo
29 Agosto 2011 Share

il funambolo di casacalenda di A. Di Lalla D. D’Adamo

 

Chi si vergogna del proprio passato non ha alcun futuro oltre al terrore che qualcuno possa trovare gli scheletri negli armadi (leggere su internet l’autobiografia di Nicola Eugenio Romagnuolo per rendersene conto).

Fin da bambino, attratto dai giocolieri che tendevano una corda e ci camminavano sopra sospesi nel vuoto, impossibilitato ad imitarli fisicamente per il rapporto peso-altezza, pensò bene di emularli in politica attiva. La prima sponda fu la Democrazia Cristiana, al servizio dei notabili paesani, perché era il partito che offriva più chance. Ma nel 1980 a Casacalenda si verificò un autentico cataclisma con la vittoria del centrosinistra e naturalmente lui, ispirato dai Tanassi e Palmiotti, divenne subito socialdemocratico sotto l’ala di uno zio che faceva, guarda caso, il vicesindaco. Era tempo di espansione edilizia e il diploma di geometra si rivelò altamente fruttuoso.

Nel 1992 “Mani pulite” provvide a spazzar via i vecchi partiti clientelari e il nostro, candida verginella, si trova un nuovo partito che lo fa eleggere in consiglio provinciale. Si dà un gran da fare, ma è ancora consapevole di essere il signor nessuno e così, per spianarsi la strada alla rielezione, naturalmente in un nuovo partito, nel 1999 baratta, con le lacrime agli occhi, con la sinistra l’appoggio al comune in cambio della estromissione, nelle liste apparentate, di chiunque potesse fargli ombra alla provincia. L’ebbero vinta e lui e quello che rimaneva della sinistra, ma per quest’ultima fu un autentico autogol. Subito dopo, infatti, sparì. E così, vento in poppa, nel 2004 poteva candidarsi, senza concorrenza, a sindaco di Casacalenda passando a destra.

Sostanzialmente adotta la logica del pitone: si fa adottare, poi stritola e ingoia il padrone espandendosi sempre di più. Sarebbe interessante fare un giorno la storia della sinistra di Casacalenda che, esaurita la spinta propulsiva e ideale, a corto di galantuomini, si è consegnata mani e piedi nelle grinfie di chi ha ricreato un sistema clientelare ad ampio raggio.

Intanto, insofferente delle ultime istanze etiche del Partito Popolare a cui era approdato, passava al servizio di Patriciello con Democrazia Europea fino a sbarcare alla corte di Iorio in Progetto Molise che ultimamente lo recupera come consigliere regionale. In vista della prossima imminente candidatura, per non fargli cercare un nuovo partito, stanno facendo di tutto perché cambi nome quest’ultimo che si è alleato con Forza Sud di quel galantuomo di Miccichè. Se ci saranno sviluppi ne daremo conto.

Il nostro funambolo sa che con l’avanzare dell’età l’equilibrio diventa sempre più precario e così, per timore che qualcuno gli desse una spallata, ha ceduto il posto di sindaco al suo secondo che non è mai diventato primo. Oggi si percepisce nell’aria che il clima sta cambiando. La gente è stufa di nefandezze sempre più macroscopiche e il suo inqualificabile secondo sta trascinandolo ognor più in basso, non riuscendo a mascherare il vuoto di cui sono portatori.

Ulteriori dettagli per una biografia non autorizzata saranno per il prossimo mese, mentre ci auguriamo di poter scrivere a novembre il suo necrologio, politico si intende perché vorremmo che campasse così tanto da rendersi conto dei danni che sta creando e li espiasse almeno in parte. Perché non è giusto che le colpe dei padri ricadano completamente sui figli. ☺

 

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