La fede invito al rischio
Come è possibile non percepire la forza rivoluzionaria di un uomo che è stato assassinato, prima dei quarant’anni, perché contestava il potere religioso, politico sociale del suo tempo? Come è possibile di conseguenza ritenere la fede estranea all’ impegno per la trasformazione della società? E, soprattutto, nel nome di Cristo si può reprimere ogni impulso al rinnovamento facendo del cristianesimo la legittimazione dello status quo? Questi e altri interrogativi mi nascevano leggendo la mail di F. Prudenzano, segretario generale di Confintesa, che mi scriveva, tra l’altro, a proposito del mio articolo di gennaio in cui chiedevo di individuare un candidato alla presidenza della giunta regionale: “Vorrei subito precisare che non è accettabile la scontata spiegazione per cui Lei (o Voi, o l’Istituzione Chiesa Cattolica Apostolica Romana, Vaticano) vi occupate delle anime. Non è vero. Non è mai stato vero. E dal suo articolo pare proprio che sia a confermare la mia obiezione”. E infatti non è vero che ci occupiamo di anime senza corpi! O tale Onofrio del Grillo su facebook: “Dismetta la talare e si metta al servizio altrimenti si rischia di divenire Uomini delle chiacchiere”. Fede e impegno socio-politico vanno di pari passo. “Credevo che la spiritualità non avesse niente a che fare con la politica”, disse una discepola un po’ turbata nell’apprendere delle attività politiche del maestro. “È perché non hai la minima idea di che cosa sia la spiritualità” fu la risposta del maestro. Un altro giorno la chiamò e le disse: “E non hai neppure la minima idea di che cosa sia la politica”. Uno dei motivi dell’avversione a papa Francesco, fino ad arrivare a mettere in dubbio la legittimità della sua elezione, non è proprio il suo dare voce a coloro che non hanno voce perché considerati scarti umani? Pregare Dio e lasciare che gli altri freghino il prossimo è proprio la negazione del cristianesimo. Dietrich Bonhoeffer, il pastore e teologo tedesco che ha pagato con la vita la contestazione del nazismo, diceva: “Soltanto chi grida a difesa degli Ebrei può cantare anche il gregoriano in chiesa“. La fede, questa marcia in più, non ha nulla a che vedere con lo sbandierare in piazza vangeli e rosari.
Mentre questo numero della rivista è in incubazione accadrà probabilmente l’elezione del nuovo presidente della repubblica italiana. Speriamo di non dovercene vergognare per i prossimi sette anni ma intanto se la maggioranza del consiglio regionale molisano, anche se con defezioni e mal di pancia, ha scelto figure istituzionali e il presidente Toma gongola perché l’ha chiamato nientemeno che il fu cavaliere Berlusconi, la minoranza non ha dato buona prova non inserendo una donna fra i grandi elettori. Non perché scrive per noi ma scegliere Patrizia Manzo, per le sue qualità, avrebbe significato probabilmente visibilizzare il rinnovamento di cui i Cinque Stelle si dicono portatori e soprattutto avrebbero mandato una rappresentanza femminile del tutto assente fra gli inviati della regione Molise!
L’inefficienza di questo consiglio regionale è denunciata dall’Ordine dei Geologi del Molise perché i fondi del Dipartimento Nazionale di Protezione Civile, finalizzati alla sicurezza sismica del Molise e alla microzonazione di terzo livello (produzione di mappe del territorio urbanizzato a disposizione degli enti con indicatori di vulnerabilità sismica dettagliati), sono stati chiesti indietro per “assenza di programma” da parte della Regione Molise. Si parla di 12/19 milioni di euro, non di bruscolini. “Dopo San Giuliano di Puglia il Molise dal punto di vista della microzonazione sismica era considerato un fiore all’occhiello, stava avanti col lavoro di indagine e censimento del territorio rispetto a tutte le altre regioni. Poi la programmazione è cessata improvvisamente”.
Lettera aperta a quanti lottano per la medicina territoriale
Di tanti altri danni non sappiamo ancora ma di uno abbiamo contezza perché protagonisti o meglio vittime. Da mesi abbiamo presentato un progetto di medicina territoriale in consiglio regionale ma il consigliere Cefaratti si pregia di custodirlo gelosamente nei cassetti della quarta commissione. La medicina territoriale è la condizione essenziale per prevenire la malattia, per recuperare meglio e più rapidamente chi è stato colpito dal male e infine per dare un senso sociale a chi, ormai anziano, rischia la marginalità e l’umiliazione sociale. È necessario costruire un sistema virtuoso che abbia al centro la salute, il benessere mentale e fisico dei nostri cittadini ma ciò impone grandi cambiamenti che chiamano in causa non solo la qualità e l’efficienza del sistema sanitario, ma anche il modello di produzione e di consumo delle nostre società, i comportamenti e le scelte di ogni individuo, il senso comune e la cultura diffusa delle nostre comunità. Cambiare è ancora possibile, ma decisiva è la partecipazione attiva e consapevole di noi cittadini nelle piccole come nelle grandi cose, nelle grandi scelte strategiche che investono il futuro del paese, come nella gestione dei problemi che organizzano la nostra vita quotidiana. La prima lettera dell’alfabeto della medicina preventiva è la formazione dei cittadini. Il primo protagonista di una vigilanza attiva sulla salute pubblica deve essere il cittadino. L’ attore principe del cambiamento degli stili di vita, dei sistemi di produzione è ancora una volta il cittadino consapevole.
Noi ci crediamo, ci scommettiamo e lotteremo a oltranza. Speriamo solo di avere come interlocutori e non come controparte il consiglio regionale, che in ogni caso è tempo di rimandare a casa. Prima che i danni siano ulteriormente irreparabili.☺