l’alba termolese
31 Maggio 2010 Share

l’alba termolese

 

Splendido (!) il vincitore che al vinto regala (si fa per dire) con una risata sguaiata “un fallo infilato in un thermos” ed indica il posteriore maschile, chissà, forse perché all’“ostentatore fallico” gli piace meno la cosa femminile! Comunque della serie: fallo felice. Episodio, questo, raccolto da un cronista buontempone durante le manifestazioni di vittoria del centrodestra nostrano nelle elezioni termolesi. Ma tant’è, in una società senza gusto o di gusto triviale, tutto è lecito. D’altronde la parte avversa non rivendica la legittimità dei rapporti anche tra medesimi generi? E allora, tranquilli! niente di offensivo per alcuno: né per il vincitore, né per il vinto, né per l’occasionale “genere” oscurato, né per gli oggetti e parti del corpo assunti a mediatori di significati funzionali alle proprie voglie o, come nel caso citato, alle proprie aspirazioni e desideri. È sempre affascinante scoprire la diversità delle idee e delle persone. È sempre affascinante e meraviglioso scoprire come queste assumano significati diversi nei contesti in cui queste si elaborano, in particolare conoscendo le persone che le esprimono.

Vai su un canale pornografico, qualcuno “porcografico”, e ti senti dire: “shalom”; ascolti il politico di turno e osservi un sorriso splendido, in particolare quando è regalato dopo una vittoria elettorale… “Guardoni” di una società di consumo delle idee, non riusciamo più a distinguere le idee, le ideologie, i significati che queste esprimono e le persone che ne sono portatori, poco importa se inquisiti. E poi, inquisiti di che, considerato che i giudici sono di sinistra e soprattutto non sono credibili, ma fanno politica invece di giudicare con saggezza. Ultimamente, la vicenda Fini-Berlusconi ha evidenziato in modo inequivocabile che la credibilità è persa anche da quelli della stessa maggioranza, se si permettono di esprimere opinioni diverse sulla modalità di realizzazione del medesimo programma elettorale. Tutti comunisti? Tutti giudici di sinistra? Ma no, semplice manifestazione di dialettica interna con l’invito al “pensatore divergente” di farsi da parte perché, anche se di destra e sicuramente D.O.C., è un servo dei comunisti!

“L’inviolabilità della sfera privata si esprime concretamente nella facoltà dei cittadini di non obbedire ad altra legge che non sia quella cui essi hanno dato il loro consenso… di non riconoscere altro superiore se non quello cui abbiano dato il potere legislativo o morale d’imporre un’obbliga- zione giuridica valida per tutti i consensuali” (Kant, Stato di diritto e società civile).

Le democrazie e le costituzioni, sorte dopo le guerre sanguinarie dei secoli scorsi, vennero costituite “unitariamente” per garantire delle regole che non esprimessero il solo punto di vista dei potenti, dei signori e “delle sfere private”, nonché per evitare che le nuove compagini “statali” assumessero forma di dispotismo e regalità. La divisione dei poteri in legislativo, esecutivo e giudiziario, inseparabili dalla libertà d’insegnamento, avrebbero dovuto garantire un antivirus efficace alle tentazioni di potere assoluto dei fallo felice nostrani di cui sopra. Il fascismo utilizzava oltre al fallo vedere, l’olio di ricino… efficace per “liberare” il “thermos” e consentire una penetrazione efficace per chi ha perso il piacere del consenso, delle carezze, del confronto e, forse, della ragione!

“Una costrizione che toglie ai sudditi ogni loro facoltà di scelta e giudizio… un governo fondato sul principio della benevolenza [oggi si potrebbe dire sul principio del sondaggio, della indagine di mercato] verso il popolo, … fondano un governo paternalistico, ovvero il peggiore dispotismo che si possa immaginare” (Kant,  opera citata).

Appare opportuno ricordare che le citazioni “originali” riportate, appartengono a E. Kant e che questi non era un comunista! Ad ogni buon conto, è il caso di rassicurare l’“ostentatore fallico” che Kant considerava cittadino attivo chiunque possa “offrire in vendita come merce i prodotti del proprio lavoro e del proprio ingegno”, non certo le donne alle quali manca perfino “la qualità naturale” di essere “sui iuris” (!), né lo erano il domestico, il bracciante agricolo… né certamente l’uomo-lavoratore, che oggi chiamiamo operaio, ma sicuramente lo è quel tizio dell’ostensorio!

Le male lingue, alle quali mi associo e legittimamente, essendo io un maestro di scuola, oscurano e “catonizzano” tali ostensioni, le ritengono esclusivamente manifestazioni di teste, definite brillantemente da quanto e da quello che mettono in mostra.

E se questa è l’alba termolese… Shalom e karà a tutti! (pace e gioia a tutti).☺

polsmile@tin.it

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