Molise: la riscoperta del patrimonio locale contro i danni dell’economia globale.
15 Luglio 2017
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Molise: la riscoperta del patrimonio locale contro i danni dell’economia globale.

Territorio e comunità al centro

La società prima della politica nella riscoperta della dimensione locale: gli studi dell’Unimol in difesa delle peculiarità territoriali

Il legame tra cultura e territorio, spezzato dal processo di sviluppo capitalistico, deve tornare al centro dell’attenzione. La politica sembra indietro, mentre nella società e in ambito scientifico c’è una riconsiderazione del ruolo del territorio e della dimensione locale nei processi di trasformazione economica e sociale. A livello nazionale e internazionale si stanno affermando nuovi approcci: in Italia si può segnalare, tra le altre cose, l’attività della Società dei Territorialisti (www.societadeitterritorialisti.it), mentre in alcune regioni si sono aperte significative esperienze di studio pluridisciplinare del territorio, anche nel tentativo di legare la ricerca alla pianificazione.

[caption id="attachment_18984" align="aligncenter" width="640"] Rossano Pazzagli al convegno: “Molise Turismo e Natura: Verso il Parco Nazionale del Matese“. fonte: http://aria.unimol.it[/caption]

Università del Molise all’avanguardia, con studi multi- disciplinari

All’Università del Molise questa linea ha portato, ad esempio, alla costituzione di un Dipartimento di Bioscienze e Territorio come spazio d’incontro tra saperi biologici, umanistici, ambientali, economico-sociali e ingegneristici, quindi all’istituzione del Centro di Ricerca per le Aree Interne e gli Appennini (ArIA), particolarmente impegnato sul fronte della rinascita dei territori ingiustamente marginalizzati dal processo di sviluppo novecentesco, anche nella speranza di portare un contributo allo sviluppo civile, sociale ed economico della comunità regionale.

Il sistema economico dominante ignora le persone e le esigenze del territorio

A me sembra, questo, un passaggio culturale necessario e per certi versi irrinunciabile. Riaprire e porre al centro la questione del territorio e del locale non è localismo, ma elemento strategico sul piano teorico e pratico per la ridefinizione dei modelli di trasformazione, di evoluzione e di equilibrio. È necessaria una ricomposizione dei saperi e delle politiche intorno ad un approccio “umanistico” attento alla cultura dei luoghi e in grado di contrastare i principali elementi critici tra cui il crescente distacco, nei processi di globalizzazione, dei fini della crescita economica dai fini relativi alla realizzazione del benessere sociale; l’incapacità del sistema economico dominante di integrare organicamente le problematiche territoriali; l’inadeguatezza degli strumenti tradizionali di misurazione della ricchezza, quali il PIL; l’allontanamento crescente dei centri decisionali dalla capacità di controllo e governo delle comunità locali; la marginalizzazione, il degrado e la decontestualizzazione dei luoghi, dei paesaggi, degli ambienti di vita delle popolazioni; l’ annichilimento del protagonismo sociale e politico dei giovani.

Il patrimonio territoriale (ambientale, culturale, sociale) al centro delle politiche econimiche, al posto del denaro

L’approccio globale ha semplificato e marginalizzato le realtà locali. Ciò è stato un danno molto grande per un paese come l’Italia, un’area come il Mediterraneo, una regione come il Molise. Un tratto essenziale della nostra identità è costituito proprio dalla presenza diffusa di un patrimonio territoriale (ambientale, culturale, sociale). La montagna, il mare, le coste, le città e il reticolo dei borghi, le zone rurali, i sentieri e i tratturi costituiscono nell’insieme lo spazio ideale per una integrazione delle politiche culturali e ambientali. In un tale contesto anche le feste, le tradizioni e i modi di vita possono divenire elementi attrattivi. La base dell’economia devono essere le risorse, non il denaro.

Unimol: un Atlante delle emergenze culturali del Molise

Sul lato culturale, come Università, fin dal 2010 abbiamo cercato di censire e quantificare questo patrimonio in un Atlante delle emergenze culturali del Molise (a cura di Ilaria Zilli, Palladino Editore). Collegando la storia, la cultura e la società emerge una gamma di luoghi, soggetti e situazioni nelle quali si vede come sia possibile beneficiare di uno heritage inteso come patrimonio culturale e ambientale che comprende una commistione di elementi tangibili o intangibili: edifici e monumenti storici, siti produttivi, paesaggi tradizionali, ecosistemi, eventi, pratiche popolari e stili di vita. È il tesoro di una regione, l’insieme delle risorse che fanno il fondamento culturale di ogni sviluppo economico e sociale.

[caption id="attachment_18986" align="alignright" width="221"] Atlante delle emergenze culturali del Molise. Risultati, riflessioni ed implicazioni di un primo censimento – di Ilaria Zilli, Palladino Editore[/caption]

Senza partecipazione democratica non ci sarà mai uno sviluppo sostenibile

Il ritorno al territorio e al protagonismo locale possono essere quindi strumenti privilegiati per riorientare i processi di sviluppo e/o di riequilibrio economico e sociale, sia come risposta alla crisi strutturale del modello globale-capitalistico che come rivendicazione di un progetto locale che rimetta in gioco le risorse, le vocazioni, le potenzialità di contesti regionali che il modello di sviluppo contemporaneo aveva relegato a condizioni di marginalità.

Le tre componenti della sostenibilità

Ai fini di un tale ripensamento non possono essere elusi, né sul piano metodologico né su quello degli obiettivi, due elementi essenziali: quello fisico del territorio e quello sociale della partecipazione. Perché lo sviluppo sia realmente ancorato al territorio, è necessario che le decisioni relative all’uso delle risorse – dal riconoscimento, alla tutela, alla valorizzazione – scaturiscano da modelli democratici di assunzione delle scelte di interesse della comunità di riferimento. Un vero sviluppo sostenibile – come è noto – deve tenere conto della trasmissione delle risorse alle future generazioni, considerando in misura adeguata le tre componenti fondamentali della sostenibilità: quella economica, quella ecologica e quella sociale; inoltre esso può instaurarsi solo a condizione che si realizzi in armonia con il patrimonio culturale e territoriale locale e che contribuisca alla sua vitalità e crescita. E che rivaluti il locale: passare dalla semplicità del globale alla complessità del locale.

Dal globale al “glocale”

Dilatare l’ottica del tempo e rimettere al centro il territorio e il paesaggio: sono queste le principali azioni per comprendere e valorizzare ogni singolo bene, ogni pezzo di patrimonio, per dare valore alle attività culturali e alle risorse ambientali. Di qui scaturisce la necessità di conferire ai problemi la concretezza e la dimensione territoriale in un’ottica locale che non significhi localismo e separatezza, ma visione d’ insieme e integrazione, consapevolezza delle identità intese non come dato immutabile, ma come processo dinamico costruito in modo glocale.

C’è, dunque, la necessità di una ripresa di protagonismo delle comunità locali e delle forme di autogoverno delle strategie di sviluppo. Questo implica una responsabilità collettiva e comunitaria. I policy makers, in particolare, devono contribuire alla costruzione di una strategia coerente che spinga a valorizzare tutte le potenzialità endogene di un determinato territorio entro un’ottica di integrazione e di utilizzazione non dissipativa delle risorse locali, tra le quali spiccano paesaggio, ambiente e cultura.

Nuove forme di società, economia e stili di vita per una svolta epocale.

Se la crisi che stiamo vivendo è effettivamente una crisi strutturale e per certi versi epocale, allora essa deve essere affrontata costruendo pazientemente nuovi sentieri, nuove forme di società, di economia e stili di vita. Da essa non si può uscire adottando gli stessi paradigmi (crescita, finanza, mercato globale, marginalizzazione del locale…) che l’hanno generata. Ciò che la politica (i politici) si ostina a non capire è che qualcosa sta definitivamente tramontando e che non ci sono più dati certi, che non si può difendere ad oltranza un sistema insostenibile basato sulle disuguaglianze temporali (tra generazioni) e spaziali (tra parti del mondo). Abbiamo il dovere di creare sentimenti diversi dall’ineluttabilità, dalla sfiducia e dall’impotenza che oggi prevalgono ampiamente soprattutto tra i giovani. Su questi aspetti una regione come il Molise può rappresentare un laboratorio significativo. ☺

[caption id="attachment_18988" align="alignnone" width="900"] In evidenza, foto di Guerino Trivisonno[/caption]
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