ricominciamo con libera
13 Aprile 2010 Share

ricominciamo con libera

 

Ci sono molte ragioni per le quali dobbiamo sempre “batter- ci” (=vigilare con intenso trasporto altruistico) perché la legge (e la Costituzione, per prima cosa)  sia considerata eguale per tutti e sia come il “dna” del nostro agire civile.

Noi dobbiamo convincerci, tuttavia, che un grande problema di tutta l’umanità è oggi la sua sopravvivenza fisica e culturale, messa in discussione dalla smodata politica della globalizzazione neoliberista che mina con i suoi apparenti paradisi artificiali le fasce deboli delle popolazioni opulente ma anche di quelle meno ricche.

D’altra parte, anche in Italia, la crisi economica, facendosi sentire aggressivamente, mette in discussione antiche certezze costituzionali, che nessuno mai avrebbe immaginato che venissero smontate – per esempio, il diritto sacrosanto al lavoro dignitoso per il dipendente ma anche per il datore di lavoro; la gratuità della sanità; il diritto allo studio; l’applicazione di norme costituzionali per cui anche colui che non è cittadino italiano venga garantito dalle leggi nella sua incolumità e nel rispetto della sua cultura d’origine -. 

In Italia, ma in tutto l’Occidente europeo e nordamericano, ricco e grasso, la forbice della ricchezza e della povertà si sta allargando smisuratamente e ciò, anziché alimentare sentimenti di solidarietà, fomenta al contrario divisioni, odii, paure che si ritorcono pressoché unicamente su molte conquiste civili che da noi parevano non  essere messe in discussione.

L’intolleranza verso gli immigrati e i rom si espande proprio in un momento di grande impoverimento economico delle classi sociali medio-borghesi – con una caduta a picco delle condizioni economiche delle fasce più indigenti – impoverimento economico cui si accompagna un isterilimento culturale a largo raggio che incute davvero spavento.

Così sta scoppiando un grave conflitto di identità e di interessi fra  poveri, ma quelli che ci rimettono non sono solo gli immigrati, ma anche i cittadini che assistono allo svilimento delle conquiste civili ed economiche, che parevano fino a qualche tempo fa inoppugnabili.

E la reazione a ciò come si manifesta? Si esprime in un atteggiamento aggressivo di un numero sempre più cospicuo di cittadini/e nei confronti di chi è povero oppure è in cerca di asilo politico o di semplice ospitalità, come gli immigrati – per esempio, le ronde di semplici cittadini che si sostituiscono alla presenza istituzionale dei corpi di polizia urbana, dei carabinieri, della polizia di stato.

La cultura dell’italiano medio sta scivolando in un baratro oscuro dove la follia dei comportamenti quotidiani (le leggi sicuritarie; le norme che criminalizzano la immigrazione clandestina; l’odio per la gente di colore), l’indifferenza per gli altri, la paura  nutrita per quelli che sopraggiungono da paesi economicamente stremati dalla guerra o dalla crisi economico-finanziaria (gli immigrati considerati delinquenti, per i più!), tutte queste manifestazioni fobiche di intolleranza stanno letteralmente svellendo un patrimonio antico di condivisione per le sofferenze altrui, tante volte lumeggiato da una legislazione considerata da tutti nel mondo come una delle più autorevoli,  propositive e democratiche.

Ed invece assistiamo all’agonia della democrazia e della cultura dell’accoglienza e della solidarietà. Molti vi si oppongono con rabbia, non c’è dubbio – per esempio la manifestazione dell’11 ottobre scorso a Roma ha messo in risalto quanto ancora viva e forte sia la voce della sinistra comunista e non nel nostro Paese.

Tuttavia, tutti coloro che si oppongono alla demolizione sistematica della democrazia e alla pericolosa evanescenza della cultura dell’eguaglianza e della solidarietà devono tendere una mano agli altri e dire, convincendosi veramente, che oggi non è più il tempo delle barricate ideologiche (in alcuni casi sono ancora allo stato odierno necessarie!) ma quello dell’incontro necessario delle diverse esperienze cultural-ideologiche, delle differenti progettualità socio-politiche, della convivenza pacifica delle molteplici culture ed etnie.

Per realizzare tutte queste cose sono necessari i partiti, i sindacati, le organizzazioni più disparate, ma questo obiettivo dell’antagonismo estremo e coerente nei confronti della sopraffazione e della illegalità dominante può essere raggiunto anche grazie all’irrobustimento nel tessuto sociale  del nostro Paese di una quelle organizzazioni preposte a questo tipo di impegno agonico, a questo tipo di battaglia culturale e politica, ossia l’associazione LIBERA di don Ciotti.

“LIBERA” è un coordinamento di circa 1300 associazioni, scuole, gruppi, realtà di base impegnate sul territorio allo scopo di costruire “reti” e/o “sinergie” politico-culturali e organizzative per diffondere la cultura della legalità. 

“LIBERA” si impegna  concretamente  a mettere in atto la legge sull’uso sociale dei beni confiscati alle mafie, a favorire l’educazione alla legalità democratica, a sostenere l’impegno contro ogni tipo di corruzione, a organizzare campi d’informazione antimafia, a sostenere progetti sul lavoro e lo sviluppo, a incoraggiare le attività anti-usura, a promuovere progetti di formazione politica.

Nel Molise la presenza operativa di LIBERA è richiesta come supporto necessario alla divulgazione dell’idea che la legge è un bene di tutti, se essa è usata coerentemente dal legislatore e dai giudici indistintamente per tutti, senza eccezioni e senza vantaggi personali.

Noi di LIBERA intendiamo riprendere le fila del discorso organizzativo e di quello relativo ad iniziative sul territorio molisano, anche in considerazione del fatto che c’è davvero molto da fare, da costruire per il bene comune di tutti. Torneremo a vederci il 23 ottobre. Chi è interessato ci contatti. A LIBERA hanno aderito, fra gli altri, le seguenti associazioni o gruppi organizzati: ACI – UDS – AGESCI – ARCI – SILP – Gruppo Abele – Magistratura Democratica – Confesercente – Sinistra Giovanile – Emmaus – etc. etc.; nel Molise, poi, associazioni e singole persone….     ☺

bar.novelli@micso.net

 

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