Ritorno al Medioevo: per chi si sta riscrivendo la Costituzione?
11 Ottobre 2016
La Fonte (351 articles)
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Ritorno al Medioevo: per chi si sta riscrivendo la Costituzione?

Ritorno al Medioevo: i cittadini come “schiavi”, la finanza come “monarca assoluto”. Chi vuole una nuova Costituzione?

Ci siamo soffermati più di una volta sul ruolo dell’intellettuale “critico” (che ha sostituito, da tempo, quello militante, organico, gramsciano, guida ideale dei partiti politici – non solo di sinistra – del Novecento), ruolo che è stato quello di prevedere il percorso della Storia, di articolarne una valutazione critica, e, quindi, grazie a questa, aprire il conflitto sociale. Ma questa linea progettuale ha un peso ed un valore, se si riesce a coinvolgere la parte più consistente della società civile, le/i lavoratrici/lavoratori, le/i giovani inoccupate/i/ disoc- cupate/i, gli immigrati che hanno deciso di stabilirsi sul nostro territorio e integrarsi con la comunità nazionale. Tutti insieme costoro rappresentano la spina dorsale della società, quella che un tempo vedeva emergere il proletariato e la piccola e media borghesia illuminata, tesa anch’essa all’ottenimento di riforme sociali utili e necessarie per i meno abbienti soprattutto. Oggi, purtroppo, la nostra società, ma non solo la nostra, ha ri-assunto nella sua forma strutturata la configurazione della piramide medievale (difatti, siamo nuovamente ridiscesi nell’inferno sociale medievale) con alla base gli schiavi (e non i servi, in quanto, pur nella loro indigenza e povertà, questi sono, teoricamente parlando, un po’ meno schiavizzati).

Ai bellatores medievali oggi potremmo far corrispondere la classe media, la borghesia, che, in varia misura, ha prodotto ricchezza e anche stabilità sociale. Usiamo il condizionale “potremmo”, perché è davvero arduo andar a cercare la piccola e media borghesia: pur se tenessimo la lanterna di Diogene, faremmo fatica ad individuarne i soggetti e le loro specificità. Infine, al vertice della piramide nel Medio Evo c’erano i signori feudali, i baroni cui si aggiungevano gli ecclesiastici, i veri possessori della cultura e della ricchezza. Oggi poniamo al vertice la finanza, le banche, le fondazioni di uomini ricchissimi che hanno al guinzaglio i cagnolini da salotto. Questi cagnolini sono emblematicamente rappresentativi del ceto politico, autentico “servuttiello” dei grandi interessi finanziari transnazionali. E qui entriamo in un ambito già tratteggiato in precedenza nel quale occupano un posto rilevante la Banca J. P. Morgan, la Goldman Sachs, voci delle dottrine neoliberiste. All’interno di questo scenario si colloca il governo italiano di oggi. piramide-sociale-medioevo

L’attacco alla Costituzione su indicazione della finanza

La progettualità governativa è di eliminare dalla Costituzione ogni traccia di democrazia partecipata e popolare, ogni strumento che spinga al controllo dal basso; di liquidare ogni indizio della cultura della solidarietà, che ha costituito la linfa originale della Carta Costituzionale, di sbarazzarsi di ogni virgola che parli di democrazia, di partecipazione responsabile e quindi anche di controllo democratico delle cariche elettive.

Ora coloro che vogliono seppellire in un solo colpo ben 47 articoli, disarticolando l’intelaiatura della Costituzione, non conoscono o non vogliono né ricordare né prendere consapevolezza della profondità filosofica e concettuale del dibattito che ha animato i lavori della Costituente – il 2 giugno 1946 il popolo elesse i membri della Costituente; il 27 dicembre 1947, dopo un anno e mezzo, fu approvata la Carta Costituzionale. Costoro – i rottamatori – eseguono per convincimento profondamente ideologico il diktat delle banche e dei colossi finanziari transnazionali, che è quello di contrastare e di azzerare qualsiasi traccia di elementi socio-culturali che si rifacciano ad una visione o socialcomunista o illuministico-gobettiana o cattolica della Storia, della realtà fenomenica. Dunque, il conflitto odierno è anche culturale, meglio, direi, “aprioristico”.

Se vien meno questo conflitto civile e culturale, torniamo agli inizi del Novecento, quando la tutela della dignità dell’uomo non veniva in nessun modo applicata. Diamo alcuni esempi.

Rileggiamo la Nostra Costituzione

L’approvazione dell’art.9 della Costituzione, “La repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione, preceduta da approfondimenti concettualmente cospicui e referenti nello stesso tempo, ha avuto fra gli altri relatori due grandi esponenti della cultura e della politica italiana: uno è Concetto Marchesi, grande storico della Storia e della Letteratura latina, valoroso Partigiano, Antifascista e Comunista, Ministro della cultura della piccola Repubblica della Val d’Ossola (annientata dai nazifascisti dopo un paio di mesi appena!). L’altro è Aldo Moro, allora giovane professore democristiano, statista assassinato dalle B.R. il 7 maggio1978.

Il secondo esempio di condivisa sintesi cultural-politica è quello che ci viene dato dal confronto civile (rispettoso ciascuno delle posizioni dell’altro), e dall’ approvazione dell’art. 42 della Costituzione, che riguarda la funzione civile della proprietà pubblica o privata in Italia.

In particolare, al secondo comma così leggiamo: “La proprietà privata è riconosciuta e garantita dalla legge, che ne determina i modi di acquisto, di godimento e i limiti allo scopo di assicurarne la funzione sociale e di renderla accessibile a tutti”. A esprimere tali concetti e a sottoporli all’approvazione dell’ Assemblea Costituente, tra gli altri, sono stati La Pira, Togliatti, Dossetti. Ogni commento a tal proposito diventa superfluo e pleonastico, anche se permane il problema dell’ informazione ai giovani di queste stagioni della storia nazionale e delle vicende degli uomini che l’hanno accompagnata nel conflitto contro i nazifascisti e nella Lotta Partigiana. bayer-monsanto

Il nuovo ordine mondiale: le multinazionali

Ma c’è un terzo elemento, parte integrante del tessuto espositivo descritto in questa sede: la fusione fra la Bayer, tedesca, leader mondiale nella produzione e nella vendita dei pesticidi, e la Monsanto, statunitense, espressione del controllo mondiale degli OGM. Questi colossi si apprestano a dominare gli scenari euro/mondiali, con danni irreparabili sia ai tessuti social-produttivi, spingendo ad azzerare le democrazie e costringendo i governi occidentali ad approvare il Ttip o strategie commerciali similari, nonostante l’apparente contrarietà del governo tedesco di qualche giorno fa, sia all’ambiente e al territorio.

Questa fusione è la risposta cruda a quanti intendano in modo diverso o contrapposto l’economia, la finanza, la democrazia popolare e responsabilmente partecipata.

A rendere snello e privo di ostacoli il cammino della produzione industriale e dell’orizzonte finanziario ci sono i “servi”, e il nostro governo con i suoi ministri, compreso il parlamento dei nominati, è la fotografia personalizzata di questi servi. Come si vede la strategia è perfetta; ma di mezzo c’è l’elettorato italiano che sa quello che deve compiere e lo abbiamo visto sia in riferimento al referendum sull’acqua pubblica sia sul NO alle trivelle. In bocca al lupo!

Le proposte? Le nostre proposte in relazione ad una revisione democratica, popolare e partecipata di alcuni articoli della C.C. saranno esposte al prossimo appuntamento de la fonte di novembre.☺

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