Stavolta vogliamo parlare di buona sanità. E riteniamo importante farlo anche per evidenziare che il bistrattato Sud, spesso considerato un rimorchio per questo Paese, la pecora nera, un ostacolo per lo sviluppo economico nonché dominio della malavita organizzata, possiede delle oasi, non solo ambientali e paesaggistiche, ma anche nei servizi di rilevante interesse sociale, come quelli sanitari.
Molti cittadini si trovano ad un certo punto della loro vita a combattere con un problema di salute: le peregrinazioni per gli ospedali al fine di giungere ad una diagnosi, l’inizio di una terapia, gli effetti collaterali, le modifiche alla terapia, gli esami, i controlli, le visite. In questi casi è fondamentale affidarsi al medico giusto, sentirsi da questi tutelato e seguito, trovare nello stesso competenza, professionalità, ma anche umanità e quella simpatia, nell’accezio- ne greca della parola, ossia nel senso di “soffrire insieme”, in un cammino condiviso fra medico e paziente volto al superamento delle mille difficoltà che si incontrano nei lunghi percorsi del dolore fisico e psicologico.
Quasi come in una fiaba tutto questo si trova a Napoli ed, in particolare, al 2° Policlinico o al Monaldi. Si veda, per esempio, il reparto di Reumatologia del Prof. Gabriele Valentini, uno dei cervelli più brillanti in ambito internazionale per lo studio e la cura di malattie genetiche, autoimmuni, rare, come la sclerodermia, il lupus, l’artrite reumatoide, sindromi dai nomi impronunciabili, ma che ormai affliggono una percentuale sempre maggiore di persone, colpite da sintomi di varia natura e che, proprio per questo, non sempre è facile ricondurre ad una precisa patologia.
Ebbene questo dottore e professore universitario ha scelto il servizio pubblico; il suo cervello ha scelto con coraggio di non fuggire… e di curare tutti, indistintamente. Si badi, vi sono persone che non hanno danaro e che, se non ci fossero queste persone e queste strutture, non potrebbero curarsi. Morirebbero. Invece nella realtà di cui stiamo parlando trovano ospitalità, attenzione, considerazione e, spesso, la vita. Il personale infermieristico, poi, e quello socio-sanitario, sulla falsariga del loro dirigente, è preparato e disponibile e i giovani specializzandi, collaboratori del primario, sono motivati e pieni di entusiasmo, continuano a studiare pur essendo vicini ai malati, dei quali non tralasciano nessun dettaglio utile per la loro migliore cura. Persino l’addetto alle pulizie riesce a dare sollievo, quando al mattino entra nella stanza del reparto canticchiando… ma questa è Napoli, con il suo acume, la sua ironia, la sua innata comicità, la sua storia, di grande cultura e rivoluzioni, ma anche di “male di vivere” a causa delle note e ataviche contaminazioni del suo territorio.
Per questi motivi merita un plauso maggiore l’opera di quelle persone che, pur nella penuria dei mezzi e degli strumenti – anche la sanità campana, come quella molisana, è in dissesto – pongono la propria testa e le proprie braccia al servizio dell’uma- nità.☺
Stavolta vogliamo parlare di buona sanità. E riteniamo importante farlo anche per evidenziare che il bistrattato Sud, spesso considerato un rimorchio per questo Paese, la pecora nera, un ostacolo per lo sviluppo economico nonché dominio della malavita organizzata, possiede delle oasi, non solo ambientali e paesaggistiche, ma anche nei servizi di rilevante interesse sociale, come quelli sanitari.
Molti cittadini si trovano ad un certo punto della loro vita a combattere con un problema di salute: le peregrinazioni per gli ospedali al fine di giungere ad una diagnosi, l’inizio di una terapia, gli effetti collaterali, le modifiche alla terapia, gli esami, i controlli, le visite. In questi casi è fondamentale affidarsi al medico giusto, sentirsi da questi tutelato e seguito, trovare nello stesso competenza, professionalità, ma anche umanità e quella simpatia, nell’accezio- ne greca della parola, ossia nel senso di “soffrire insieme”, in un cammino condiviso fra medico e paziente volto al superamento delle mille difficoltà che si incontrano nei lunghi percorsi del dolore fisico e psicologico.
Quasi come in una fiaba tutto questo si trova a Napoli ed, in particolare, al 2° Policlinico o al Monaldi. Si veda, per esempio, il reparto di Reumatologia del Prof. Gabriele Valentini, uno dei cervelli più brillanti in ambito internazionale per lo studio e la cura di malattie genetiche, autoimmuni, rare, come la sclerodermia, il lupus, l’artrite reumatoide, sindromi dai nomi impronunciabili, ma che ormai affliggono una percentuale sempre maggiore di persone, colpite da sintomi di varia natura e che, proprio per questo, non sempre è facile ricondurre ad una precisa patologia.
Ebbene questo dottore e professore universitario ha scelto il servizio pubblico; il suo cervello ha scelto con coraggio di non fuggire… e di curare tutti, indistintamente. Si badi, vi sono persone che non hanno danaro e che, se non ci fossero queste persone e queste strutture, non potrebbero curarsi. Morirebbero. Invece nella realtà di cui stiamo parlando trovano ospitalità, attenzione, considerazione e, spesso, la vita. Il personale infermieristico, poi, e quello socio-sanitario, sulla falsariga del loro dirigente, è preparato e disponibile e i giovani specializzandi, collaboratori del primario, sono motivati e pieni di entusiasmo, continuano a studiare pur essendo vicini ai malati, dei quali non tralasciano nessun dettaglio utile per la loro migliore cura. Persino l’addetto alle pulizie riesce a dare sollievo, quando al mattino entra nella stanza del reparto canticchiando… ma questa è Napoli, con il suo acume, la sua ironia, la sua innata comicità, la sua storia, di grande cultura e rivoluzioni, ma anche di “male di vivere” a causa delle note e ataviche contaminazioni del suo territorio.
Per questi motivi merita un plauso maggiore l’opera di quelle persone che, pur nella penuria dei mezzi e degli strumenti – anche la sanità campana, come quella molisana, è in dissesto – pongono la propria testa e le proprie braccia al servizio dell’uma- nità.☺
Stavolta vogliamo parlare di buona sanità. E riteniamo importante farlo anche per evidenziare che il bistrattato Sud, spesso considerato un rimorchio per questo Paese, la pecora nera, un ostacolo per lo sviluppo economico nonché dominio della malavita organizzata, possiede delle oasi, non solo ambientali e paesaggistiche, ma anche nei servizi di rilevante interesse sociale, come quelli sanitari.
Molti cittadini si trovano ad un certo punto della loro vita a combattere con un problema di salute: le peregrinazioni per gli ospedali al fine di giungere ad una diagnosi, l’inizio di una terapia, gli effetti collaterali, le modifiche alla terapia, gli esami, i controlli, le visite. In questi casi è fondamentale affidarsi al medico giusto, sentirsi da questi tutelato e seguito, trovare nello stesso competenza, professionalità, ma anche umanità e quella simpatia, nell’accezio- ne greca della parola, ossia nel senso di “soffrire insieme”, in un cammino condiviso fra medico e paziente volto al superamento delle mille difficoltà che si incontrano nei lunghi percorsi del dolore fisico e psicologico.
Quasi come in una fiaba tutto questo si trova a Napoli ed, in particolare, al 2° Policlinico o al Monaldi. Si veda, per esempio, il reparto di Reumatologia del Prof. Gabriele Valentini, uno dei cervelli più brillanti in ambito internazionale per lo studio e la cura di malattie genetiche, autoimmuni, rare, come la sclerodermia, il lupus, l’artrite reumatoide, sindromi dai nomi impronunciabili, ma che ormai affliggono una percentuale sempre maggiore di persone, colpite da sintomi di varia natura e che, proprio per questo, non sempre è facile ricondurre ad una precisa patologia.
Ebbene questo dottore e professore universitario ha scelto il servizio pubblico; il suo cervello ha scelto con coraggio di non fuggire… e di curare tutti, indistintamente. Si badi, vi sono persone che non hanno danaro e che, se non ci fossero queste persone e queste strutture, non potrebbero curarsi. Morirebbero. Invece nella realtà di cui stiamo parlando trovano ospitalità, attenzione, considerazione e, spesso, la vita. Il personale infermieristico, poi, e quello socio-sanitario, sulla falsariga del loro dirigente, è preparato e disponibile e i giovani specializzandi, collaboratori del primario, sono motivati e pieni di entusiasmo, continuano a studiare pur essendo vicini ai malati, dei quali non tralasciano nessun dettaglio utile per la loro migliore cura. Persino l’addetto alle pulizie riesce a dare sollievo, quando al mattino entra nella stanza del reparto canticchiando… ma questa è Napoli, con il suo acume, la sua ironia, la sua innata comicità, la sua storia, di grande cultura e rivoluzioni, ma anche di “male di vivere” a causa delle note e ataviche contaminazioni del suo territorio.
Per questi motivi merita un plauso maggiore l’opera di quelle persone che, pur nella penuria dei mezzi e degli strumenti – anche la sanità campana, come quella molisana, è in dissesto – pongono la propria testa e le proprie braccia al servizio dell’uma- nità.☺
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