una giornata particolare
20 Febbraio 2010 Share

una giornata particolare

In una rubrica dedicata – come con semplicità questa si sforza di fare – all’educazione ai diritti umani, nulla di meglio che lasciar parlare direttamente i ragazzi, con la freschezza e l’immediatezza della loro giovane esperienza, con la spontaneità di un linguaggio forse non sempre preciso ma vivo e vero.

È dunque ad un gruppo di alunni, quelli della classe 3E dell’Istituto Comprensivo “G. Pallotta” di Boiano (studenti con i quali ho condiviso tre anni del cammino professionale più faticoso ed entusiasmante che ci sia, quello di ogni insegnante) che oggi lascio volentieri la parola su una concreta esperienza di promozione dei diritti umani, su una giornata particolare vissuta in compagnia di alcuni amici nuovi e speciali: i soci della cooperativa “Laboratorio Aperto”, a Campobasso, già nota a tanti per la sua intelligente attività nel campo del disagio psichico, ma forse ancora troppo poco “frequentata” dal mondo dell’educazione per seminare la fiducia nel “diverso”, nell’altro, in quello che crediamo malato bisognoso di aiuto e che invece insegna qualcosa a noi.

La visita, svoltasi nel mese di dicembre, è stata poi accompagnata e completata dalla visione della pellicola di Giulio Manfredonia “Si può fare”, di cui segue in queste pagine una recensione stesa dagli stessi ragazzi, che si sono così cimentati anche in un tipo di testo abbastanza complesso, dopo aver guardato ed analizzato il film in classe: una storia intensa, vera nella sostanza (anche se ritoccata per esigenze cinematografiche), che ritrae – tra un sorriso e una lacrima – il percorso accidentato e coraggioso di tante cooperative nate, dagli anni ’80, sulla scia della Legge Basaglia.

Un grazie, da parte nostra, agli amici di Laboratorio Aperto, senza i quali questo spicchio di cielo non si sarebbe aperto sulle testoline dei miei giovani campioni, e sarebbe rimasto loro oscuro il lato ricco, sorprendente, assolutamente umano della “diversità”.

Martedì 1 dicembre 2009, noi ragazzi della 3E siamo andati a Campobasso per visitare la Cooperativa Sociale “Laboratorio Aperto”. Qui ci lavorano persone che in passato hanno avuto – e continuano parzialmente a soffrirne – dei problemi psichici. Questa cooperativa è servita a migliorare le loro condizioni poiché, offrendo loro l’opportunità di lavorare e di stare a contatto con altri, stanno guarendo e utilizzano anche meno medicinali.

Appena siamo arrivati, ci ha accolti il presidente della cooperativa, Antonio Barrea, e ci ha mostrato una stanza dove sono esposti degli oggetti realizzati dai soci, che sono in vendita (anche se il punto vendita vero e proprio si trova in Piazzetta Palombo, nel centro storico della città). Proseguendo la visita, ci hanno fatto vedere i vari laboratori, fra cui quello dove lavorano il vetro, e dove creano molti oggetti d’arredamento, anche su richiesta.

Abbiamo anche parlato direttamente con dei ragazzi che lavorano lì e che ci hanno raccontato la loro esperienza di vita, i loro miglioramenti dopo essere entrati in quest’am- biente. Per guarire ci vuole un po’ di tempo, non tutti fanno lo stesso percorso alla stessa velocità, però i risultati si sono visti spesso già dall’inizio.

Continuando il percorso, abbiamo anche visto il laboratorio in cui progettano quadri e incidono il legno. A noi ragazzi ha colpito molto l’esperienza di una ragazza che, tornata dalla Francia dove era stata qualche tempo, è entrata a far parte della cooperativa perché ha avuto dei problemi, e oggi realizza, con tecniche assai complesse, dei mobili bellissimi con il legno o con il cartone. Lei ha persino allestito un negozio in Francia con le sue creazioni ed ha avuto un gran successo: ora sono tutte inserite in un catalogo che fa vedere ai suoi clienti.

Altri ragazzi erano impegnati nella realizzazione di decorazioni festive (eravamo sotto Natale), come delle palle colorate che erano molto particolari, perché diverse da quelle che si comprano comunemente nei negozi. Loro, su richiesta, preparano anche delle bomboniere molto originali e a volte si divertono a personalizzarle utilizzando dei fiori finti realizzati con della carte pesta: erano talmente belli che sembravano quasi veri.

Consigliamo la visita di questo laboratorio anche alle altre scuole perché è un’esperienza molto interessante soprattutto per i ragazzi come noi, e per quelli che pensano “male” di queste persone che hanno o hanno avuto problemi mentali. Discriminarle, secondo noi, è disumano, perché siamo tutti uguali e bisogna includerle nella comunità normalmente.

Alessandra Della Gatta,

Amanda Spina,

Giuseppe Nespoli

eoc

eoc