La vetta è alta e la nebbia si dirada, non eri su un sentiero qualunque, ma su quello che conduce alla cima. Ora vedi le cose più chiaramente o con maggiore distanza come a serbarle nel tuo cuore. Accetti violenze, soprusi, ingiustizie, abbandoni, tradimenti, su di te, ma non sugli altri. Sei in cima al sicuro, ma se sbagli il precipizio, che è sotto di te, è pronto ad accoglierti. Allora rifletti prima di agire, scegli poche cose, libera il tuo zaino da cose inutili e scopri la misericordia che è la giustizia di Dio. Ti accorgi di quante volte sei scivolato su quel sentiero senza farti male perché qualcuno ti ha sollevato e ti ha rimesso in cammino e allora guardi il fratello e la sorella con occhi diversi e ti arrabbi solo per ciò che è veramente importante, ma non perché offeso. Lo zaino deve essere alleggerito, privato di insulti, accuse ingiuste, lacrime trattenute, tradimenti, e riempito di quelle piccole cose, quasi insignificanti, che però ti rendono felice. Guardi dalla cima le difficoltà, ma ormai niente ti spaventa se non il dispiacere per le cose che non hai potuto correggere, per le lance tirate su quel tuo corpo martoriato o degli impoveriti o della Chiesa, popolo di Dio. Il corpo non è solo tuo, ma ne fai parte e soffre ancora, pochi lo curano, molti lo usano.
Dalla cima vorresti ridiscendere, ma altri gridano dal basso spingendoti più su e sperando di vedere con gli occhi tuoi al di sopra della nebbia che avvolge il basso. Ti senti più libero, più saggio, più felice perché leggero e hai raggiunto ciò che non ti aspettavi, ma ciò che speravi. La vita è stata buona, ti dici, eppure tanti mali affliggono l’umanità e tanti problemi irrisolti affollano la tua mente, ma quel che è fatto è fatto e le cose ancora da fare sono prossime e sai che le farai come meglio potrai. Non devi convincere nessuno del tuo valore perché dalla cima queste cose non contano più, conta solo il fiato che hai ancora e la strada, poca, ancora da fare. Noi puoi però alzarti e sporgerti perché non sei ancora abituato alle vertigini, ma puoi muoverti carponi mentre mediti e sogni mari aperti e lidi nuovi. Hai gli amici che ti son rimasti, molti meno di quelli con cui eri partito. Qualcuno ha abbandonato o ti ha preso per pazzo, altri hanno seguito sentieri diversi. Qualcuno si è pentito, altri rimpiangono di non esserti stati accanto. È troppo diverso il fine di chi sogna la cima e al tempo stesso il mare aperto e tu, parte di me, che ora vedo, spicca il volo e libera le ali che hai avuto nascoste per timore e vergogna. Hai lavorato tanto e sguardi hai incrociato e mani hai stretto senza girarti dall’altra parte, ma anzi costruendo e vivendo in quell’armonia difficile e contrastata. Hai conosciuto il vero amore che non muore mai, ma hai conosciuto la vera malvagità e violenza che non si dimentica di te e che lasci scivolare con noncuranza, ferita.
I benpensanti e i conformisti non sanno che cos’è esplorare e respirare quell’aria finissima della cima e sono ancora a valle a tentare sentieri tortuosi e senza amore. Non puoi chiamarli, perché non sentono e vivono di sotterfugi emanando energia negativa. Non sempre ti intravedono, ma quando ti scorgono dal basso non comprendono perché hai raggiunto la vetta senza chiedere a loro, senza condividere con loro. Non sei pentito, ma grato per non averli coinvolti perché vivono di astuzie e invidie che pesano e non entrano nello zaino piccolo che ti sei portato. Ora respira piano perché l’aria è rara e goditi il panorama solitario, ma aperto perché scorgerai chi non ti aspetti, avrai ormai raggiunto il tuo sogno. ☺
La vetta è alta e la nebbia si dirada, non eri su un sentiero qualunque, ma su quello che conduce alla cima. Ora vedi le cose più chiaramente o con maggiore distanza come a serbarle nel tuo cuore. Accetti violenze, soprusi, ingiustizie, abbandoni, tradimenti, su di te, ma non sugli altri. Sei in cima al sicuro, ma se sbagli il precipizio, che è sotto di te, è pronto ad accoglierti. Allora rifletti prima di agire, scegli poche cose, libera il tuo zaino da cose inutili e scopri la misericordia che è la giustizia di Dio. Ti accorgi di quante volte sei scivolato su quel sentiero senza farti male perché qualcuno ti ha sollevato e ti ha rimesso in cammino e allora guardi il fratello e la sorella con occhi diversi e ti arrabbi solo per ciò che è veramente importante, ma non perché offeso. Lo zaino deve essere alleggerito, privato di insulti, accuse ingiuste, lacrime trattenute, tradimenti, e riempito di quelle piccole cose, quasi insignificanti, che però ti rendono felice. Guardi dalla cima le difficoltà, ma ormai niente ti spaventa se non il dispiacere per le cose che non hai potuto correggere, per le lance tirate su quel tuo corpo martoriato o degli impoveriti o della Chiesa, popolo di Dio. Il corpo non è solo tuo, ma ne fai parte e soffre ancora, pochi lo curano, molti lo usano.
Dalla cima vorresti ridiscendere, ma altri gridano dal basso spingendoti più su e sperando di vedere con gli occhi tuoi al di sopra della nebbia che avvolge il basso. Ti senti più libero, più saggio, più felice perché leggero e hai raggiunto ciò che non ti aspettavi, ma ciò che speravi. La vita è stata buona, ti dici, eppure tanti mali affliggono l’umanità e tanti problemi irrisolti affollano la tua mente, ma quel che è fatto è fatto e le cose ancora da fare sono prossime e sai che le farai come meglio potrai. Non devi convincere nessuno del tuo valore perché dalla cima queste cose non contano più, conta solo il fiato che hai ancora e la strada, poca, ancora da fare. Noi puoi però alzarti e sporgerti perché non sei ancora abituato alle vertigini, ma puoi muoverti carponi mentre mediti e sogni mari aperti e lidi nuovi. Hai gli amici che ti son rimasti, molti meno di quelli con cui eri partito. Qualcuno ha abbandonato o ti ha preso per pazzo, altri hanno seguito sentieri diversi. Qualcuno si è pentito, altri rimpiangono di non esserti stati accanto. È troppo diverso il fine di chi sogna la cima e al tempo stesso il mare aperto e tu, parte di me, che ora vedo, spicca il volo e libera le ali che hai avuto nascoste per timore e vergogna. Hai lavorato tanto e sguardi hai incrociato e mani hai stretto senza girarti dall’altra parte, ma anzi costruendo e vivendo in quell’armonia difficile e contrastata. Hai conosciuto il vero amore che non muore mai, ma hai conosciuto la vera malvagità e violenza che non si dimentica di te e che lasci scivolare con noncuranza, ferita.
I benpensanti e i conformisti non sanno che cos’è esplorare e respirare quell’aria finissima della cima e sono ancora a valle a tentare sentieri tortuosi e senza amore. Non puoi chiamarli, perché non sentono e vivono di sotterfugi emanando energia negativa. Non sempre ti intravedono, ma quando ti scorgono dal basso non comprendono perché hai raggiunto la vetta senza chiedere a loro, senza condividere con loro. Non sei pentito, ma grato per non averli coinvolti perché vivono di astuzie e invidie che pesano e non entrano nello zaino piccolo che ti sei portato. Ora respira piano perché l’aria è rara e goditi il panorama solitario, ma aperto perché scorgerai chi non ti aspetti, avrai ormai raggiunto il tuo sogno. ☺
La vetta è alta e la nebbia si dirada, non eri su un sentiero qualunque, ma su quello che conduce alla cima.
La vetta è alta e la nebbia si dirada, non eri su un sentiero qualunque, ma su quello che conduce alla cima. Ora vedi le cose più chiaramente o con maggiore distanza come a serbarle nel tuo cuore. Accetti violenze, soprusi, ingiustizie, abbandoni, tradimenti, su di te, ma non sugli altri. Sei in cima al sicuro, ma se sbagli il precipizio, che è sotto di te, è pronto ad accoglierti. Allora rifletti prima di agire, scegli poche cose, libera il tuo zaino da cose inutili e scopri la misericordia che è la giustizia di Dio. Ti accorgi di quante volte sei scivolato su quel sentiero senza farti male perché qualcuno ti ha sollevato e ti ha rimesso in cammino e allora guardi il fratello e la sorella con occhi diversi e ti arrabbi solo per ciò che è veramente importante, ma non perché offeso. Lo zaino deve essere alleggerito, privato di insulti, accuse ingiuste, lacrime trattenute, tradimenti, e riempito di quelle piccole cose, quasi insignificanti, che però ti rendono felice. Guardi dalla cima le difficoltà, ma ormai niente ti spaventa se non il dispiacere per le cose che non hai potuto correggere, per le lance tirate su quel tuo corpo martoriato o degli impoveriti o della Chiesa, popolo di Dio. Il corpo non è solo tuo, ma ne fai parte e soffre ancora, pochi lo curano, molti lo usano.
Dalla cima vorresti ridiscendere, ma altri gridano dal basso spingendoti più su e sperando di vedere con gli occhi tuoi al di sopra della nebbia che avvolge il basso. Ti senti più libero, più saggio, più felice perché leggero e hai raggiunto ciò che non ti aspettavi, ma ciò che speravi. La vita è stata buona, ti dici, eppure tanti mali affliggono l’umanità e tanti problemi irrisolti affollano la tua mente, ma quel che è fatto è fatto e le cose ancora da fare sono prossime e sai che le farai come meglio potrai. Non devi convincere nessuno del tuo valore perché dalla cima queste cose non contano più, conta solo il fiato che hai ancora e la strada, poca, ancora da fare. Noi puoi però alzarti e sporgerti perché non sei ancora abituato alle vertigini, ma puoi muoverti carponi mentre mediti e sogni mari aperti e lidi nuovi. Hai gli amici che ti son rimasti, molti meno di quelli con cui eri partito. Qualcuno ha abbandonato o ti ha preso per pazzo, altri hanno seguito sentieri diversi. Qualcuno si è pentito, altri rimpiangono di non esserti stati accanto. È troppo diverso il fine di chi sogna la cima e al tempo stesso il mare aperto e tu, parte di me, che ora vedo, spicca il volo e libera le ali che hai avuto nascoste per timore e vergogna. Hai lavorato tanto e sguardi hai incrociato e mani hai stretto senza girarti dall’altra parte, ma anzi costruendo e vivendo in quell’armonia difficile e contrastata. Hai conosciuto il vero amore che non muore mai, ma hai conosciuto la vera malvagità e violenza che non si dimentica di te e che lasci scivolare con noncuranza, ferita.
I benpensanti e i conformisti non sanno che cos’è esplorare e respirare quell’aria finissima della cima e sono ancora a valle a tentare sentieri tortuosi e senza amore. Non puoi chiamarli, perché non sentono e vivono di sotterfugi emanando energia negativa. Non sempre ti intravedono, ma quando ti scorgono dal basso non comprendono perché hai raggiunto la vetta senza chiedere a loro, senza condividere con loro. Non sei pentito, ma grato per non averli coinvolti perché vivono di astuzie e invidie che pesano e non entrano nello zaino piccolo che ti sei portato. Ora respira piano perché l’aria è rara e goditi il panorama solitario, ma aperto perché scorgerai chi non ti aspetti, avrai ormai raggiunto il tuo sogno. ☺
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