Nostalgia
30 Ottobre 2014 Share

Nostalgia

e c’era quel pianto di morte…

chiù…

(“L’assiuolo” di G. Pascoli)

 

Non so stare lontana da questa lunga fuga

di case, ora interrotta da ponteggi, puntelli

e da uno squarcio, impronta d’un focolare spento

con forza di fiato dal sisma forse per sempre.

 

È qui tra vecchi muri che – gialla violacciocca –

il mio cuore è fiorito. Del ritorno il dolore

l’ha schiuso a più matura e feconda primavera

complice il riaffiorare d’un singolare incontro…

 

Surreale crepuscolo nell’antica strada.

La luna rivelava a una a una le fessure

aperte nelle pietre dal tempo e dentro l’anima

e miele vi versava con dolcezza materna.

 

Simile a un concerto di passeri che prima

del sonno si raccontano i voli, il cinguettio

d’una frotta di bimbi a rincorsa di un pallone

mi ridestava ad altre inobliate armonie.

 

E mentre  sospirando riandavo al tempo in cui

la vita è tutta un gioco, un’avventura, un volo

infinito, una corsa eccitante, d’un tratto

subentrò al concerto, squillante, il tuo assolo.

 

Mi esplose dentro, o alato veggente della notte,

poi pian piano si spense al di là dei tetti lontano

come a dirmi: è la vita che fra gioia, rimpianto

o pianto alla ricerca d’un oltre ci sospinge.

 

Fuori dal  proprio habitat la persona intristisce.

Dal fertile terreno dei ricordi ritorna

a darmi linfa – come quella sera – il tuo chiù,

limpido distillato di saggezza e d’amore:

 

“Sgradito è il mio verso, di lutto sono simbolo,

ma fortunato canto. Ho casa cibo vestito.

Abbiamo un Padre in cielo che ci ama e tu capace

di pensare l’infinito a Lui non ti abbandoni?”.

Mnemosine

 

eoc

eoc