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Vertebre della poesia
La nuova raccolta di poesie di Giuseppe Grattacaso (Salerno 1957), Dei vertebrati, degli invertebrati, (Interno Poesia, 2025) prende il titolo da una onirica frase della raccolta di prose varie Horror vacui di Leonardo Sinisgalli (1945)
a a a microcosmo cantasi
Affido a chi legga, senza ulteriori commenti, una manciata di questi incantevoli coriandoli,
Vette di versi
Un’intera poesia è tessuta esclusivamente con i nomi di vari possibili nodi
L’inutile utilità della poesia
Come sempre, infatti, le poesie di Lanaro guardano con tenerezza alle cose della vita,
Un otto marzo in carcere
E Domenico ha chiuso un suo pensiero per tanta gente che soffre, in quelle e in altre terre devastate dai conflitti,
Oro di là dalla finestra
Quella di cui parliamo è una silloge tripartita, di statuaria bellezza. I tre materiali del titolo corrispondono alla plastica scultura di tre parti,
Sere e sorprendenti svaghi seri
Ne isoliamo fotogrammi tornando alla ricordata lirica di Quasimodo.
Il sole e la sera
Il fuoco del telegrafico testo è sulla solitudine con cui si avvia e si conclude l’avventura esistenziale
Il ritmo del mondo
E poi i viaggi, le memorie, le distanze che, con l’avanzare degli anni, ci separano da passati amori e amici scomparsi.